Dona il tuo 5xmille alla RETE PER LA PARITA’

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RETE PER LA PARITA’

Un gesto generoso che non ti costa nulla ma che potrà sostenere le nostre attività e   i nostri progetti e consentirci di attivarne altri,  sempre nell’ottica di creare una vera parità di genere, secondo la Costituzione italiana.

Un gesto di particolare valore quest’anno in cui festeggiamo il decimo compleanno della nostra Associazione che fu fondata con le associazioni, gli Enti e le Università che avevano organizzato eventi per celebrare nel 2010 i 50 anni dalla sentenza della Corte costituzionale n. 33 del 13 maggio 1960, che aprì alle donne le principali carriere pubbliche.

Il nostro numero di Codice fiscale da indicare nel tuo 730 o  nella tua dichiarazione dei redditi al CAF o dal tuo Commercialista è:

97618920587

firmando nel riquadro: “Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale  e delle associazioni e fondazioni  riconosciute che operano nei settori di cui all’art.10, C.1, lett A) del D.LGS.n.460 del 1997”.

Sul nostro sito https://www.reteperlaparita.it/ troverai notizie sulle nostre attività, sui progetti che stiamo realizzando e sui nostri programmi per il futuro.

Un solo esempio: in questi giorni stiamo lanciando l’hashtag  #RaiDonneCarriereDifficili  Rete per la Parità e DonneinQuota  hanno chiesto di essere audite dalla Commissione di Vigilanza Rai, e per valutare un’azione in via giudiziaria hanno inviato  formale richiesta di accesso agli atti relativi sia alle recenti nomine che ai  dati di genere all’interno della struttura.

Ti ricordiamo inoltre che se volessi fare un’erogazione liberale alla nostra Associazione sono previste delle agevolazioni fiscali: una detraibilità (dalle imposte) fino al 30% per una spesa fino a 30.000,00€ o In alternativa beneficiare della deduzione nel limite del 10% del reddito complessivo senza limiti di spesa. Tali erogazioni devono essere effettuate con strumenti tracciabili (bonifico bancario e assegni bancari o circolari.

60mo anniversario della sentenza della Corte costituzionale n. 33 del 13 maggio 1960 e 10mo compleanno della Rete per la Parità

Per celebrare il 60mo anniversario della sentenza della Corte costituzionale n. 33 del 13 maggio 1960 che aprì alle donne le principali carriere pubbliche, la Rete per la Parità, in sostituzione dell’evento che si sarebbe dovuto svolgere presso la Sala Conferenze della Corte costituzionale, pubblica su questo sito  il video messaggio della Presidente della Corte costituzionaleMarta Cartabia,  che spiega i contenuti di quella decisione che, sessanta anni fa, aprì per la prima volta tutte le carriere pubbliche alle donne, in applicazione del principio di eguaglianza sostanziale, principio fondamentale della nostra Costituzione e dell’art. 51. Da allora la storia delle Istituzioni repubblicane è stata scritta da uomini e donne, queste ultime -finalmente- con responsabilità di magistrate, prefette e come titolari di importanti cariche pubbliche.

Seguono gli interventi della Presidente Rosanna Oliva, delle Socie onorarie Marisa RodanoLorenza CarlassareGabriella Luccioli e delle componenti del Comitato Direttivo (vedi sul sito) Gabriella Anselmi, Antonella Anselmo , Annamaria Isastia, Daniela Monaco e Patrizia De Michelis: bilanci, riflessioni e progetti ancora in corso per la completa attuazione della Costituzione, a partire dal principio fondamentale sancito dall’art. 3.

Nel 2020 ricorre anche il 10mo compleanno della nostra associazione, che fu fondata con le associazioni, gli Enti e le  Università che avevano organizzato eventi per celebrare nel 2010 i 50 anni dalla sentenza. Una doppia preziosa occasione per un bilancio dei 10 anni trascorsi lungo il difficile percorso verso la parità.

Per assicurare una più ampia  diffusione delle celebrazioni e facilitare la partecipazione anche delle persone che non seguono l’associazione su questo sito,  la Rete per la Parità ha anche organizzato un evento online su Facebook, che si svolgerà dalle ore 9 del 13 alle ore 20 del 18 maggio Link all’evento

 Vedi la pagina de “La Repubblica” dedicata alla sentenza della Corte costituzionale

Vedi interventi parlamentari di :

–       Sen. Elena Bonetti, Senato della Repubblica, 13 maggio 2010 – Leggi qui

–       On.le Giusi Bartolozzi, Camera dei Deputati, 14 maggio 2020 – Leggi qui

 

Segui gli interventi e le notizie qui

25 aprile – donne ieri, oggi e sempre resistenti!

