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Il Parlamento, in seduta comune, ha eletto i dieci componenti laici del Consiglio Superiore della Magistratura.

Sono state necessarie due riunioni: nella prima sono stati eletti nove componenti perché Fratelli d’Italia ha dovuto sostituire la candidatura di Giuseppe Valentino con quella di Felice Giuffrè per il rifiuto del M5S di votarlo a causa di un’indagine a suo carico a Reggio Calabria.

La recente riforma del CSM ha provocato un accordo bipartisan in Parlamento raggiunto superando il criterio della spartizione delle cariche senza entrare nel merito delle candidature. Infatti, per la prima volta è stato sostituito un candidato e l’accordo globale ha comportato il rispetto dell’equilibrio di genere con l’elezione del 40% delle donne tra i componenti laici.

Il risultato è dovuto al risalto dato sulla questione nei mass media e alle pressioni delle associazioni che la Rete per la Parità ha contribuito a diffondere.

La nostra associazione ha dimostrato anche che le donne competenti ci sono, attraverso le candidature di tre socie: la docente e Avvocata Marilisa D’amico e le Avvocate Antonella Anselmo e Sabrina Bernardi.

Meno soddisfacente il risultato della riforma del CSM sulla prima elezione dei componenti togati. Non è stato neanche rispettato l’equilibrio di genere: sono state elette solo quattro donne su sedici.

La Rete per la Parità augura buon lavoro all’intero nuovo CSM e in particolare alle donne, per la prima volta otto su trentatré componenti.

Il prossimo 13 dicembre il Parlamento sarà chiamato in seduta comune a eleggere i dieci componenti laici del nuovo Consiglio Superiore della Magistratura.

Per la prima volta l’elezione dovrebbe avvenire sulla base del criterio di “trasparenza nelle procedure di candidature” e “nel rispetto della parità di genere“, come sancito dalla legge n. 71 del 2022.

Nell’avviso pubblicato sui siti di Senato e Camera, per quanto riguarda la parità di genere, si prevede che deve appartenere al genere meno rappresentato il 40% dei candidati. Ove nel termine del 10 dicembre, fissato per la presentazione delle candidature, non risulti raggiunta la percentuale suddetta, sono previsti per tali candidature altri due termini: il 12 dicembre e da ultimo il 13 dicembre a cura dei Gruppi parlamentari, per assicurare la percentuale minima prevista per il sesso sottorappresentato.

Come associazione che si adopera fin dalla sua fondazione nel 2010 per il pieno riconoscimento della parità uomo – donna sancita dalla Costituzione, auspichiamo che tutti i Gruppi parlamentari (è necessaria la maggioranza dei 3/5 dei componenti l’assemblea) arrivino al voto previsto per lo stesso 13 dicembre mediante un percorso di valutazione in trasparenza delle candidature che saranno pubblicate quotidianamente sul sito della Camera, nel rispetto del criterio della parità di genere imposto anche dalle norme costituzionali, (artt. 3 e 51), da atti comunitari e dall’obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Purtroppo quanto avvenuto in questo primo avvio della Legislatura suscita preoccupazioni: nel nuovo Parlamento nel quale si è ridotta la presenza delle donne (si è passati alla Camera dei deputati dal 35,71% al 32,25% e al Senato dal 34,69% al 34,47%), la maggioranza non ha eletto nessuna donna nelle Presidenze delle Commissioni (quattordici presidenti uomini a fronte delle sei Presidenti donne nella diciottesima legislatura), e nel Senato sono state elette soltanto due donne a fronte delle tre della precedente legislatura.

La Rete per la Parità – dichiara Rosanna Oliva de Conciliis, presidente onoraria dell’associazione – nell’ambito dell’impegno per favorire il rispetto dei principi costituzionali, ha costantemente approfondito anche il tema della ridotta presenza di donne nel Consiglio Superiore della Magistratura e della necessità di norme elettorali di garanzia di genere nell’elezione dello stesso. La prima iniziativa è stata, nel lontano 2014, il Convegno L’equilibrio di genere nelle giunte e nei consigli di amministrazione”.

In questa delicata fase dell’avvio verso il primo CSM composto con le nuove regole – conclude Rosanna Oliva de Conciliis – proseguiremo nell’impegno per assicurare l’equilibrata presenza di donne e uomini nei luoghi decisionali, quale appunto il CSM.”.

La Rete per la Parità e il suo Comitato Scientifico si augurano che sia presentato un consistente numero di candidature di avvocate e di docenti universitarie in possesso dei requisiti e che il Parlamento assicuri tra i componenti laici l’equilibrata presenza di uomini e donne nel CSM, organo costituzionale garante dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato.