8 marzo Laurea Honoris causa a Marisa Cinciari Rodano

8 marzo Laurea Honoris causa a Marisa Cinciari Rodano

(ANSA) – ROMA, 8 MAR – “la senatrice Rodano rappresenta un alto esempio di costante e coerente passione civile nel segno dei valori di liberta’ e giustizia sociale, che ne hanno dapprima guidato la convinta adesione alla resistenza contro la dittatura nazifascista e poi l’intenso impegno al servizio delle istituzioni nazionali ed europee”.

E’ quanto scrive il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio al rettore dell’universita’ degli studi di Cassino, Ciro Attaianese in occasione della cerimonia di conferimento della laurea honoris causa in scienze della comunicazione alla senatrice Maria Lisa Cinciari Rodano.

“L’odierno riconoscimento dell’universita’ di cassino e del lazio meridionale – sostiene napolitano – sottolinea in modo significativo la continua e importante attivita’ da lei svolta, sul piano politico e su quello culturale, per la piena attuazione del principio costituzionale dell’uguaglianza e pari dignita’ di tutti i cittadini e dunque per la piena affermazione del ruolo civile e sociale della donna nel nostro paese e in tutto il mondo. in questo spirito, esprimo a Marisa Cinciari Rodano il mio vivo apprezzamento per il meritato conferimento accademico e le rivolgo un partecipe e affettuoso saluto”. (ANSA).

Appello dopo le elezioni del febbraio 2013

L’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria lancia un Comunicato appello dopo le elezioni del febbraio 2013

COMUNICATO/APPELLO

Le associazioni, reti e movimenti aderenti all’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria si felicitano del fatto che, per la prima volta nella storia della Repubblica, oltre il venticinque per cento degli eletti nel nuovo parlamento siano donne, e tra esse, molte giovani: in dettaglio (salvo aggiornamenti dovuti alle opzioni) 86 elette al Senato (27,3%) e 179 alla Camera (28,4%).

Desta però preoccupazione che ciò avvenga in un quadro di grande incertezza politica dovuta alla mancanza di maggioranza al Senato della coalizione giunta prima alla Camera dei Deputati, col rischio di una breve durata della legislatura e che, perciò, le elette non siano poste in condizione di esercitare l’azione di rinnovamento di cui potrebbero essere protagoniste.

Le firmatarie dell’accordo chiedono che si tenga conto della accresciuta presenza femminile e che, perciò, vengano assegnati alle donne posti di responsabilità e di potere nelle Presidenze delle Assemblee, delle Commissioni e delle Giunte parlamentari e ritengono che, poiché si dovrà in ogni caso procedere alla elezione del Capo dello Stato, si possa avanzare la proposta di eleggere una donna alla Presidenza della Repubblica. Esse chiedono altresì che la metà dei ministri del Governo che comunque dovrà costituirsi siano donne.

Le firmatarie dell’accordo ritengono che la pressione esercitata dai movimenti delle donne che operano nella società civile, in particolare da quelle riunite nell’Accordo, abbia contribuito a convincere almeno alcune delle formazioni politiche scese in campo in questa competizione elettorale della necessità di mettere donne in lista per dimostrare che si voleva operare un rinnovamento del personale politico.

Tuttavia non si può ignorare la circostanza che, in gran parte, la accresciuta presenza delle donne in Parlamento sia (malgrado alcuni partiti siano ricorsi a primarie per la scelta dei candidati o alla loro designazione tramite il Web) più il risultato di un processo di cooptazione e di scelta compiuta dagli uomini, anche grazie alla legge elettorale vigente, che non a una vera elezione. Se ne trova conferma nel risultato, meno soddisfacente, ottenuto dalle donne nelle elezioni del Lazio, della Lombardia e del Molise: secondo i dati finora disponibili, il 18% nel Lazio, il 18,75% in Lombardia, due sole donne elette in Molise.

Gran parte delle elette provengono dai “listini” del Presidente: è dunque evidente che è urgente introdurre, in tutte le elezioni in cui si vota con preferenza, la doppia preferenza di genere.