Care compagne,

quest’anno non potremo scendere nelle piazze per festeggiare la liberazione dal nazifascismo e celebrare, insieme alle donne e agli uomini che hanno partecipato alla lotta per la liberazione, i valori della nostra Costituzione: libertà, uguaglianza, rispetto.

Nondimeno, dalle nostre case, dai balconi e dalle finestre, facciamo sentire la nostra voce, unendoci virtualmente in tutta Italia per cantare insieme “Bella ciao”.

Segnaliamo le iniziative della sezione provinciale dell’ANPI di Roma (allegato) che saranno disponibili sui canali social Facebook e Youtube.

Non dimentichiamo un momento di approfondimento su quella che è stata la storia delle donne nella Resistenza, dando un contributo inestimabile ma poco riconosciuto.

Luciana Romoli e Teresa Vergalli hanno dato la loro testimonianza ancora una volta nel programma Unomattina di ieri e di questa mattina, disponibile anche su Raiplay, e saranno presenti il 27 aprile nel programma di Gad Lerner su Rai3.

Vi segnaliamo oggi alle 21:15 su Sky arte  il documentario Partigiane 2.0 – La libertà ha sempre vent’anni (anche in diretta streaming per chi non ha Sky alle 15 e alle 21 su https://arte.sky.it/diretta/https://video.sky.it/) e dal 26 aprile su www.memomi.it. Potete leggerne un’anteprima al link:

https://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio/2020/04/23/news/25_aprile_partigiane_2_0_storia_delle_donne_combattenti_a_cui_l_italia_deve_tanto-254742606/

Inoltre potete trovare il capitolo “Le donne partigiane” dal libro di  Secchia e Moscatelli, Il Monterosa è sceso a Milano, G. Einaudi Editore, Torino, 1958, pp.. 603-607 al link:   https://www.resistenze.org/sito/ma/di/cp/mdcp5b27.htm

Purtroppo, a 75 anni dalla fine della guerra di liberazione, per le donne la lotta non è finita, Su questo l’UDI si è espressa in molte occasioni, con iniziative precise, quali la proposta di legge di iniziativa popolare per il “50E50- ovunque si decide”, per l’applicazione dell’articolo 3 della Costituzione, che garantisce uguali diritti a tutta la cittadinanza, senza distinzione di sesso, e impegna lo Stato ad eliminare i fattori che ne ostacolano l’attuazione.

Anche in questi giorni, in cui l’Italia affronta la crisi sanitaria ed economica dovuta all’epidemia di COVID-19, il contributo delle donne è scarsamente valorizzato e le donne sono largamente escluse dai luoghi ove si decide.

Vi segnaliamo quindi l’iniziativa della Rete per la Parità che segnala al Presidente del Consiglio dei Ministri che

“Per assicurare in Italia l’uscita dalla pandemia è necessario superare l’abuso di posizione dominante maschile che caratterizza da millenni le cosiddette società occidentali e che sopravvive nel nostro Paese al contrario di quanto sta avvenendo da anni in altri paesi dell’Unione Europea”

https://www.reteperlaparita.it/comunicato-stampa-fatti-non-parole/

e l’appello lanciato da un gruppo di donne attive nel mondo del lavoro in diversi settori (https://www.datecivoce.it/) che scrivono:

“Una maggiore presenza femminile nei consessi politici ed economici nei quali si deciderà il futuro del Paese è quindi nell’interesse di tutti, e va riconosciuta: per il ruolo che abbiamo avuto e avremo nella crisi COVID-19 e per il diverso sguardo che sappiamo offrire, anche grazie a solide competenze che sono oramai sotto gli occhi di tutti e che non si possono davvero più ignorare.”

Ancora una volta quindi festeggiamo la Liberazione e prepariamoci a continuare a lottare per il rispetto dei nostri diritti e la presenza delle donne ovunque si decide.

PS: Su FB UDI Monteverde oggi trovate il nostro comunicato a firma Valentina Muià

BUONA FESTA DELLA LIBERAZIONE A TUTTE E TUTTI

A cura di Marina Patriarca

UDI Monteverde a Roma
Via Enrico Guastalla 6 – 00152 cell. 328 7640733

 

 

“l’ignoranza, l’oblio e il disprezzo dei diritti della donna sono le cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi”
(Olympe de Gouges)

Teresa Gualtieri: Coronavirus, disuguaglianze e diritto alla città.

Dopo la pandemia “ci sarà da costruire un mondo migliore…ma ci vuole coraggio” (Renzo Piano).

Le città, deserte all’esterno, hanno fatto emergere le criticità dell’interno delle abitazioni e l’incidenza, più o meno elevata e differenziata, che i luoghi dell’incontro e della cultura rivestono nel quotidiano degli abitanti.

