25 novembre 2013 Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne a Roma

Le “DONNE IN PIAZZA” DEL CAMPIDOGLIO dalle ore 17.00 alle ore 19.00

“La violenza ci costa…la vita”
Indossiamo guanti rossi, o una maglia, un foulard o un nastro rosso.
Sulla scalinata centinaia di scarpe rosse saranno in memoria di tutte coloro che quelle scarpe, purtroppo, non indossano più. E ancora un filo rosso di pensieri: chi vorrà, potrà attaccare sui fili rossi che legheranno la piazza, un biglietto con una propria riflessione, un messaggio, un nome…

Senonoraquando Roma aderisce allo Sciopero delle donne e partecipa con
Anarkikka, Assolei, Be Free, Casa Internazionale delle Donne di Roma, CGIL Roma e Lazio, Fondazione Pangea, Freedom for Birth Rome Action Group, Sciopero delle donne, Punto D, UDI La Goccia, UDI Monteverde, UDI Nazionale.
Anche ASPETTARE STANCA ha aderito

Leggi l’articolo completo su Aspettare Stanca

Giunta di Colleferro: il Consiglio di Stato sa che esiste la legge 215/2012?

Questo articolo è un aggiornamento di quanto già dichiarato nell’articolo sulle quote rosa nella Giunta di Colleferro


Con l’ordinanza del 13 novembre 2013 il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta di sospensiva della sentenza 08206/2013 con cui il Tar del Lazio aveva annullato la composizione della giunta comunale del Comune di Colleferro composta totalmente da componenti di sesso maschili.
L’ordinanza del Consiglio di Stato ha accolto la richiesta di sospensiva presentata dal sindaco Mario Cacciotti basandosi sull’assenza nello statuto comunale di precise disposizione atte a garantire la presenza di entrambi i generi nell’organo esecutivo comunale.

Il Consiglio di Stato sembra tornare indietro sui suoi stessi orientamenti e sembra non tener conto di quanto previsto nella legge 215 del 2012.
Sotto il primo profilo, nell’ordinanza si mette in evidenza come nelle precedenti pronunce sul caso della Regione Campania (4502/2011) e della Regione Lombardia (3670/2012) in merito alla composizione della loro giunta regionale si faccia riferimento a specifiche disposizioni nello statuto regionale, di tipo promozionale in merito alle pari opportunità. In realtà nelle due sentenze i massimi giudici amministrativi avevano dato una lettura diversa delle disposizioni statutarie in tema di riequilibrio di genere e in entrambi i casi era stata ravvisata una vera e propria obbligazione di risultato in capo al Presidente della Regione, il principio di pari opportunità era stato quindi considerato come precettivo.

Venendo al secondo profilo i giudici di Palazzo Spada sembrano aver totalmente ignorato l’esistenza della legge 215/2012 per la promozione delle pari opportunità negli enti locali. Ora con la nuova formulazione dell’articolo 6 del comma 3 del Testo Unico degli enti locali, il rispetto del principio di pari opportunità non è una mera promozione, ma deve essere una “garanzia” recepita dagli statuti comunali che entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge dovevano adeguare i loro statuti. Cosa non fatta dal Comune di Colleferro il cui statuto è attualmente illegittimo sotto il profilo delle pari opportunità.

Francesca Ragno
Dottore di ricerca in teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate

Leggi tutto l’articolo su Aspettare Stanca

Bresso: una donna musulmana entra in Consiglio Comunale

Per la prima volta una donna musulmana entra in Consiglio Comunale. Si tratta di Rassmea Salah, la prima dei non eletti tra le fila del Pd alle scorse amministrative. Prenderà il posto del consigliere Pietro Ballotta, del Pd, che ieri sera durante il Consiglio si è dimesso dalla carica per ragioni familiari. Rassmea ha 30 anni, è di origine egiziana ma è nata a Casorate Primo, in provincia di Pavia. Si è laureata prima in Scienze Politiche a Milano e poi in Studi Arabo Islamici all’Università Orientale di Napoli, per poi proseguire con un master in Found Raising all’Asvi di Roma. Attualmente lavora come addetto stampa per una Ong. L’insediamento ufficiale è previsto per il prossimo Consiglio comunale.

