No a Giunte monogenere: due ottime notizie da parte di ANDE ROMA

Sono davvero contenta di annunciarvi che il TAR di Roma ha accolto il ricorso presentato dall’Associazione Nazionale Donne Elettrici (ANDE) di Roma, assistita dai legali Antonella Anselmo, Pier Paolo Carbone e Luisa Capicotto, contro il Comune di Civitavecchia per violazione delle norme costituzionali, europee ed internazionali sul rispetto del principio delle pari opportunità, fissando al 40 per cento la soglia minima di presenza delle donne nelle giunte.
Ricorderete, l’ANDE di Roma aveva presentato un ricorso contro il Comune di Civitavecchia per la nomina di una sola donna tra i sette componenti della giunta.

L’Associazione aveva contestualmente presentato analogo ricorso anche contro il Comune di Gaeta, guidato da una giunta monogenere, conclusosi di recente con un rimpasto e la condanna dell’amministrazione comunale alle spese del ricorso.

In qualità di presidente e a nome del Consiglio Direttivo di ANDE Roma, che ha voluto e sostenuto in modo unanime questa iniziativa (dopo avere preso visione delle bassissime percentuali di presenza femminile negli organi di rappresentanza a livello locale, soprattutto nelle regioni del centrosud), desidero sottolineare che il TAR di Roma ha pronunciato una sentenza di valore storico per le donne italiane e per la cultura giuridica del nostro Paese, che è fondata sul principio di eguaglianza formale e sostanziale, segnando un’importante evoluzione giurisprudenziale destinata ad incidere sull’interpretazione della normativa vigente.

Inoltre, a poche settimane dal voto per le politiche e le amministrative la sentenza si rivolge a tutti coloro che saranno chiamati ad innovare la composizione degli organi elettivi a tutti i livelli di governo, orientandone le scelte in chiave europea, nel rispetto sostanziale dei principi della democrazia paritaria, come da ultimo richiamati dalla legge n. 215 del 2012, nonché del buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione.

Sottolineo anche che con questi nostri abbiamo inteso dare un segnale forte anche ai fini della ripresa del Paese, scegliendo due città nevralgiche per l’economia regionale e a cui deve corrispondere un modello economico, sociale ed anche istituzionale conforme a parametri europei di eccellenza e competitività. A questo modello, si sa, le donne contribuiscono in modo decisivo se si tiene a mente che, come hanno attestato Transparency International, la Banca Mondiale e la stessa Banca d’Italia, più donne tra gli amministratori pubblici significano minore corruzione e un’allocazione delle risorse orientata ai servizi di cura e istruzione, altrimenti prodotti all’interno della famiglia, con effetti espansivi per un mercato in Italia poco sviluppato e sullo stesso PIL.

Infine voglio ricordare che i comuni di Gaeta e Civitavecchia, andati al ballottaggio e governati rispettivamente dal centrodestra e dal centrosinistra, sono stati selezionati dall’Associazione a conferma della sua cifra apartitica, attenta al profilo del rispetto dei diritti e della Costituzione e in accoglimento dell’appello della Rete per la Parità, oltre che in linea con i contenuti dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, cui ANDE aderisce a livello nazionale.

Un caro saluto
Francesca Piazza

Intervista sulla “Par condicio di genere” alla nostra presidente Rosanna Oliva

Su VignaClaraBlog l’intervista sulla “Par condicio di genere” alla nostra presidente Rosanna Oliva


Elezioni, zoom sulla par condicio di genere

Con la modifica alla legge 28 del 2000, dal 26 dicembre 2012 è entrata in vigore quel che viene definita “la par condicio di genere”. In occasione delle elezioni i mass media, oltre a dare ugual spazio ai partiti, devono darlo anche ai candidati di sesso femminile. Quanto questa novità è già nota e quanto viene rispettata e applicata? Ne parliamo con Rosa Oliva, portabandiera delle pari opportunità tra donne e uomini.