La vita nel chiuso delle case evidenzia ancor di più la drammaticità delle differenze sociali.

Il mondo visto dalle finestre dei centri storici, dei quartieri residenziali dotati di verde e arredi urbani, degli appartamenti spaziosi e confortevoli, rende meno angoscioso l’isolamento.

L’Italia storica e artistica, i patrimoni culturali che miriadi di video, documentari, foto fanno scorrere dinanzi ai nostri occhi in questi giorni appaiono surreali, ma la bellezza tutt’altro che intaccata dal coronavirus, si manifesta in tutto il suo incantato splendore accentuando il nostro orgoglio di essere italiani.

Molto poco vengono mostrate le periferie, le baraccopoli che, rese ancora più desolate dalla mancanza della gente nelle strade, lasciano trasparire il degrado urbano in tutta la sua crudezza.

Il Comitato internazionale per la bioetica (IBC) dell’UNESCO e la Commissione mondiale sull’etica della conoscenza e della tecnologia scientifiche (COMEST) in una dichiarazione su COVID-19 richiamano l’attenzione sull’importanza di riconoscere la vulnerabilità delle persone in stato di povertà, di discriminazione, soggezione a violenza di genere, disabilità, razzismo, incarcerazione, migrazione: tutte vulnerabilità strettamente connesse alla città, agli spazi dell’abitare ed ai livelli di servizi collettivi forniti.

Per il dopo coronavirus appare ineludibile un forte ripensamento anche sull’architettura e sull’urbanistica, sulle dimensioni degli alloggi sociali, sulle attrezzature dei quartieri periferici, sulla  necessità di una bellezza generalizzata dei contesti urbani.

Ai maggiori disagi sociali strettamente correlati alle case entro cui i nuclei familiari convivono si dovrà rispondere con progettazione degli edifici, espansioni urbanistiche, distribuzione delle attrezzature collettive che abbiano sempre ben presente l’esperienza COVID-19, pensando alla città come luogo di civiltà in cui le diversità diventano ricchezza reciproca ed impegnandosi per realizzare il “diritto alla città” come “diritto umano”.

È possibile, e la storia dimostra che le città hanno resistito a pandemie e guerre, rimanendo sempre il fulcro della socialità!

Forse la “distanza sociale” comporterà modifiche di parametri, caratteri distributivi, organizzazione della mobilità e tipologia dei trasporti, esigerà l’adeguamento dimensionale di scuole e luoghi di lavoro e, di conseguenza, di abitudini e stili di vita.

L’attuale emergenza sanitaria può diventare stimolo per migliorare le città, valorizzando quella solidarietà sociale, quel senso di comunità che il dolore e l’isolamento hanno fatto emergere e che trovano proprio negli spazi urbani comuni lo scenario necessario per potersi esprimere.

Lo sviluppo sostenibile non può prescindere da città veramente sostenibili.

“La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura” (A. Einstein).

                                                                                         Teresa Gualtieri

Presidente del Comitato Scientifico delle Rete per la Parità.

 

Comunicato stampa: FATTI NON PAROLE

 Pubblichiamo la lettera inviata oggi e il relativo Comunicato stampa.

Nelle ultime due settimane molti sono stati gli appelli pubblicati sui social media nei quali si è chiesto che all’interno della Task Force creata per consigliare il Presidente del Consiglio, Prof. Giuseppe Conte, sulle modalità della fase 2 di uscita dalla pandemia del Covid19, fosse garantita una eguale rappresentanza di uomini e donne.Oggi però il Presidente del Consiglio e le altre alte cariche dello Stato hanno ricevuto una lettera di tono diverso, basata sui dettami della Costituzione, e contenente proposte concrete a breve, medio e lungo termine. La lettera è stata inviata dalla Rete per la Parità, una Associazione di promozione sociale per la Parità uomo-donna secondo la Costituzione, presieduta da Rosa Oliva, il cui ricorso determinò, 60 anni fa, la sentenza della Corte costituzionale n. 33/1960 che aprì alle donne le carriere pubbliche fino allora ancora precluse. Ne fanno parte varie Associazioni, Fondazioni miste e alcune Università, unite per il superamento del monopolio maschile e la pari dignità e uguaglianza davanti alla legge di donne e uomini, secondo i principi fondamentali della nostra Costituzione.