Le firmatarie dell’Accordo chiedono che in ogni caso il nuovo Parlamento:

  • metta mano subito alla modifica della legge elettorale introducendo “regole elettorali women friendly” che, quali che sia il metodo elettorale adottato, prevedano norme di garanzia per la presenza delle donne nelle liste e per assicurare parità di opportunità per essere elette e che raccordi i rimborsi elettorali (sia pur adeguatamente ridotti) alla percentuale di donne elette;
  • una legge che regoli il sistema dei partiti secondo l’articolo 49 della Costituzione, prevedendo anche norme per la parità di genere negli organi politici, in particolare quelli incaricati della selezione delle candidature.
  • norme di trasparenza e di riduzione dei costi delle campagne elettorali.

Le firmatarie dell’accordo chiedono ai neoleletti Presidenti del Lazio, della Lombardia e del Molise di comporre giunte con il 50% di donne e di pronunciarsi per una modifica delle leggi elettorali regionali, che introducano la doppia preferenza di genere.

Roma – 1 marzo 2013

LE FIRMATARIE:

NOI RETE DONNE
AFFI – ASSOCIAZIONE FEDERATA FEMMINISTA INTERNAZIONALE
SE NON ORA QUANDO
AGI ( Ass. Giuriste Italiane – sez. romana)
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ASSOCIAZIONE ALMA CAPPIELLO
ASSOCIAZIONE BLOOMSBURY
ASSOCIAZIONE DONNE BANCA D’ITALIA
ASSOLEI
CENTRO ITALIANO FEMMINILE
COMMISSIONE DIRITTI E PARI OPPORTUNITÀ ASS.NE STAMPA ROMANA
CONSULTA DONNE DI COLLEFERRO
COORDINAMENTO ITALIANO LOBBY EUROPEA DELLE DONNE
COORDINAMENTO NAZIONALE DONNE ANPI
CORRENTE ROSA
CRASFORM Onlus
DOLS DONNE ONLINE
DONNE CHE SI SONO STESE SUI LIBRI E NON SUI LETTI DEI POTENTI
DONNE E INFORMAZIONE
DONNE IN QUOTA
DONNE IN RETE PER LA RIVOLUZIONE GENTILE
DONNE PER MILANO
DONNE ULTRAVIOLETTE
FIDAPA
FONDAZIONE ADKINS CHITI – Donne in musica
FONDAZIONE NILDE IOTTI
GIO (Osservatorio studi di genere, parità e pari opportunità)
GIULIA (Giornaliste Unite Libere Autonome)
IL CORPO DELLE DONNE
IL PAESE DELLE DONNE
INGENERE
LA META’ DI TUTTO
LE NOSTRE FIGLIE NON SONO IN VENDITA
LIBERA DONNA
LIBERE TUTTE – Firenze
LUCY E LE ALTRE
MOUDE (Movimento Lavoratrici dello spettacolo)
MOVIMENTO ITALIANO DONNE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA
NOID TELECOM
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NOIDONNE 2005
PARIMERITO
PARI O DISPARE
PROFESSIONAL WOMEN’S ASSOCIATION
RETE ARMIDA
RETE PER LA PARITA’
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TAVOLA DELLE DONNE sulla violenza e sicurezza città di Bologna
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WOMEN IN THE CITY

Appello dopo le elezioni del febbraio 2013

L’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria lancia un Comunicato appello dopo le elezioni del febbraio 2013

COMUNICATO/APPELLO

Le associazioni, reti e movimenti aderenti all’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria si felicitano del fatto che, per la prima volta nella storia della Repubblica, oltre il venticinque per cento degli eletti nel nuovo parlamento siano donne, e tra esse, molte giovani: in dettaglio (salvo aggiornamenti dovuti alle opzioni) 86 elette al Senato (27,3%) e 179 alla Camera (28,4%).