In attesa di conoscere meglio la new entry, che ha come primato il fatto di essere la prima donna musulmana a sedersi in un consiglio nel Nordmilano, riportiamo il discorso di saluto di Pietro Ballotta. Il suo addio è stato infatti un momento commovente per la passione dimostrata nei confronti della sua città e della politica. Pietro, classe 1988, era uno dei più giovani consilieri, ma non mancava di esperienza, essendo già al suo secondo ciclo in Consiglio. Era stato eletto la prima volta a soli 19 anni.

Leggi l’articolo completo su: nordmilano24.it

Pubblicato il Global Gender Gap Report

Dal notiziario di Rete Armida:
Anche quest’anno il Global Gender Gap Report del World Economic Forum fornisce la dimensione della disparità basata sul genere in tutto il mondo.
Il Rapporto prende in esame 136 Paesi, monitorando la condizione di ciascuno e stilando una classifica.

Complessivamente l’Italia passa dall’80^ posto del 2012 al 71^ posto. Per opportunità economiche femminili il nostro Paese si colloca al 97^ posto. Sono state recuperate 4 posizioni rispetto al 101^ posto dell’anno scorso.
Particolarmente significativi sono i dati relativi alla partecipazione politica delle donne in Italia. Dal 71^ si è passati al 44^ posto grazie alla massiccia presenza femminile nel Parlamento rinnovato nella primavera scorsa. In ogni caso, permane enorme è il divario nel nostro Paese tra la scolarizzazione delle donne e la loro utilizzazione nell’economia produttiva e nella politica. Così come ancora molto elevato permane il gap salariale tra uomini e donne che svolgono le stesse mansioni.

I dati mostrano una realtà già nota, che più volte la Rete Armida ha riportato.

A colpire, però, è che dal 2008 nel nostro Paese molto poco sia cambiato, nonostante siano stati compiuti alcuni passi finalizzati a colmare il gender gap. Evidentemente occorre rafforzare le politiche di riduzione del divario tra i generi in Italia perché, come ricorda il Word Economic Forum , “Le donne rappresentano la metà del potenziale talento di base di un paese.

La competitività di una nazione, a lungo termine, dipende in modo significativo da se e come la nazione educa e utilizza le sue donne”

Link al rapporto
Link al focus sull’Italia

Policy (o politica) di genere in RAI

Policy aziendale in materia di genere

La presidente della RAI Anna Maria Tarantola ha inviato alla Rete per la Parità la notizia di una iniziativa che la Rai ha adottato per la valorizzazione della donna e l’affermazione della sua dignità.

Ecco una parte della comunicazione:
“Si tratta di una policy di genere che la Rai ha ritenuto di adottare autonomamente; Rai è così il primo Servizio Pubblico europeo che recepisce formalmente le raccomandazioni formulate dal Consiglio d’Europa ai media con riferimento alla corretta rappresentazione della figura femminile, all’equilibrio di genere nonché alla prevenzione e alla lotta contro la violenza nei confronti delle donne.
Ritengo che anche questo sia un modo per perseguire con responsabilità la missione di Servizio Pubblico.

Cordialmente,
Anna Maria Tarantola”

Commento della redazione : “se son rose fioriranno”
Leggi tutto l’articolo su Aspettare Stanca

Il corpo delle donne: perché da mezzo di rivendicazione è diventato merce in saldo?

Il destino toccato al corpo e alla sessualità femminile all’interno del rapporto di potere tra i sessi, tra sessualità e amore, mercato e vita intima
Il corpo delle donne: perché da mezzo di rivendicazione è diventato merce in saldo?
di Lea Melandri

Negli ultimi giorni il problema della prostituzione è tornato al centro dell’interesse pubblico: in Francia con la proposta di legge sul modello svedese che prevede per il cliente una multa di 1500 euro, in Italia per la vicenda delle due liceali che si prostituivano in lussuosi appartamenti romani. Gli interrogativi sono sempre gli stessi, così come la contrapposizione tra chi vorrebbe abolirla e chi vorrebbe fosse considerata un lavoro come gli altri. La novità, caso mai, è quella a cui è dedicato l’interessante studio di Giorgia Serughetti – Uomini che pagano le donne (edizioni Ediesse 2013)-, “la nascita di una questione relativa agli uomini clienti”, il bisogno di comprendere “i modelli di mascolinità nuovi o tradizionali che la alimentano”.