“Per assicurare in Italia l’uscita dalla pandemia è necessario superare l’abuso di posizione dominante maschile che caratterizza da millenni le cosiddette società occidentali e che sopravvive nel nostro Paese al contrario di quanto sta avvenendo da anni in altri paesi dell’Unione Europea” ha scritto la Rete per la Parità. “Usiamo volutamente la nozione tratta dal diritto dell’economia e della libera concorrenza perché tale abuso – perpetuando profonde discriminazioni di genere – ha un impatto socio–economico diffuso ed aggrava le diseguaglianze basate sul sesso, nella vita pubblica e privata”. In Italia, costante è infatti l’attribuzione, quale che siano i meccanismi di nomina o elezione, di incarichi affidati esclusivamente a uomini e a poche donne scelte da loro, come si è visto recentemente nella designazione di alcune donne a Presidenti di imprese pubbliche mentre gli AD, che detengono il vero potere, sono ancora una volta sempre uomini.

La Rete per la Parità segnala nella sua lettera “il mancato rispetto del criterio di equilibrio già nel 2018 per la Corte costituzionale, il Csm e gli organi di autogoverno delle magistrature speciali, dove su 21 cariche sono risultati eletti dal Parlamento in seduta comune 21 uomini, per passare alle più recenti composizioni dei numerosi organismi attivati, e come sia prassi avere un uomo al comando e, quando ci sono, poche donne tra i componenti. Unica eccezione la Cabina di Regia “Benessere Italia”, affidata alla Professoressa Filomena Maggino, che però si avvale di un Comitato scientifico costituito da accademici tutti uomini”. Nel momento in cui il Paese deve prepararsi ad affrontare la Fase 2 della pandemia Covid19, è necessario tener conto dell’esperienza delle donne (che hanno dato e stanno dando un contributo determinante per il superamento della prima fase), e coinvolgerle alla pari con gli uomini in questa miriade di organismi. Se l’Italia non vuole uscire dalla crisi soltanto per ripristinare le condizioni ex ante, ma prepararsi all’avvio di una nuova epoca in campo ambientale, economico, sociale, sanitario e culturale, è giunta l’ora che si tenga nella giusta considerazione l’apporto che le donne, ormai presenti a pieno titolo all’interno di ogni professione e dell’accademia, possono dare.

Italia, 20 aprile 2020

NB Reca la sola firma della Rete per la Parità; altre associazioni e organismi che ne approvino il contenuto sono invitati a condividerla e, se ritengono, ad inoltrarla a tutti o a parte dei destinatari evidenziando le richieste sulle quali sono da tempo impegnati. Ne daremo comunicazione sul   nostro sito e sui social.

Comunicato e lettera aperta

Anna Maria Isastia: Donne al potere e Covid-19

Fa impressione l’assenza di donne in questo periodo in Italia tra coloro che stanno decidendo delle nostre vite e del nostro futuro.

Eppure le donne al comando fanno la differenza perché vedono le cose da un altro punto di vista e basta scorrere le pagine dei quotidiani per rendersene conto. Il giornalista Antonio Polito scrive sul Corriere della sera che “I paesi che hanno resistito meglio al coronavirus hanno una cosa in comune: sono governati da donne”.

In Nuova Zelanda al governo c’è una donna giovane e decisa che ha messo subito il paese in lockdown ed è riuscita in dieci giorni a contenere la pandemia. Jacinta Arden ha avuto la sensibilità di rivolgersi anche ai bambini spiegando loro la situazione.

La presidente di  Taiwan Tsai Ing-wen si è mossa prima di tutti a dicembre 2019, controllando tutti i passeggeri provenienti da Wuhan e prendendo una serie di misure tempestive, con il risultato che nell’isola cinese i morti sono stati finora 6 e adesso Taiwan esporta mascherine in tutto il mondo.

La premier islandese Katrìn Jakobsdòttir ha ordinato test gratuiti per tutti, facendo del suo paese un ‘caso chiave’ che permetterà agli scienziati di conoscere meglio il virus e la sua diffusione.

La più giovane donna leader di governo al mondo Sanna Marin, finlandese, a capo di un esecutivo a prevalenza femminile, ha usato gli influencer per convincere i ragazzi a restare a casa.

La prima ministra norvegese Erna Solberg ha dato largo spazio alla comunicazione e ha tenuto un discorso rivolto direttamente ai bambini per spiegare loro la situazione e tranquillizzarli. Il 20 aprile riapriranno gli asili nido e una settimana dopo le scuole. Diffuso lo smart working. Una app in preparazione permetterà di segnalare se ci si avvicina ad un soggetto infetto.

Mette Frederiksen a capo del governo in Danimarca ha dedicato una conferenza stampa alle domande dei bambini e ha già riaperto le scuole elementari e gli asili, pur con molte attenzioni: un solo alunno per banco, distanza di due metri tra uno studente e l’altro, pause per il lavaggio delle mani. Lo smart working ha fatto aumentare la produttività mentre una app monitora la diffusione del coronavirus in Danimarca.