Desta però preoccupazione che ciò avvenga in un quadro di grande incertezza politica dovuta alla mancanza di maggioranza al Senato della coalizione giunta prima alla Camera dei Deputati, col rischio di una breve durata della legislatura e che, perciò, le elette non siano poste in condizione di esercitare l’azione di rinnovamento di cui potrebbero essere protagoniste.

Le firmatarie dell’accordo chiedono che si tenga conto della accresciuta presenza femminile e che, perciò, vengano assegnati alle donne posti di responsabilità e di potere nelle Presidenze delle Assemblee, delle Commissioni e delle Giunte parlamentari e ritengono che, poiché si dovrà in ogni caso procedere alla elezione del Capo dello Stato, si possa avanzare la proposta di eleggere una donna alla Presidenza della Repubblica. Esse chiedono altresì che la metà dei ministri del Governo che comunque dovrà costituirsi siano donne.

Le firmatarie dell’accordo ritengono che la pressione esercitata dai movimenti delle donne che operano nella società civile, in particolare da quelle riunite nell’Accordo, abbia contribuito a convincere almeno alcune delle formazioni politiche scese in campo in questa competizione elettorale della necessità di mettere donne in lista per dimostrare che si voleva operare un rinnovamento del personale politico.

Tuttavia non si può ignorare la circostanza che, in gran parte, la accresciuta presenza delle donne in Parlamento sia (malgrado alcuni partiti siano ricorsi a primarie per la scelta dei candidati o alla loro designazione tramite il Web) più il risultato di un processo di cooptazione e di scelta compiuta dagli uomini, anche grazie alla legge elettorale vigente, che non a una vera elezione. Se ne trova conferma nel risultato, meno soddisfacente, ottenuto dalle donne nelle elezioni del Lazio, della Lombardia e del Molise: secondo i dati finora disponibili, il 18% nel Lazio, il 18,75% in Lombardia, due sole donne elette in Molise.

Gran parte delle elette provengono dai “listini” del Presidente: è dunque evidente che è urgente introdurre, in tutte le elezioni in cui si vota con preferenza, la doppia preferenza di genere.

Le firmatarie dell’Accordo chiedono che in ogni caso il nuovo Parlamento:

  • metta mano subito alla modifica della legge elettorale introducendo “regole elettorali women friendly” che, quali che sia il metodo elettorale adottato, prevedano norme di garanzia per la presenza delle donne nelle liste e per assicurare parità di opportunità per essere elette e che raccordi i rimborsi elettorali (sia pur adeguatamente ridotti) alla percentuale di donne elette;
  • una legge che regoli il sistema dei partiti secondo l’articolo 49 della Costituzione, prevedendo anche norme per la parità di genere negli organi politici, in particolare quelli incaricati della selezione delle candidature.
  • norme di trasparenza e di riduzione dei costi delle campagne elettorali.

Le firmatarie dell’accordo chiedono ai neoleletti Presidenti del Lazio, della Lombardia e del Molise di comporre giunte con il 50% di donne e di pronunciarsi per una modifica delle leggi elettorali regionali, che introducano la doppia preferenza di genere.

Roma – 1 marzo 2013

LE FIRMATARIE:

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In Francia due candidati, un uomo e una donna per ogni cantone

L’Assemblea nazionale ha adottato mercoledì la creazione del voto a maggioranza congiunta destinata ai servizi, con due candidati per ogni distretto, un uomo e una donna nel contesto di un disegno di legge sulle elezioni locali.


Le scrutin binominal adopté pour l’élection des conseillers départementaux.
L’Assemblée nationale a adopté mercredi soir la création du scrutin majoritaire paritaire pour les départements, avec deux candidats par canton, un homme et une femme, dans le cadre d’un projet de loi du gouvernement sur les élections locales.

Les députés PS, majoritaires, ont voté en faveur de ce nouveau dispositif, totalement inédit. En revanche, à gauche, les élus Europe Ecologie-Les Verts se sont abstenus et ceux de la Gauche démocrate et républicaine ont voté contre. A droite, UMP et UDI ont également voté contre.