Provo ad elencare alcune delle domande ricorrenti:

  • la prostituzione è un lavoro come un altro, per cui va regolato (diritti, doveri, ecc.)? Non è la soluzione –dicono alcuni- ma una “riduzione del danno”, una misura che restituendo dignità a chi la pratica combatte la discriminazione e lo stigma;
  • escludendo la “tratta” nelle sue forme estreme di schiavitù, quanto si può parlare di libertà di scelta? Quanto incidono le leggi nel prevenire e combattere il fenomeno?
  • che rapporto c’è con altre forme di violenza che le donne subiscono (stupri, maltrattamenti, omicidi in ambito domestico)?
  • La tendenza generale -a cui non sfugge neanche l’opinione di una “vecchia femminista degli anni Settanta”, come Elisabeth Badinter- è di collocare il fenomeno su due versanti opposti: da un lato, sfruttamento, racket, business, dall’altro, lavoro, libertà delle donne di “disporre consapevolmente e senza costrizioni del proprio corpo”.
  • Come sempre, l’urgenza di dare risposte, promuovere interventi all’apparenza concreti e rassicuranti per i cittadini, impedisce di riportare il problema alla sua radice storica e culturale: il destino toccato al corpo e alla sessualità femminile all’interno del rapporto di potere tra i sessi, le forme con cui si ripresenta oggi l’immaginario maschile di fronte ai cambiamenti avvenuti sulla linea di confine tra privato e pubblico, tra sessualità e amore, mercato e vita intima.

«Lo scambio sesso-economico – scrive Paola Tabet (La grande beffa, Rubbettino 2004)- è un aspetto dei rapporti tra uomini e donne assai più esteso e generale, e quindi non riducibile alla prostituzione». La linea di continuità che in ogni tempo e in ogni cultura ha visto le donne scambiare sessualità con denaro, doni, mantenimento, dentro e fuori il matrimonio, è oggi del tutto evidente in quello che si può considerare un “contesto prostituzionale allargato”. A descriverlo è Giogia Serughetti: «Tra intimità e attività economiche esiste un continuum anziché una dicotomia. Il riferimento è alle molte figure che offrono servizi di cura retribuiti –colf, baby sitter- ma anche surrogati a pagamento dell’intimità sessuale e delle relazioni romantiche. Sono la esperienza di ‘fidanzate a noleggio’, sotto la dicitura di accompagnatrici, sono escort e top escort. Si tratta di servizi che non si limitano al soddisfacimento di impulsi o fantasie sessuali, ma offrono parvenza di un corteggiamento, di un rapporto di cura affettivo e sentimentale».

Possiamo parlare di interni postdomestici ridisegnati dal mercato in modo tale che la domesticità coniugale vi si rifletta depurandosi però al tempo stesso da ogni vincolo o onere relazionale (…) Le trasformazioni in corso sul mercato del sesso paiono dunque funzionali alla conservazione e all’esercizio di un potere maschile imperniato sull’accesso ai corpi delle donne, o più propriamente alla loro disponibilità, complicità e cura affettiva”. “Sulle pareti urbane troneggiano corpi femminili rappresentati con gli stilemi un un linguaggio che richiama l’esplicita offerta di servizi sessuali. Il piacere maschile resta quindi un principio organizzatore degli spazi del consumo.”
Il corto circuito tra casa- scuola- appartamento dove si fa della vendita del proprio corpo un’impresa redditizia, colpisce ovviamente di più quando le protagoniste sono ragazze giovani, non condizionate dal bisogno economico. Ma il rischio è che sia paradossalmente meno inquietante dire che si è di fronte a un’azione delittuosa –quale è lo sfruttamento della prostituzione minorile- che non chiedersi in quale ambiguità stiano precipitando le relazioni tra uomini e donne, attraversate da residui di antiche schiavitù e prospettive di libertà finora sconosciute, da condizionamenti che vengono da lontano, e di cui si ha scarsa consapevolezza, e spinte a gettarsi il passato alle spalle, come si fa con le mode e con le infinite sollecitazioni del consumo.