Stiamo parlando dei quattro paesi nordici che sono più avanti degli altri: Islanda, Finlandia, Norvegia, Danimarca, cui si affiancano altri due Stati piccoli ma significativi come Taiwan e Nuova Zelanda, molto vicini al centro della pandemia che sembra abbiano saputo gestire molto bene.

Accanto a loro la Germania  che sta rispondendo molto bene al Covit-19. La Germania è un paese ricco, ben organizzato, con un sistema mutualistico che si sta dimostrando migliore di quello inglese e di quello italiano. La Germania ha una disponibilità di letti in terapia intensiva che è la più alta d’Europa e ha un’ottima rete di poliambulatori sul territorio detti Mvz. Quello che la sanità lombarda non ha e che si stava smobilitando in tutta Italia in nome di una razionalizzazione suicida di cui stiamo vedendo le conseguenze oggi.

La Germania però ha anche Angela Merkel che si è rivolta con decisione e senza tentennamenti alla sua gente, ha chiarito subito che la pandemia andava affrontata con serietà “scavalcando così la lunga fase di negazionismo e incertezza altrove fatale”. La cancelliera tedesca non ha chiuso i Kindergarten perché se i genitori lavorano devono poter portare i figli al nido. L’industria non ha mai chiuso. Le aziende sono state lasciate libere di decidere, a condizione di rispettare le norme sanitarie. Il governo ‘consiglia urgentemente’ l’uso di mascherine sui mezzi di trasporto (non ci sono ordini tassativi). Dal 20 aprile la Germania riparte con prudenza. La competenza e serietà con cui Merkel sta guidando la nazione in questo periodo hanno portato il suo gradimento all’80%.

Antonio Polito ci dice che non si può dire che i Paesi diventano migliori se sono diretti da donne. “Ma forse si può dire che sono diretti da donne perché sono Paesi migliori, e hanno sistemi di selezione più aperti ed egualitari. Se davvero ci avviamo a una depressione stile Anni ’30, mi sentirei più tranquillo con una leadership al femminile: nella lista dei tiranni del Novecento non c’è neanche una donna”.

Diventa quindi importante per noi in Italia chiedere che alle donne siano dati più spazi e maggiori responsabilità pubbliche perché l’abuso di “posizione dominante maschile” danneggia tutti e tutte.

Anna Maria Isastia

Antonella Anselmo – Coronavirus: “sophia” o tecnocrazia?

Il 10 aprile il Premier Giuseppe Conte, assumendo piena responsabilità politica, annuncia la nomina di un Comitato di esperti, composto da 17 persone (tra cui solo quattro donne), esperti in governance aziendale, tecnologia ed economia.

Il Comitato dovrà “elaborare e proporre al Presidente del Consiglio misure necessarie per fronteggiare l’emergenza epidemiologica COVID 19 nonché la ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali economiche e produttive anche attraverso l’individuazione di nuovi modelli organizzativi e relazionali che tengano conto delle esigenze di contenimento e prevenzione dell’emergenza”. Inoltre opererà in coordinamento con il comitato tecnico scientifico della Protezione civile (DPCM 10 aprile 2020 che rinvia all’Ord. n. 630 del 3 febbraio 2020 Protezione Civile).

Contestualmente Elena Bonetti, Ministra Pari Opportunità e famiglia, annuncia sui social l’imminente insediamento, presso il medesimo Governo, di una Task Force di donne di altissimo profilo; sono “Donne” definite “del Rinascimento” perché impegnate a dettare misure di rinascita sociale, culturale ed economica del Paese (ossia la fase 2 della pandemia da COVID 19). Quest’ultimo organismo, pur autorevole, sembra già destinato ad operare in una “stanza tutta per sé”, all’interno della stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Se nel complesso le annunciate iniziative politiche sono encomiabili, condivido le tante perplessità che si sono sollevate sia per lo scarso numero di donne tra gli esperti del Presidente, sia per l’illogicità di una commissione parallela di sole donne, sia, infine, per l’uso di linguaggio dalla chiara evocazione bellica (task force, ricostruzione…).

Tuttavia ritengo prioritario definire il rapporto tra scienza e politica: questione che ha un enorme impatto sulle libertà e sui diritti delle donne.

È innegabile che assistiamo ad una trasformazione istituzionale ad alto rischio, peraltro supportata dai media.

Sebbene l’emergenza epidemiologica COVID 19 non sia paragonabile allo stato di guerra (art. 78 Cost. “Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”), tuttavia contribuisce a delineare un Premierato che opera con strumenti straordinari, indifferibili ed urgenti – quindi in deroga– ed impone misure concrete, suggerite dagli Esperti.