Ce projet, défendu par le ministre de l’Intérieur Manuel Valls, avait été rejeté par le Sénat en janvier. Il s’y était aussi heurté à l’hostilité de la droite et du centre, mais aussi à l’abstention, sur tout ou partie du texte, du Front de gauche et des écologistes, qui auraient préféré un scrutin proportionnel, ainsi que des Radicaux de gauche.

Pour Manuel Valls, le vote des députés “marque une étape importante dans la rénovation de la démocratie locale. En adoptant le scrutin binominal, l’Assemblée nationale a fait le choix de la modernité, celui de la parité et de la proximité”.

Il a aussi souligné que “lors des débats, l’opposition n’est pas parvenue à proposer d’alternative crédible au projet du gouvernement” et “s’est opposée obstinément à l’extension de la parité dans les départements”.

Au nom de l’UMP, Guillaume Larrivé a affirmé que “ce scrutin va créer de la confusion et des situations d’inefficacité”. “Il crée aussi une situation cousue de fil blanc puisqu’il donne au gouvernement l’occasion de redessiner la carte cantonale avec des ciseaux dangereux pour la ruralité”.

“Je vous demande de surseoir à votre binôme pour que nous puissions trouver une solution alternative”, a lancé de son côté l’UDI François Sauvadet, estimant que le gouvernement n’avait pas mené “une véritable concertation” sur son projet.

Marc Dolez (Gauche démocrate et républicaine) a reproché à ce scrutin de ne pas comporter de proportionnelle, un argument repris par Paul Molac (EELV).

Les députés se sont ensuite attaqués à l’article 3 du projet de loi, qui prévoit la réduction de moitié du nombre de cantons, afin de garder le même nombre d’élus départementaux.

Source AFP

Elezioni politiche: dopo i programmi anche le liste sul sito del Ministero dell’Interno

Finalmente da ieri 15 febbraio sul sito del Ministero dell’Interno anche le liste presentate per le elezioni del Parlamento nelle varie circoscrizioni elettorali.

E’ una grande soddisfazione per un importante risultato dovuto alla costanza dell’impegno di Aspettare stanca. La piccola Associazione nata nel 2006 proprio sull’onda dello sdegno per una legge elettorale presentata come necessaria per assicurare la governabilità , che in realtà aveva altri obiettivi, come era chiaro dal primo momento solo agli addetti ai lavori e come ammesso successivamente anche dai suoi stessi autori.

Ma c’è anche e l’amara constatazione che l’informazione completa e ufficiale alle elettrici e agli elettori su simboli, coalizioni, programmi e liste arriva quando la data della chiamata alle urne è vicina e che per ottenerla siano stati necessari lettere, telefonate, articoli sui giornali e lettere di legali.

Sempre sul tema del’informazione, ancora più penosa la vicenda della par condicio di genere, non rispettata in questa campagna elettorale, ma che dovrà essere perseguita anche nel più vasto ambito dell’informazione politica.

Ora aspettiamo anche le liste delle candidate e dei candidati

“On-line coalizioni, leader e programmi: un servizio che il ministero dell’Interno offre al cittadino per garantire trasparenza alla competizione elettorale
I leader che si candidano alla guida del Paese, ciascuno con un proprio simbolo o una coalizione di simboli e un proprio programma.

Ecco l’elenco contenente tutti i leader candidati alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013 con, a fianco di ciascuno, i simboli dei partiti collegati e i relativi programmi elettorali
http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/speciali/elezioni_politiche_regionali_2013/liste_leader_programmi.html

Ecco quanto compare sul sito del Ministero dell’Interno, dopo che abbiamo dovuto inoltrare a mezzo dell’avv. Antonella Aselmo, dello Studio Lemme, un pressante sollecito, (inviato per conoscenza anche all’Ufficio Elettorale Centrale Nazionale presso la Corte di Cassazione e all’Osservatorio OSCE del MAE), alla nostra lettera del 20 gennaio scorso.Lettera 7 2 2013 + all ti

In effetti stamani era annunciata anche la pubblicazione delle liste,e, dopo una nostra richiesta di delucidazioni, è stata cambiata la scritta.

