Stiamo vivendo un tempo di reclusione forzata con tutto un corollario di ansie, paure, problemi psicologici e problemi di convivenza. Ed è proprio quest’ultima a far emergere o ad acuire situazioni di malessere e di compressione della libertà delle donne a volte costrette a vivere 24 ore su 24 con mariti o conviventi violenti.

Donne a cui la convivenza forzata può rendere difficile la segnalazione delle violenze subite alle forze dell’ordine o la richiesta di aiuto ai centri antiviolenza.

“ ………

Come se accontentarmi fosse la scelta migliore
Come fosse troppo tardi sempre per definizione
Come se l’unica soluzione fosse quella di restare
E invece pensa, nessuna conseguenza
Di te so stare senza
Non sei necessario alla mia sopravvivenza
E invece pensa, io non mi sono persa
Di quel che è stato non resta
Nessuna conseguenza
……”

Le parole di una bella canzone di Fiorella Mannoia dovrebbero forse essere oggetto di un flash mob per essere vicine alle donne che in questi tempi terribili di isolamento e di paura, per far sentire la voce di quanti si preoccupano per loro.

Comunque è importante far giungere il messaggio che i Centri antiviolenza sono attivi e le Case rifugio sono aperte e che la Campagna “Libera puoi” promossa dal Dipartimento per le pari opportunità intende proprio aiutare e dare sostegno alle vittime di violenza durante la difficile emergenza causata dall’epidemia da Covid 19.

In questi tempi particolari un plauso è doveroso al   procuratore di Trento Raimondi che ha licenziato un provvedimento antiviolenza sulle donne per l’emergenza Covid 19: non saranno le donne a dover abbandonare l’abitazione, magari con i figli, per andare nelle case rifugio, bensì i maltrattanti. Lo stesso procuratore ha disposto che la Procura, le forze dell’ordine e la polizia locale dovranno intervenire tempestivamente e i maltrattanti verranno sempre collocati in un altro domicilio o in carcere.

Il provvedimento comunque affonda le proprie radici nelle disciplina relativa agli ordini di protezione contro gli abusi familiari prevista dalla legge 154 /2001, legge all’epoca fortemente voluta dalle associazioni femminili e dalle magistrate e che ha comportato la modifica del codice civile (art. 342 bis e ter) e del codice di procedura civile (art.  736 bis).

               Patrizia De Michelis

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