È questo il regime straordinario retto dalla legge sulla Protezione Civile, la quale rinvia alle Ordinanze del suo Capo Dipartimento e del Comitato tecnico scientifico, in coordinamento con i Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri e con i provvedimenti delle Regioni. Il ricorso ai DPCM appare poi una vera anomalìa rispetto ai poteri assegnati al Ministro della Salute dalla Legge sul Servizio Sanitario Nazionale per fronteggiare emergenze sanitarie.

Lo stato di emergenza, per come attuato, non appare immediatamente bilanciato da altri poteri (Presidente della Repubblica, Camere, Consulta). Questo autorizza le Amministrazioni, per tutta la durata dello stesso (quindi al 31.7.2020, salvo proroghe), ad operare senza bisogno di osservare le garanzie procedimentali dettate in via ordinaria dalla legge.

La deroga vale per tutti i settori: per gli acquisti della PA (ora consentiti senza gara), per l’uso del territorio (trasformazioni anche in deroga agli strumenti urbanistici), per la gestione dei servizi pubblici, per regolamentare l’esercizio delle libertà civili (riservatezza, libertà economica, d’informazione, libera circolazione delle persone). L’emergenza epidemiologica costringe il Parlamento ad operare in modalità del tutto anomala, residuale e con presenze in Aula dei nostri rappresentanti assolutamente contingentate; è altresì sospesa la maggior parte dei servizi volti all’amministrazione della giustizia.

Ora, il Comitato di esperti non è organo elettivo né è regolato dal principio del pubblico concorso: viceversa è retto dal rapporto fiduciario tra i suoi componenti e il Premier. Tra gli Esperti nominati da Giuseppe Conte, non compare una figura specializzata nella materia costituzionale e l’impianto di “governance aziendalista” che traspare al suo vertice poco si addice ad uno Stato, preposto alla cura di interessi generali.

La verifica di conformità alla Costituzione è a mio parere la prospettiva da assicurare a monte della ricerca di quei modelli organizzativi e relazionali che dovranno guidare la fase della ripresa delle attività economiche.

Sia chiaro: non è in discussione il curriculum degli Esperti o la prospettiva di Sviluppo Sostenibile, ma è il contesto storico che preoccupa. Per questa ragione il criterio di ragionevolezza delle misure, desumibile dalla nostra Costituzione, deve essere il faro che illumina l’odierna politica governativa. E proprio la Costituzione ci fornisce risposte attualissime sulla libertà scientifica e tecnologica, sulla libertà d’impresa e sui compiti della Repubblica a tutela della salute pubblica, intesa come limite alle libertà, ma soprattutto alle speculazioni dei mercati.

Prateeksha Singh, la nota studiosa indiana, ha individuato cinque new normals che caratterizzeranno i prossimi anni: il mutamento tecnologico e le sue influenze; il nuovo centro della governance; il territorio economico inesplorato; il distanziamento sociale e la connettività collettiva; l’opportunità e la minaccia per il cambiamento climatico. Più nel dettaglio si profila uno scenario distopico, degno de Il Cerchio di Dave Eggers.

Il Covid 19 potrà essere sfruttato per normalizzare il controllo dei dati da parte di governi e aziende, inneggiando alla “Trasparenza”. Il mutamento tecnologico determinerà anche la stabilizzazione della nuova ondata di connessioni on-line di massa, portando sempre più alla condivisione di documenti in rete, con il prezzo pagato dai siti di editoria accademica. La paura dei contagi, inoltre, ha già determinato un importante cambiamento dell’opinione pubblica, disposta ad accettare il ruolo centrale assunto dai Governi, il divieto di riunirsi e, quindi, la segregazione sociale.

Le previsioni di una recessione economica globale spinge i Governi di tutto il mondo a lavorare per introdurre pacchetti di stimolo economico interno e, da questo punto di vista, esiste un’opportunità per proporre un piano competitivo che non dipenda dai combustibili fossili. Sarà determinante comprendere con quali priorità saranno concessi i finanziamenti, e a chi. I Governi sono poi chiamati a riesaminare i propri sistemi di assistenza sanitaria, i diritti dei lavoratori, le forme di sostegno economico per i lavoratori dipendenti e autonomi, le reti di sicurezza.

L’isolamento sociale determina anche l’incremento vertiginoso dello shopping on-line e le imprese di e-commerce definiscono nuove opportunità economiche, ma anche nuove regole di accesso. L’e-commerce soppianta la GDO. Il contrasto al Coronavirus sta infatti accelerando l’Amazonizzazione del Pianeta, con molte implicazioni di questo colosso monopolistico sul lavoro precario, la robotizzazione, l’intelligenza artificiale e il futuro di migliaia di piccole imprese.