Ci auguriamo che quanto prima compaiano anche le liste, come del resto era avvenuto, proprio per richiesta di Aspettare stanca, nelle precedenti due consultazioni elettorali con l’attuale legge.

Alla soddisfazione per il risultato si accompagna l’amarezza per dover constatare ancora una volta che occorra attivarsi per raggiungere obiettivi che ci si aspetterebbe ormai consolidati.

Accordo di azione comune per la democrazia paritaria

AGENDA PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA

Report 28 gennaio 1

All’incontro organizzato dall’ACCORDO DI AZIONE COMUNE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA, a Roma il 28 gennaio u.s., nella sala della Mercede della Camera dei deputati, sull’AGENDA PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA hanno partecipato numerose candidate alle elezioni del Parlamento e delle Regioni e rappresentanti delle associazioni firmatarie. Va precisato che, per misure di sicurezza, essendo la sala piena, a molte persone, giunte dopo le 15,30, è stato impedito l’ingresso.

Al saluto inaugurale del Presidente della Camera, Onorevole Gianfranco Fini, ha fatto seguito la lettura del messaggio inviato dal Presidente del Consiglio, senatore Mario Monti.

Daniela Carlà ha coordinato i lavori alternando gli interventi introduttivi di Agnese Canevari, Silvia Garambois, Irene Giacobbe, Paola Diana e Rosanna Oliva sui temi oggetto del dibattito, a quelli delle candidate e di alcune delle rappresentanti delle associazioni firmatarie dell’Accordo.

Hanno preso la parola Giulia Bongiorno, ( Scelta Civica con Monti per l’Italia, Senato e come Presidente alla Regione Lazio), Titti di Salvo (SEL, Camera, capolista in Lombardia), Annalisa Minetti ( Scelta Civica con Monti per l’Italia, Camera, Lazio), Anna Falcone (Rivoluzione Civile, Camera, Sicilia), Graziella De Viti (Donne in quota), che a Milano sta organizzando, in sinergia con l’Accordo di azione comune, e insieme a Rete delle reti femminili, un convegno per il dopo elezioni, sull’analisi dei dati elettorali e sulle difficoltà incontrate dalle candidate donne), Luisa Rizzitelli (Patto Civico per Ambrosoli, Regione Lombardia), Teresa Petrangolini (PD, listino Regione Lazio); Alessandra Servidori (Consigliera Nazionale Parità), Marina Lilli Venturini (Presidente Nazionale dell’ANDE) e Francesca Piazza (Presidente ANDE Roma), che hanno riferito sull’esito positivo dei ricorsi presentati dall’Ande contro le giunte monosex di due comuni del Lazio, Roberta Agostini (PD, candidata alla Camera, Campania) che ha anche portato il saluto del Segretario del PD, Pierluigi Bersani; Laura Puppato (PD, capolista al Senato- Veneto), ha inviato un messaggio che è stato letto a suo nome da Alessandra Bailo Modesti.

Luigi Ricci del Centro Studi Barometro ha illustrato i dati di uno studio sulle candidature di probabile successo e sulle disparità gravissime esistenti attualmente nelle nomine negli Enti: una sola donna su 15 componenti la Corte Costituzionale, soltanto due nel CSM, nessuna donna presidente di Autorità, un direttore centrale su 11 in Bankitalia.

Erano inoltre presenti le candidate: Rosita D’Angiolella (Scelta Civica con Monti per l’Italia, Senato, Campania), Cecilia D’Elia (SEL Camera, Lazio) , Monica Cirinnà (PD Senato, Lazio), Rosamaria Chimisso ( Rivoluzione Civile, Camera, Lazio), Emilia Basile (PD, listino Regione Lazio), Valentina Grippo, (PD, capolista- Regione Lazio), Luisa Laurelli (PD, Senato- Lazio) Giovanna Marchese Bellaroto (Lista civica per Giulia Bongiorno presidente, Regione Lazio) Rita Capponi ( Rivoluzione Civile, per Ruotolo Presidente Regione Lazio) Marta Bonafoni (PD, listino Regione Lazio), Tatiana Campioni (Lista civica per Zingaretti- Regione Lazio), Loredana de Petris (SEL, capolista al Senato – Lazio).