Leggi tutto l’articolo su Aspettare Stanca

Il lavoro della Commissione per le riforme e le norme per il riequilibrio di genere

Grazie al professor Stefano Ceccanti abbiamo ricevuto nella stessa giornata di ieri il testo varato dalla Commissione riforme.

Evidenziamo che nella parte dedicata alle riforme elettorali è data per scontata la “seconda preferenza di genere “ e la “garanzia del riequilibrio di genere” nel maggioritario.

Sembra che questa importante novità, frutto di un lungo lavoro delle associazioni di donne e di alcune donne delle istituzioni, non compaia in nessuno dei numerosi commenti al frutto del lavoro dei cosiddetti “saggi ”, diffusi in queste ore in televisione, sulla stampa e sul web (affidati esclusivamente ad uomini, in spregio alla “par condicio di genere ”.

Ecco la parte del doc che riguarda la legge elettorale per il Parlamento.

“Particolarmente coerente con l’ipotesi del governo parlamentare del primo ministro appare un sistema elettorale di carattere proporzionale con clausola di sbarramento rigorosamente selettiva (5%), con premio di maggioranza che porti al 55% dei seggi il partito o la coalizione vincente che abbia superato una determinata soglia. Per quanto concerne i meccanismi di selezione fra i diversi candidati, si può pensare o a un sistema basato su un voto di preferenza e una seconda preferenza “di genere”, ovvero, in alternativa, a un sistema che affianchi collegi uninominali per la metà degli eletti e una lista di tre o quattro nomi per l’altra metà, con voto unico e con la garanzia del riequilibrio di genere. Secondo una opinione manifestata da più componenti della Commissione, la soglia per guadagnare il premio di maggioranza dovrebbe aggirarsi attorno al 40% dei seggi. Secondo altri la soglia dovrebbe essere più elevata, sino ad arrivare al 50%. Se al primo turno di votazione nessuna lista o coalizione di liste raggiunge la soglia per guadagnare il premio di maggioranza, si prevede un secondo turno di ballottaggio tra la prima e la seconda forza attribuendo a quella vincente il premio del 55% dei seggi.”

Come Aspettare stanca, dopo una lettura più approfondita di tutte e cinque le parti del documento, torneremo su altre possibili modifiche costituzionali attuative degli articoli 3 e 51, relative all’equilibrio di genere.

Ci riferiamo in particolare, ad esempio, alla parte relativa alla modifica del Titolo V, dove si potrebbe risolvere l’eccessiva varietà dei sistemi di voto tra le regioni e l’assenza in alcune leggi elettorali regionali anche recenti (come per la Sardegna),della doppia preferenza di genere.

Anche se non sono state considerate dal Comitato per le riforme, potrebbero essere discusse nell’apposita istituenda Commissione parlamentare.

sul blog www.stefanoceccanti.wordpress.com l’intero documento in formato doc.

Vi invitiamo anche a leggere il commento del Prof. Ceccanti sul sito di Aspettare Stanca: http://aspettarestanca.wordpress.com/2013/09/18/il-lavoro-della-commissione-per-le-riforme-e-le-norme-per-il-riequibrio-di-genere/

Colleferro e le “Quote Rosa”

Con sentenza depositata il 12 settembre 2013 il TAR Lazio ha accolto, condividendone ogni singolo motivo di doglianza, il ricorso presentato lo scorso febbraio dall’Associazione nazionale per la promozione delle pari opportunità, Rete per la Parità, gruppo Consulta le Donne e Cittadini/e, assistiti dai legali Antonella Anselmo e Pier Paolo Carbone, contro il Comune di Colleferro per violazione delle norme costituzionali, europee ed internazionali sul rispetto del principio delle pari opportunità tra uomo e donna anche nella composizione della Giunta comunale.