Rosa Oliva, residente a Vigna Clara, esponente di spicco dell’associazione “Aspettare Stanca” e del “Comitato Cittadino XX Municipio”, nel 1960, con il suo ricorso alla Corte Costituzionale, portò alla cancellazione della norma che impediva l’accesso alle donne alle principali carriere pubbliche (leggi qui).
Nel 2010 è stata nominata Grande Ufficiale dal Presidente della Repubblica e le è stato assegnato in Campidoglio il Premio Minerva all’Uguaglianza di Genere.

Chi meglio di lei per illustrarci questa novità?

Rosa, il tuo impegno a favore delle pari opportunità ti ha portato, assieme a tante altre donne, a batterti per la par condicio di genere. Raccontaci la genesi di questa singolare battaglia. Quanto sforzo è stato necessario per giungere alla modifica della legge 28 del 2000?

L’impegno è stato notevole, ed è stato necessario aspettare per quasi un decennio (mai nome fu più indovinato per la piccola Associazione Aspettare stanca, fondata nel 2006 da un gruppo di donne del XX Municipio). Già la legge della Regione Campania n. 4 del 2009, passata al vaglio della Corte Costituzionale, oltre ad introdurre la doppia preferenza di genere regolava la presenza delle candidate durante le campagne elettorali, naturalmente con efficacia locale.

La norma nazionale è frutto di un’azione congiunta delle parlamentari di maggioranza e opposizione, supportata dall’esterno da Associazioni di donne che sostenevano le loro ragioni.
Come anni fa in occasione dell’approvazione della legge contro la violenza sessuale, un Parlamento a maggioranza schiacciante di uomini ha resistito a innovazioni che dovrebbero essere obiettivo di tutte e tutti, non solo delle donne.

Ho seguito personalmente il lungo e difficile iter della legge 215 del 2012, la cui finalità principale è l’introduzione della doppia preferenza di genere per l’elezione dei consigli comunali. Per la verità, le parlamentari e le associazioni hanno cercato di far introdurre la doppia preferenza di genere anche per le elezioni regionali, ma inutilmente, per cui a febbraio nel Lazio, in Lombardia e in Molise sarà possibile esprimere soltanto una preferenza, limite che svantaggia le candidate. Forse ne dovremmo parlare a proposito delle prossime elezioni regionali e in prossimità di quelle amministrative di primavera.

Comunque la modifica della legge sulla par condicio è stata approvata soltanto grazie all’alleanza trasversale delle parlamentari e alle pressioni, per evitare l’invisibilità delle donne durante le campagne elettorali, dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, che raccoglie 51 associazioni, ( tra cui Aspettare stanca e Rete per la Parità.

Spiegaci ora per bene da chi e come dovrebbe, anzi come deve essere applicata la par condicio di genere.

La norma é rivolta ai mezzi di informazione, che dal 26 dicembre del 2012 sono tenuti non solo a “garantire la parità di trattamento e l’imparzialità rispetto a tutti i soggetti politici, l’accesso ai mezzi di informazione per la comunicazione politica” in particolare “durante le campagne per l’elezione al Parlamento europeo, per le elezioni politiche, regionali e amministrative e per ogni referendum” ma nelle trasmissioni per la comunicazione politica, sono anche tenuti “al rispetto dei principi di cui all’articolo 51,primo comma, della Costituzione, per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini”.

Si tratta di una delle norme della legge a costo zero Mai più donne invisibili che la Rete per la Parità, un’altra delle associazioni firmatarie dell’Accordo per la democrazia paritaria, aveva chiesto al Governo Monti. In aderenza alla nuova norma e con riferimento anche al Contratto di servizio nel quale, sempre grazie alle pressioni delle donne, erano state introdotte disposizioni attente al genere, il Regolamento della Commissione di vigilanza RAI in vigore dal 6 gennaio ha disposto che sia assicurata “parità di condizioni nell’esposizione di opinioni politiche”, ma anche “un’equilibrata rappresentanza di genere tra le presenze”.