Per motivi elettorali non hanno potuto essere presenti, ma hanno comunicato di essere molto interessate alle proposte dell’Accordo, le candidate: Marilisa D’Amico (PD –Senato, Lombardia), Mara Carfagna (PDL, Camera Campania), Pia Locatelli (PD, Camera- Lombardia), Luisa Gnecchi (PD, Camera- Trentino- Alto Adige) Valeria Fedeli (PD, capolista Senato- Toscana.)

Daniela Carlà ha concluso i lavori con un vibrante appello alle donne a farsi valere senza timidezze e complessi di inferiorità e, soprattutto, senza eccessi di riconoscenza verso i dirigenti di partito che le hanno indicate nelle liste o sostenute nelle primarie .

L’Accordo monitorerà nell’immediato futuro sia l’azione dei media Rai e privati in materia di par condicio di genere, sia i risultati delle elezioni nazionali e regionali.

L’Accordo continuerà anche nell’impegno per assicurare il rispetto della democrazia paritaria nella composizione del prossimo Governo.

L’Accordo si augura che il prossimo Parlamento vari norme per garantire nelle elezioni, a tutti i livelli, il completamento del quadro normativo, dopo la positiva approvazione della legge c.d. ‘doppia preferenza’ dovuta anche all’azione di pressione dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria.

Sul sito del Ministero, accanto ai simboli anche programmi e capi coalizione

Un articolo sulle novità dal Parlamento e dai TAR sulle Giunte paritarie

Donne nelle giunte: dal Tar Piemonte e Tar Lazio importanti novità

Sul finire della legislatura con poco clamore mediatico e quasi in punta di piedi è stata approvata la legge 215 del 23 novembre 2012, con cui per la prima volta dal 2003 si dà una prima concreta applicazione al novellato articolo 51 della Carta Costituzionale che impegna la Repubblica, in tutte le sue articolazioni, ad adottare appositi provvedimenti per favorire le pari opportunità tra uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive e agli uffici pubblici.

Con la legge 215 tra le diverse disposizione contenuto al suo interno vi è l’obiettivo primarie di incentivare la presenza delle donne negli enti locali, in modo particolare favorendone l’elezioni nei Consigli comunali attraverso una modifica della legge elettorale e introducendo la cosiddetta “preferenza di genere” (una doppia scelta per l’elettore che potrà optare nel votare per due candidati di sesso diverso) e dall’altro l’obbligo per sindaci e presidenti di provincia a non lasciare alla porta le donne nella composizione degli esecutivi locali, nelle giunte quindi.

La legge 215/2012 recepisce a livello legislativo un’ormai consolidata giurisprudenza amministrativa che dal 2005, per poi affermarsi poi definitivamente a partire dal 2009, ha visto diversi TAR regionali sanzionare e annullare la composizione di quelle giunte regionali o degli enti locali che non vedevano al loro interno la presenza di donne o ne avessero in numero troppo esiguo, con un’evidente mancato rispetto, da un lato di norme statutarie dei singoli enti, e dall’altro di disposizioni normative nazionali e comunitarie e, ovviamente, lesive dell’articolo 51 della Carta Costituzionale.

In queste prime settimane del 2013 i tribunali amministrativi sono tornati ad esprimersi nuovamente sul tema della presenza più o meno paritaria ed equilibrata delle donne nelle giunte, alla luce anche di quanto contenuto nelle nuove norme della legge 215/2012.

Con la sentenza n. 24/2013 il Tar Piemonte ha annullato la composizione della giunta del comune di Rivoli e dal ragionamento in punta di diritto approntato dai giudici viene ribadita l’ormai consolidata portata precettiva del principio di pari opportunità all’accesso agli uffici pubblici e alle cariche pubbliche, di cui all’art. 51 della Carta Costituzionale, che diviene quindi un parametro di legittimità dell’attività amministrativa, in cui rientra anche il decreto di nomina degli assessori, che non viene ormai più considerato da gran parte della dottrina e della giurisprudenza un atto meramente politico, ma amministrativo a tutti gli effetti.