Il Collegio giudicante, nel richiamare la piena valorizzazione dell’apporto diretto dei singoli e delle loro formazioni sociali (costituzionalmente rilevanti, ex art. 3 della Cost.), e nel garantire in sede processuale, la più ampia possibilità di sindacare la funzione amministrativa comunale, ha deliberato di non aderire alla richiesta del Comune di Colleferro di sottoporre la questione alla Corte di Giustizia, anche in ragione della consacrazione del divieto di ogni discriminazione sulla base del sesso ed il riconoscimento della parità tra uomini e donne come diritto fondamentale di tutte le persone.

Il Collegio ha così deciso che la concreta attuazione del principio di non discriminazione deve essere individuata nella garanzia di una soglia prossima alla “pari” rappresentanza dei generi, da indicarsi nel 40% di persone del sesso sottorappresentato, confermando peraltro la precedente sentenza già resa sul caso di Civitavecchia.

Leggi tutto l’articolo su: http://www.osservatorelaziale.it/index.asp?art=7235&arg=2&red=1


Scarica la sentenza del TAR


Audizioni sulla violenza di genere

Il calendario dei lavori per la discussione del disegno di conversione in legge del decreto contro il femminicidio prevede una indagine conoscitiva. Oggi le commissioni di merito, Affari costituzionali e Giustizia, hanno svolto le di audizioni Giuseppe Pavich, Alessandra Kustermann, Roberta Mori, Telefono Rosa, Associazione DI.RE-Donne in rete contro la violenza alle donne, Comitato Se Non Ora Quando, rappresentanti dell’Unione delle camere penali italiane e dell’Associazione nazionale magistrati.

http://www.dailymotion.com/video/x14jyga_roma-audizioni-sulla-violenza-di-genere-10-09-13_news#.UjB81Us8Y_4.gmail

Impugnativa davanti alla Corte costituzionale della Legge statutaria sarda

Impugnativa davanti alla Corte costituzionale della Legge statutaria sarda: un’occasione persa, ma se vuole il Presidente del Consiglio dei Ministri fa ancora in tempo a rimediare

Il Consiglio dei Ministri del 2 agosto ha deciso di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge statutaria elettorale sarda ma non per le motivazioni espresse nella richiesta avanzata il 24 luglio da molte Associazioni sarde e nazionali, riguardanti l’incompletezza della legge, che con l’art. 4 comma 4 introduce soltanto un tetto alle candidature di ciascun genere senza garantire le pari opportunità.

Un’occasione persa, ma se vuole il Governo può rimediare: c’è ancora l’intero mese di agosto per integrare la decisione del Consiglio dei Ministri, secondo la richiesta formalmente inoltrata al Presidente del Consiglio dall’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, che riunisce 55 organismi tra i quali anche la Rete per la Parità.

L’unica norma considerata dal Governo è quella dell’art. 22 comma 3, che riguarda la previsione dell’incandidabilità/ineleggibilità del (della) presidente della Regione in caso di dimissioni prima della fine naturale della legislatura.

Il colmo è che il contrasto individuato dal Ministro Delrio, riferito all’articolo 22, comma 3, riguarda due articoli (3 e 51 della Costituzione), che sono tra quelli da considerare, secondo le associazioni, ai fini del ricorso alla Corte costituzionale ma con riferimento all’articolo 4 comma 4, che omette di promuovere con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.

Il Governo, quindi, si è mosso solo per difendere i diritti di chi copre cariche istituzionali, trascurando del tutto le questioni di genere.

Il primo, grave e clamoroso effetto della delega alle Pari Opportunità a una viceministra – denunciano le Associazioni – e non ha neanche funzionato, com’era facilmente prevedibile, il pubblico impegno da parte di Enrico Letta a farsi carico nel CdM delle questioni per le Pari Opportunità e a invitare la viceministra ogni volta che tali questioni sarebbero state trattate.

Roma. 4 agosto 2013

segreteria.reteperlaparita@gmail.com


Scarica la lettera al Presidente del Consiglio Enrico Letta