Il Regolamento della Commissione vale per il servizio pubblico, mentre è stato più difficile ottenere disposizioni di attuazione (approvate soltanto il 16 gennaio a seguito di una lettera di protesta dell’Accordo) dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che regolamenta anche le emittenze private ed è competente per far osservare le regole anche nel servizio pubblico.

Questa la teoria. Ma la pratica? Nella campagna elettorale in corso, ti risulta che la legge venga rispettata?

Se guardiamo in questi giorni, l’avvio della campagna elettorale nelle televisioni si direbbe proprio di no: ci viene servito il solito monopolio maschile e maschilista, salvo rare eccezioni.
La norma è ancora troppo recente e poco conosciuta? Sicuramente uno dei motivi è questo e come Accordo stiamo cercando innanzitutto di farla conoscere, e ringrazio VignaClaraBlog.it per questa intervista.

Ci sono anche altri fattori che incidono: innanzitutto le carenze della stessa legge originaria sulla par condicio, ormai datata, con un’Autorità di garanzia, collegata anche ad un CORECOM in ciascuna Regione che è piuttosto contestata. La Commissione parlamentare ha tutti i limiti della sua origine, ma, forse anche grazie all’impegno di un grande giornalista, il senatore Zavoli che la presiede, svolge i proprio compito correttamente.

Più oscuro il ruolo del terzo attore, il Ministero delle Comunicazioni, che per la sua connotazione ancora più “politica” degli altri due organismi, risente anche di tutti i limiti della legge sull’emittenza televisiva, la cosiddetta legge Gasbarri, degna erede della Legge Mammì.

Esistono sanzioni per il mancato rispetto?

Per ipotizzare l’applicazione di sanzioni ai comportamenti difformi dagli obblighi previsti dalla par condicio di genere, occorrono due presupposti: che la difformità sia ufficialmente rilevata e che scatti l’iniziativa dell’AGCOM. Per il monitoraggio purtroppo ci risulta che le tabelle elaborate in campagna elettorale sono state finora pubblicate sul sito dell’AGCOM in una versione ridotta, senza la parte dedicata alle fasce di programmazione e alla presenza di uomini e donne.

Come Accordo chiederemo formalmente a RAI e AGCOM che sia effettuato anche il rilevamento del pluralismo di genere e che venga assicurata la massima informazione per assicurare il rispetto delle nuove disposizioni.
Sulle sanzioni, ma soprattutto sull’obiettivo del riequilibrio, stiamo elaborando altre iniziative.

Dobbiamo approfondire i meccanismi della legge sulla par condicio e, come sempre accade, partendo da una questione che coinvolge le donne, si scopre che bisogna affrontare problemi più generali, che riguardano la democrazia, non solo quella paritaria.

Secondo te, sono i media a non privilegiare le donne in politica o sono i partiti a tenerle lontane dalla stanza dei bottoni e dai riflettori?

Nonostante la presenza di tante donne giornaliste nei media, anche in questi prevale, come nei soggetti politici, una schiacciante maggioranza di uomini nelle stanze dei bottoni. Comunque i reali interlocutori sono proprio i partiti e i movimenti politici.
Prosegue l’impegno delle associazioni di donne per evitare che la posizione dominante degli uomini porti a una reazione gattopardesca.

L’appuntamento è per il prossimo 28 gennaio, quando sarà presentata l’Agenda della democrazia paritaria, per presentare e discutere gli impegni per la prossima Legislatura e per garantire la Par condicio di genere in questa campagna elettorale.

Claudio Cafasso

Par condicio di genere: l’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria scrive a Commissione di vigilanza, Rai e AGCOM

ACCORDO DI AZIONE COMUNE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA

Al Presidente Sergio Zavoli
e all’Ufficio di Presidenza
Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
Alla Presidente Annamaria Tarantola
al Direttore Generale Luigi Gubitosi
e ai Direttori di testata
RAI TV
Al Presidente Angelo Marcello Cardani
Al Commissario relatore Francesco Posteraro
Al Segretario Generale Antonio Perrucci
e Al Segretario Generale ad interim Laura Aria
Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni

Come è noto la legge 28 del 2000, che regolamenta la “par condicio” sui media tra i soggetti politici che si presentano alle elezioni, è stata modificata dall’articolo 4 della legge 215 del 2012, entrata in vigore il 26 dicembre 2012.