A rafforzare quanto stabilito dall’articolo 51 della Carta Costituzionale vi sono norme di carattere primario e statutarie (l’art. 9, comma 4, dello Statuto del Comune di Rivoli prevede che “nella composizione della Giunta si deve tendere ad equilibrare la presenza di entrambi i sessi”), ma soprattutto quanto contenuto nella nuova legge 215/2012, che ha dato un tenore di carattere precettivo sull’applicazione del principio di pari opportunità ed equilibrio di genere Introdotto dall’articolo 6, comma 3, del d.lgs. 267/2000, per cui il principio della paritaria rappresentanza dei sessi nelle giunte non deve essere più ormai meramente “promosso”, ma “garantito”.

Più estensiva a favore della democrazia paritaria la sentenza 633/2013 del Tar Lazio che ha annullato la composizione della giunta del comune di Civitavecchia, in cui vi era una sola donna tra i componenti. In questo caso i giudici amministrativi non si sono solamente limitati ad adeguarsi ai precedenti giurisprudenziali in materia, ma sono andati oltre, con un’interpretazione estensiva del principio di pari opportunità, con uno sguardo ampio anche alla legislazione e alla giurisprudenza europea.

Le pari opportunità, secondo i giudici laziali, non sono garantite dalla mera presenza di una sola donna nella composizione della giunta (in questo caso si perde l’efficacia del principio, diventa una presenza simbolica), ma si dovrebbe per lo meno tendere a una soglia di garanzia quanto più vicina al riequilibrio tra i sessi, che può indicarsi nel 40% di persone del sesso sotto-rappresentato, al fine di dare applicazione alla precettività delle norme in tema di pari opportunità. Il criterio numerico adottato dai giudici ha trovato riconoscimento nella Direttiva dell’Unione Europea, adottata a novembre 2012 dalla Commissione UE con riguardo ai consigli di amministrazione delle grandi società quotate in borsa. Come dire perché il principio deve valere per i grandi manager e non per i sindaci e amministratori pubblici?

Francesca Ragno

La Camera blu su “Le politiche del presente”

Per la prima volta online la rivista di studi di genere curata dal Dottorato in Studi di Genere dell’Università di Napoli – Direttore responsabile Caterina Arcidiacono.

Il numero, con articoli tutti di estremo interesse, è dedicato alle politiche del presente.

Segnaliamo:
l’editoriale di Caterina Arcidiacono, componente del Comitato Scientifico della Rete per la Parità, La camera blu. Rivista di studi di genere, Italia, 0, jan. 2013. Disponibile all’indirizzo:
http://www.camerablu.unina.it/index.php/camerablu/article/view/1357/1461

Agenda per la democrazia paritaria

Le 50 Associazioni aderenti all’ “Accordo per la democrazia paritaria” presentano:

AGENDA PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA

Roma lunedì 28 gennaio, (Sala della Mercede, via della Mercede 55, ore 15,30)

Per discutere la proposta di una “Agenda per la democrazia paritaria” le candidate alla Camera e al Senato nelle prossime elezioni politiche sono state invitate a incontrarsi lunedì 28 (Sala della Mercede, via della Mercede 55, Roma – ore 15,30) con le rappresentanti delle oltre cinquanta Associazioni di donne riunite nell’ “Accordo di azione comune per la democrazia paritaria”.

Oltre 70 i partecipanti confermati, tra i quali:

Giulia BONGIORNO, Gianfranco FINI, Silvia COSTA, Roberta AGOSTINI, Titti DI SALVO, Irene TINAGLI, Cinzia BONFRISCO, Monica CIRINNA’, Luisa LAURELLI, Cecilia D’Elia, Michela MONTEVECCHI.

info e contatti (anche per iscriversi nella lista delle presenze):
danielacarla2@gmail.commorronir@libero.it