I fattori che hanno scatenato il COVID 19 – generato da un salto inter specie, in particolare dal pipistrello, come altri virus in precedenza – sono un monito per ridefinire in modo radicale l’approccio dell’umanità nei confronti della biodiversità, degli habitat delle specie selvatiche, degli allevamenti intensivi, delle abitudini alimentari.

A queste sfide globali si affiancano i rischi di aggravamento delle diseguaglianze sociali.

I più deboli rischiano di essere travolti dalla recessione. È a rischio la coesione sociale, come evidenziato di recente anche dal Forum delle Diseguaglianze e delle Diversità (https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/).

Peraltro l’ONU, con un recentissimo Rapporto datato 9 aprile 2020, denuncia come le donne saranno le più colpite dalla recessione economica conseguente alla pandemia (https://www.unwomen.org/en/digital-library/publications/2020/04/policy-brief-the-impact-of-covid-19-on-women).

Le diseguaglianze sociali ed economiche – misurate dal gender gap – risulteranno aggravate se i Governi non metteranno le donne al centro delle proprie politiche economiche, sociali e sanitarie.

E allora? Credo che la fase 2 debba impegnare il Governo, in primis sul versante pubblico: ripensare i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie e assistenziali (preventive, ordinarie e d’emergenza), rafforzare la lotta alla corruzione in ambito sanitario, scongiurare lo spreco di risorse pubbliche anche in relazione al riparto di competenze sulla salute tra Stato e Regioni, valutare il ruolo delle strutture sanitarie private. In relazione alle emergenze sanitarie di portata transfrontaliera il Governo dovrà impegnarsi a consolidare il ruolo di raccordo dell’UE e dei suoi centri di salute pubblica e ricerca scientifica (tra questi basti citare il Centro Europeo per la Prevenzione e il controllo delle malattie).

Secondariamente, si dovranno “proporre” modelli di governance aziendale ma senza arrivare a compromettere in alcun modo l’essenza stessa della libertà economica privata, fondata su autonomia, creatività, innovatività produttiva, libera concorrenza. L’art. 41 della Costituzione protegge e garantisce la libertà di iniziativa ed organizzazione economica, pur nei limiti “esterni” dell’utilità sociale e della sicurezza umana. Rischiare di stravolgere questa libertà – con misure top-down irragionevoli, sproporzionate o inadeguate – potrebbe compromettere qualsiasi ripresa economica.

Peraltro occorrerà tener conto che il tessuto socio-economico italiano è assolutamente peculiare, non assimilabile all’economia prevalente su scala globale. Questo è caratterizzato prevalentemente da micro o piccole imprese, spesso a gestione familiare, dove il lavoro delle donne non risulta retribuito. È così in agricoltura, nel commercio al dettaglio, nell’artigianato, nelle attività di cura delle persone e di valorizzazione del patrimonio culturale.

Una tale realtà costituisce anche la rete di solidarietà e di protezione sociale che attenua gli effetti devastanti della crisi. È soprattutto identità culturale.

Questa rete solidale e assistenziale si regge per lo più sulle spalle delle donne, e in parte è invisibile.

E allora, per suggerire le migliori soluzioni a tutela della salute pubblica, entro quale cornice debbono operare gli Esperti?

Occorre innanzitutto che sia rispettato l’art. 33 della Costituzione che garantisce la libertà dell’arte e della scienza, come pure del loro insegnamento. In altri termini, assicurare il diritto di accesso alla conoscenza, come patrimonio collettivo. L’ultimo comma del citato articolo sancisce che “Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato”. Nell’Era della conoscenza, la stabilità degli Istituti di alta cultura e di ricerca, delle Università, ma soprattutto la loro autonomia da ogni altro potere, diviene il nesso cruciale tra politica e scienza.

Sarà fondamentale evitare che la scienza divenga strumento di “oppressione” e di limitazione delle libertà. E questo le donne lo sanno da millenni, perché la Storia ci ricorda che sono state perseguitate dal potere politico come streghe, isteriche, indemoniate, impure, secondo “giudizi di scienza”.

La grave crisi democratica in atto e l’avanzare dei nazionalismi in Europa impongono che le misure di limitazione delle libertà, anche economiche, formalmente dettate da esigenze di salute pubblica, siano suggerite ai Governi da Istituzioni scientifiche nazionali e sovranazionali che operino stabilmente ma in piena autonomia dalla politica e dai mercati.

Solo mediante sophia, sapienza, e non tecnocrazia, si potrà valutare la ragionevolezza delle misure e, su questa, esprimere un giudizio politico sull’attività di governo. E le donne debbono essere al centro di questo processo, che è soprattutto politico.