All’articolo 1 della legge 22 febbraio 2000, n. 28, e’ aggiunto, in fine, il seguente comma:
«2-bis. Ai fini dell’applicazione della presente legge, i mezzi di informazione, nell’ambito delle trasmissioni per la comunicazione politica, sono tenuti al rispetto dei principi di cui all’articolo 51, primo comma, della Costituzione, per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini».

Purtroppo, nonostante tale importante novità, alla quale l’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria ha concorso, recepita nel Regolamento della Commissione di vigilanza e oggetto della circolare del 15 gennaio dell’AGCOM, finora le candidate donne hanno avuto l’opportunità di scarsissime presenze e altrettanto poche sono le giornaliste che conducono trasmissioni “politiche”.

Le tabelle di monitoraggio non includono i dati di genere e la stessa informazione sulla norma voluta dal Parlamento è inesistente. Basti citare il lungo servizio andato in onda il 18 gennaio all’interno del TG2 delle 20,30, che, oltre a ricostruire la nascita ed i contenuti della legge sulla par condicio, l’ha posta a confronto con quanto avviene in altri paesi ed ha diffusamente ricordato anche come si svolgeva la campagna elettorale nell’antica Pompei, omettendo però qualsiasi accenno all’equilibrio nelle presenze delle donne e degli uomini secondo le nuove disposizioni e nel rispetto dei principi costituzionali.

Tale situazione è inaccettabile, non solo perché aggiunge un ulteriore elemento che riduce, anziché favorire una maggiore presenza delle donne in politica, ma perché fa mancare, nelle discussioni che precedono il voto, la visione “di genere”, aumenta il distacco della maggioranza delle donne dalla politica e fornisce un’informazione distorta ad elettrici ed elettori.

Vi invitiamo a tener conto che il rispetto della par condicio incide, come affermato nella sentenza n. 155 del 2002 della Corte Costituzionale, sul diritto alla completa ed obiettiva informazione del cittadino “ tutelato in via prioritaria soprattutto in riferimento a valori costituzionali primari, che non sono tanto quelli relativi alla “pari visibilità dei partiti”, quanto piuttosto quelli connessi al corretto svolgimento del confronto politico su cui in permanenza si fonda, indipendentemente dai periodi di competizione elettorale, il sistema democratico.”
Di conseguenza chiediamo formalmente, a ciascuno degli organismi e delle persone in indirizzo, nella propria competenza, di adoperarsi perché in questa campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento e di tre Consigli regionali sia rispettata la par condicio, compresi gli aspetti “di genere”, oggetto principale delle nostre richieste, provvedendo:

  • a monitoraggi comprensivi di dati di genere da pubblicare secondo le disposizioni in vigore;
  • ad aprire gli spazi assegnati ad un numero di donne non rapportato soltanto a criteri già in partenza penalizzanti, come quello della presenza come capo della coalizione o capolista, per assicurare confronti svolti da donne e uomini in proporzione corrispondente alla composizione demografica del Paese;
  • a fornire una completa informazione sui contenuti della legge sulla par condicio, così come modificata dall’art. 4 della legge 215 del 2012;
  • ad agire tempestivamente d’ufficio, e/o tenendo in debito conto le segnalazioni che dovessero pervenire da parte di cittadine e cittadini o associazioni, sulle violazioni della par condicio.

Inviamo i nostri più cordiali saluti.

Daniela Carlà, Marisa Rodano, Rosanna Oliva
Roma, 19 gennaio 2013

morronir@libero.it
danielacarla2@mail.com

Elezioni Il calendario per la presentazione delle liste e delle candidature

Per le elezioni politiche i giorni sono domenica 20 e lunedì 21 gennaio 2013, per le elezioni regionali venerdì 25 e sabato 26 gennaio 2013

I partiti o gruppi politici, che intendono partecipare alle elezioni in programma domenica 24 e lunedì 25 febbraio 2013, devono depositare le liste e candidature, con le firme necessarie, con le seguenti diverse modalità:

Per le elezioni politiche presso le cancellerie delle Corti di Appello o dei Tribunali nei seguenti giorni e orari: domenica 20 gennaio (dalle ore 8 alle ore 20) e lunedì 21 gennaio 2013 (dalle ore 8 alle ore 20);

  • Per la ‘circoscrizione estero’ presso la cancelleria della Corte d’Appello di Roma nei seguenti giorni e orari: domenica 20 gennaio (dalle ore 8 alle ore 20) e lunedì 21 gennaio 2013 (dalle ore 8 alle ore 20).
  • Per le elezioni regionali le liste provinciali dei candidati alla carica di consigliere regionale dovranno essere presentate venerdì 25 gennaio (dalle ore 8 alle ore 20) e sabato 26 gennaio 2013 (dalle ore 8 alle ore 12) presso la cancelleria del Tribunale del capoluogo di provincia in cui ha sede l’ufficio centrale circoscrizionale; le liste regionali, in Lazio e Molise, e le candidature alla carica di Presidente della Regione, in Lombardia, dovranno essere presentate, nei medesimi giorni e orari, presso la cancelleria della Corte di Appello in cui ha sede l’ufficio centrale regionale.

http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/notizie/elezioni/2013_01_18_liste.html

Riceviamo dal CNDI

Una lezione brutale ma salutare ci viene dall’episodio di Lerici, dove un parroco ha affisso alle porte
della sua chiesa tesi sul femminicidio

Leggi in:

Donne uomini e provocazioni

AUGURI

50 e 50

Natale 2012 Anno Nuovo 2013

50 alle donne, 50 agli uomini

100 auguri

dalla Rete per la Parità

Associazione di promozione sociale

per la Parità uomo-donna

secondo la Costituzione Italiana

Un altro modo di governare le aziende

Le donne, il management, la differenza
30 novembre 2012 a Roma
Casa internazionale delle donne

Seminario promosso da Aspettare stanca e Donne senza guscio.

Il management che vediamo in azione ogni giorno ripete troppo spesso la stessa storia.

Manca un nuovo agire perché manca un nuovo pensiero. Ecco quindi il contributo di questo libro: nuovi pensieri e nuove pratiche, che mettono in discussione le pretese regole alla base del modello dominante. Pensieri e pratiche emergono dal confronto tra donne manager che, in ruoli decisionali importanti, hanno mantenuto vivo il loro stupore dinnanzi a ciò che appare insensato, ingiusto, non generativo, fonte di disvalore. In questi luoghi di uomini, anziché sforzarsi di adeguarsi, si sono fondate sulla propria differenza.

Mostrando che è possibile schivare l’aut aut tra assimilazione ed esclusione. Al centro dell’attenzione, un tema spesso lasciato tra le righe: il rapporto con il potere. Un potere “maschile”, che in azienda si manifesta troppe volte come dominio. Conservatore, autoreferenziale, lontano da chi lavora. Il punto di vista differente mostra i guasti di questo potere, e porta un altro modo di intendere l’azienda: luogo dove convergono interessi diversi ma dei quali – tutti – bisogna tenere conto.

Emerge così un nuovo, più sensato atteggiamento orientato alla guida, alla cura e al governo. Si tratta di una opportunità da cogliere, per le donne, per chi dirige l’azienda e chi vi lavora, per le aziende nel loro insieme. La differenza femminile ha questa portata: allarga e cambia gli orizzonti manageriali.