 Antonella Anselmo

Femministerie

Gabriella Anselmi: la pandemia rivela la fragilità di questo sistema

Un proverbio africano recita: “Quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca”.  Si tratta di una grande e struggente verità, lontana dal contenuto del verbo rottamare che esprime violenza e volgarità.

Purtroppo nel mondo, in questi giorni, quante migliaia di biblioteche si sono perdute e si stanno perdendo?  Ma forse già  si erano perdute, eclissate nel silenzio delle cosiddette case di riposo, triste anticamera dell’eterno riposo.

Concordo con chi dice che: “La pandemia rivela la fragilità di questo sistema”. Vorrei aggiungere che la pandemia ha scoperchiato il vaso di Pandora di questo sistema. Il primo ad uscire è stato il PROFITTO che ha ricoperto il globo di una spessa coltre nera, ben visibile anche a chi si ostina a non volerla vedere.

Saremo in grado di invertire questa deriva? Di operare una rivoluzione di tipo copernicano dove il noi sostituisca l’io?

Penso che questo potrà essere possibile quando sarà riconosciuto in pieno il valore complessivo e particolare delle donne:  le loro capacità di accogliere, di creare, di dare, di intuire, di istruire, di studiare, di accudire, di ascoltare, di consolare, di eccellere in tutte le arti, mestieri, professioni. Non più ancelle, portatrici di acqua, ma protagoniste.

E’ anche urgente e necessario prendere atto che costituiscono la maggioranza di chi “lavora” nella Scuola e nella Sanità: due pilasti di una democrazia compiuta dove gli interessi pubblici non devono e non possono essere soverchiati, stritolati da quelli privati. Mi dispiace molto che nella Task force che affiancherà il governo italiano in questa terribile situazione, le donne siano circa il 23%. Comunque, per il bene di tutti, auguro buon lavoro, tenacia e coraggio alle  popolazioni del mondo che sono accomunati nella tragedia.

Gabriella Anselmi

Patrizia De Michelis: Pandemia e violenza di genere

Stiamo vivendo un tempo di reclusione forzata con tutto un corollario di ansie, paure, problemi psicologici e problemi di convivenza. Ed è proprio quest’ultima a far emergere o ad acuire situazioni di malessere e di compressione della libertà delle donne a volte costrette a vivere 24 ore su 24 con mariti o conviventi violenti.

Donne a cui la convivenza forzata può rendere difficile la segnalazione delle violenze subite alle forze dell’ordine o la richiesta di aiuto ai centri antiviolenza.

“ ………

Come se accontentarmi fosse la scelta migliore
Come fosse troppo tardi sempre per definizione
Come se l’unica soluzione fosse quella di restare
E invece pensa, nessuna conseguenza
Di te so stare senza
Non sei necessario alla mia sopravvivenza
E invece pensa, io non mi sono persa
Di quel che è stato non resta
Nessuna conseguenza
……”

Le parole di una bella canzone di Fiorella Mannoia dovrebbero forse essere oggetto di un flash mob per essere vicine alle donne che in questi tempi terribili di isolamento e di paura, per far sentire la voce di quanti si preoccupano per loro.

Comunque è importante far giungere il messaggio che i Centri antiviolenza sono attivi e le Case rifugio sono aperte e che la Campagna “Libera puoi” promossa dal Dipartimento per le pari opportunità intende proprio aiutare e dare sostegno alle vittime di violenza durante la difficile emergenza causata dall’epidemia da Covid 19.

In questi tempi particolari un plauso è doveroso al   procuratore di Trento Raimondi che ha licenziato un provvedimento antiviolenza sulle donne per l’emergenza Covid 19: non saranno le donne a dover abbandonare l’abitazione, magari con i figli, per andare nelle case rifugio, bensì i maltrattanti. Lo stesso procuratore ha disposto che la Procura, le forze dell’ordine e la polizia locale dovranno intervenire tempestivamente e i maltrattanti verranno sempre collocati in un altro domicilio o in carcere.

Il provvedimento comunque affonda le proprie radici nelle disciplina relativa agli ordini di protezione contro gli abusi familiari prevista dalla legge 154 /2001, legge all’epoca fortemente voluta dalle associazioni femminili e dalle magistrate e che ha comportato la modifica del codice civile (art. 342 bis e ter) e del codice di procedura civile (art.  736 bis).

               Patrizia De Michelis

Prepariamoci alla fase 2.

Nel giorno di Pasqua sul sito della Rete per la Parità un mio breve video  per prepararci alla Fase 2. A segure pubblicheremo una foto o un  video delle componenti del Direttivo  della Rete per la Parità e ci aspettiamo ne arrivino anche da socie, soci e Università  aderenti.