Seminario

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Le donne, il management, la differenza 30 novembre, ore 16,30
a Roma- Casa internazionale delle donne

Un altro modo di governare le aziende

Seminario promosso da Aspettare stanca e donne senza guscio

Rete per la Parità – Mai più lavoratrici e lavoratori dimissionati

A piccoli passi verso la cancellazione delle dimissioni in bianco. Alla Camera il testo è blindato. Qualche speranza nel successivo monitoraggio da parte del Governo?

Rete per la Parità, dopo aver presentato nel 2011 la petizione a Camera e Senato, continua a monitorare l’iter di approvazione in Parlamento della riforma del lavoro, per ottenere di cancellare del tutto in tempi brevi, con una norma di legge chiara ed efficace la delittuosa prassi della richiesta di rilascio, all’atto dell’assunzione o dell’incarico, di lettere di dimissioni con data in bianco e della possibilità di farne successivamente fraudolento uso da parte di datori di lavoro e committenti disonesti.

Proseguiranno le azioni di pressione della Rete per la Parità, che ha raccolto l’allarme da tempo da più parti lanciato sulla gravità e vastità del fenomeno delle lettere di dimissioni con data in bianco. Un comportamento illecito che incide negativamente anche nei casi in cui non siano utilizzate, come una spada di Damocle che penalizza in particolare le giovani donne che rischiano di pagare la maternità con la perdita del lavoro.

La Rete per la Parità rivolge un pubblico apprezzamento all’impegno delle senatrici e dei senatori della Commissione Lavoro Senato che hanno preso in considerazione le proposte della Rete per la Parità , ottenendo un miglioramento, e si augura, anche a difesa degli imprenditori corretti, che il Governo dimostri nella fase di applicazione del provvedimento la disponibilità per raggiungere in pieno il comune e condiviso obiettivo di legalità e semplificazione.

I lavori alla Camera:

In Aula è iniziata la discussione generale sulla riforma e il governo ha posto la questione di fiducia sulla riforma del mercato del lavoro.

All’annuncio di una manifestazione di piazza della CGI, la ministra Fornero ha tra l’altro affermato che è impegnata a costruire “un sistema di monitoraggio della riforma, ispirato dalla serietà del monitoraggio fatto in Germania, che è “non solo serio, articolato e tempestivo, ma fatto su basi scientifiche”.

Non resta che sperare che il monitoraggio si faccia e includa anche gli effetti dell’ancora discutibile stesura delle norme di contrasto alle dimissioni in bianco.

Tra l’altro, perché le norme sulle dimissioni in bianco entrino in vigore il Governo dovrà emanare le disposizioni del caso per l’operatività della convalida da effettuarsi presso le sedi previste dal comma 2 e entro il termine di due mesi dall’entrata in vigore della presente legge, anche per adempiere all’articolo 47 della legge n. 35 del 2012, il decreto previsto per individuare le modalità semplificate di cui al comma 3 (presentazione online).

per saperne di più: DDL 5256 Camera
DDL5256 alla Camera. Nel testo le norme contro le dimissioni in bianco sono contenute nell’articolo 4-i commi dal 16 al 23 , pagine da 71 a 74.

Ecco il testo:

Art. 4 (Ulteriori disposizioni in materia di mercato del lavoro)

omissis

16. Il comma 4 dell’articolo 55 del testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, è sostituito dal seguente:

«4. La risoluzione consensuale del rapporto o la richiesta di dimissioni presentate dalla lavoratrice, durante il periodo di gravidanza, e dalla lavoratrice o dal lavoratore durante i primi tre anni di vita del bambino o nei primi tre anni di accoglienza del minore adottato o in affidamento, o, in caso di adozione internazionale, nei primi tre anni decorrenti dalle comunicazioni di cui all’ articolo 54, comma 9, devono essere convalidate dal servizio ispettivo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali competente per territorio. A detta convalida è sospensi­vamente condizionata l’efficacia della risoluzione del rapporto di lavoro».

17. Al di fuori dell’ipotesi di cui all’articolo 55, comma 4, del citato testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, come sostituito dal comma 16 del presente articolo, l’efficacia delle dimissioni della lavoratrice o del lavoratore e della riso­luzione consensuale del rapporto è sospensi­vamente condizionata alla convalida effettuata presso la Direzione territoriale del lavoro o il Centro per l’impiego territorialmente competenti, ovvero presso le sedi individuate dai contratti collettivi nazionali stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale.

18. In alternativa alla procedura di cui al comma 17, l’efficacia delle dimissioni della lavoratrice o del lavoratore e della risoluzione consensuale del rapporto è sospensivamente condizionata alla sottoscrizione di apposita dichiarazione della lavoratrice o del lavoratore apposta in calce alla ricevuta di trasmissione della comunicazione di cessazione del rapporto di lavoro di cui all’ articolo 21 della legge 29 aprile 1949, n. 264, e successive modificazioni. Con decreto, di natura non regolamentare, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, possono essere individuate ulteriori modalità semplificate per accertare la veridicità della data e la autenticità della manifestazione di volontà della lavoratrice o del lavoratore, in relazione alle dimissioni o alla risoluzione consensuale del rapporto, in funzione dello sviluppo dei sistemi informatici e della evoluzione della disciplina in materia di comunicazioni obbligatorie.

19. Nell’ipotesi in cui la lavoratrice o il lavoratore non proceda alla convalida di cui al comma 17 ovvero alla sottoscrizione di cui al comma 18, il rapporto di lavoro si intende risolto, per il verificarsi della condizione so­spensiva, qualora la lavoratrice o il lavoratore non aderisca, entro sette giorni dalla ricezione, all’invito a presentarsi presso le sedi di cui al comma 17 ovvero all’invito ad apporre la predetta sottoscrizione, trasmesso dal datore di lavoro, tramite comunicazione scritta, ovvero qualora non effettui la revoca di cui al comma 21.

20. La comunicazione contenente l’invito, cui deve essere allegata copia della ricevuta di trasmissione di cui al comma 18, si considera validamente effettuata quando è recapitata al domicilio della lavoratrice o del lavo­ratore indicato nel contratto di lavoro o ad altro domicilio formalmente comunicato dalla lavoratrice o dal lavoratore al datore di lavoro, ovvero è consegnata alla lavoratrice o al lavoratore che ne sottoscrive copia per ricevuta.

21. Nei sette giorni di cui al comma 19, che possono sovrapporsi con il periodo di preavviso, la lavoratrice o il lavoratore ha facoltà di revocare le dimissioni o la risoluzione consensuale. La revoca può essere co­municata in forma scritta. Il contratto di lavoro, se interrotto per effetto del recesso, torna ad avere corso normale dal giorno suc­cessivo alla comunicazione della revoca. Per il periodo intercorso tra il recesso e la re­voca, qualora la prestazione lavorativa non sia stata svolta, il prestatore non matura alcun diritto retributivo. Alla revoca del recesso conseguono la cessazione di ogni effetto delle eventuali pattuizioni a esso connesse e l’obbligo in capo al lavoratore di restituire tutto quanto eventualmente percepito in forza di esse.

22. Qualora, in mancanza della convalida di cui al comma 17 ovvero della sottoscrizione di cui al comma 18, il datore di lavoro non provveda a trasmettere alla lavoratrice o al lavoratore la comunicazione contenente l’invito entro il termine di trenta giorni dalla data delle dimissioni e della risoluzione consensuale, le dimissioni si considerano definitivamente prive di effetto.

23. Salvo che il fatto costituisca reato, il datore di lavoro che abusi del foglio firmato in bianco dalla lavoratrice o dal lavoratore al fine di simularne le dimissioni o la risoluzione consensuale del rapporto, è punito con la sanzione amministrativa da euro 5.000 ad euro 30.000. L’accertamento e l’irrogazione della sanzione sono di competenza delle Direzioni territoriali del lavoro. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui alla legge 24 novembre 1981, n.689.

omissis

Lunedì 25 giugno Dopo la discussione in Commissione Lavoro, che ha respinto tutti gli emendamenti presentati al testo approvato dal Senato, arriva in Aula il disegno di legge n. 5256 – Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita (Approvato dal Senato), con votazione degli articoli (fiducia – decorse le ventiquattro ore dalla posizione).

Dopo gli interventi dei relatori (Giuliano Cazzola del Pdl e Cesare Damiano del Pd) e dopo aver respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate da IDV e Lega, oggi (Martedì 26) il Governo metterà quattro fiducie sui 4 articoli.

Mercoledì 27 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

Seguito e conclusione (a partire dalle ore 17 avranno luogo le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta)

I lavori in Senato: nel DDL 3249 predisposto dal Governo “Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”, il testo dell’articolo 55 “Tutela della maternità e paternità e contrasto del fenomeno delle dimissioni in bianco”.DDL 3249 art. 55 è stato riformulato dal Governo nell’ultimo dei propri maxiemendamenti (art. 4, commi da 16 a 23 ), grazie ai 28 emendamenti presentati durante i lavori nella Commissione Lavoro dai vari gruppi, della maggioranza e dell’opposizione.

Tutti gli emendamenti art 55 presentati in Commissione lavoro Senato.

Il contenuto della petizione della Rete per la Parità, presentato sin dall’estate 2011Rete per la Parità petizione data certa, è stato ripreso testualmente negli emendamenti 55.2 del PD (senatrice Rita Ghedini), 55.4 IDV (senatrice Giuliana Carlino)e in buona parte anche nell’emendamento 55.7 della senatrice Ada Spadoni Urbani del PDL; inoltre anche l’altra proposta della Rete per la Parità riguardante una soluzione semplice e di possibile applicazione in tempi brevi, basata sulla domanda presentata personalmente dalla persona interessata,illustrato da Rete per la Parità nella nota presentata in Commissione lavoro, note su Art 55 , è stata ripresa nell’ emendamenti 55.8 , presentato dalla senatrice Ada Spadoni Urbani del PDL e nell’emendamento 55.9 del PD.”

Inoltre 40 senatrici dei vari Gruppi hanno sottoscritto un documento che oltre ad una migliore formulazione della norma sulle dimissioni, chiede una Conferenza sul lavoro femminile

Appello donne Senato art . 55 ddl lavoro – dimissioni in bianco.doc.

Il nuovo testo Dimissioni testo approvato.docx approvato dal Senato prevede il diritto al ripensamento da parte della persona interessata, ed è stata eliminata la necessità di contestare le dimissioni irregolari imposta dal testo del Governo. La norma, ora all’esame della Camera necessita di ulteriori miglioramenti, come auspicato durante la discussione in Aula, conclusa, com’è noto con il voto di fiducia sul testo predisposto dal Governo che in parte accoglie le modifiche proposte dalla Commissione lavoro.

Per leggere gli interventi durante la discussione in Aula al Senato

http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Ddliter/aula/38222_aula.htm

Roma, 26 giugno 2012

Gentile  Commissaria ,

Abbiamo accolto con molto interesse la notizia della Sua  partecipazione alla prima giornata degli Stati generali dell’Economia, perché la sua presenza, insieme con le altre alte cariche dell’UE, favorisce la volontà del Governo di  impostare le politiche dell’Italia,  uno dei Paesi fondatori,  nel quadro e nel segno dell’Unione.

Inoltre, come Rete  impegnata da tempo per ottenere anche in Italia la presenza paritaria delle donne, spesso abbiamo portato i dati degli altri Paesi per dare forza alle nostre richieste e abbiamo utilizzato anche in questa occasione l’esempio della nuova Commissione europea, presieduta da Lei e composta al 50 e 50 da uomini e donne.

La lettera che abbiamo indirizzato al Presidente del Consiglio è pubblicata sul nostro sito ed è stata diffusa sui social.

La ringraziamo.

La presidente Rosa Oliva