E’ l’ora di una Presidente della Repubblica o del Consiglio.

Le parlamentari e le delegate regionali al voto

In Italia non c’è mai stata una Presidente della Repubblica né una Prima Ministra. 

In questi giorni si stanno moltiplicando appelli, lettere, articoli, che sollecitano l’elezione di una donna. 

Perché una donna? Perché una donna per la propria esperienza di vita e le discriminazioni subite si porrà l’obiettivo di superare le diseguaglianze, a partire da quelle tra uomo e donna, e le diseguaglianze e le discriminazioni, non solo quelle di genere, sono causa delle disparità che impediscono il pieno sviluppo delle persone e limitano l’uso di risorse utili per il Paese.

Il Paese ne ha bisogno, come ha scritto Linda Laura Sabbadini: “E’ ora che una donna rompa questo tetto di cristallo, una donna che esprima la forza delle donne, che si attivi e spinga per superare la disuguaglianza di genere e tutte le disuguaglianze, che sappia trovare la leva che solleverà l’Italia… significa porsi sulla strada di un Paese normale, significa agire per la rigenerazione della nostra democrazia in chiave antimonopolistica. Un balzo in avanti nella modernità, un balzo in avanti per tutti, non solo per le donne”. “Perché democrazia è anche alternanza, è ricchezza della differenza o non è. Parliamoci chiaro, questo è un vero vulnus per la nostra democrazia, oggi più che altro malata di “maschiocrazia”, perché si basa sul monopolio maschile del potere, che non viene combattuto dai partiti quanto sarebbe necessario. In economia il monopolio è combattuto, esiste anche un’authority che se ne occupa. In politica non si agisce abbastanza.”.

In Italia le dodici votazioni per il/la Presidente della Repubblica si sono concluse tutte con l’incarico affidato a un uomo. (I presidenti eletti sono stati undici ma Giorgio Napolitano è stato rieletto, e va aggiunto il primo, Enrico De Nicola, che assunse il ruolo per essere stato il Presidente dell’Assemblea costituente).

Anche le sessantasette nomine dei Presidenti del Consiglio italiani hanno portato tutte ad affidare l’incarico ad un uomo. (Si sono avvicendati trenta uomini, molti dei quali hanno ricoperto l’incarico più volte.)

Sono state dunque settantanove le occasioni mancate. Non è accettabile che si arrivi all’ottantesima come se nulla fosse cambiato dai primi anni della Repubblica, in cui pochissime erano le donne nelle carriere e nelle cariche pubbliche. Le donne hanno ampiamente dimostrato di avere capacità e competenze e non avrebbero bisogno di quote di garanzia di genere (le cosiddette quote rosa) se la selezione avvenisse per merito.

L’Assemblea. Il 24 gennaio, alle ore 15, cominceranno le votazioni per il/la nuovo/a Presidente della Repubblica dopo il settennato di Sergio Mattarella. Le votazioni andranno a oltranza, nelle prime tre per la fumata bianca servono 672 voti, i due terzi dei componenti dell’assemblea che sono 1.008 tra parlamentari (950) e delegate e delegati delle Regioni (58). Nelle successive votazioni è sufficiente la maggioranza assoluta, cioè 505 voti.

Le Regioni devono ancora eleggere le delegate e i delegati e i presidenti dei Consigli regionali dovranno trasmettere i loro nomi entro il 21 gennaio.

In queste ore sono molti i post sui mass media con i dati sulla composizione degli schieramenti nell’Assemblea di 1009 componenti chiamata al voto. (Vedi: Open Polis e Ettore Colombo)

Parallelamente Daniela Domenici (Sito Daniela e dintorni https://danielaedintorni.com/) ha elaborato dati che evidenziano quante sono le donne chiamate al voto tra deputate, senatrici e delegate regionali.

Le parlamentari sono 340 su 950, che corrisponde al 36,2%, percentuale mai raggiunta in passato ma che ancora non rispetta il principio costituzionale (articolo 51) per l’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza.

Ecco come sono distribuite nei rispettivi gruppi politici:

M5S, 69 su 158 alla Camera e 31 su 74 al Senato, totale 100 su 232, il 43,1%

Lega, 38 su 133 alla Camera e 22 su 64 al Senato, totale 60 su 197, il 31,97%

Partito Democratico, 33 su 95 alla Camera e 12 su 38 al Senato, totale 45 su 133, il 33,83%

Gruppo Misto alla Camera, 27 su 66, il 40,9%

Fratelli d’Italia, 13 su 37 alla Camera e 4 su 21 al Senato, totale 17 su 58, il 29,31%

Gruppo Misto al Senato, (in questo gruppo, presieduto da Loredana De Petris di LEU, c’è la Senatrice a vita Liliana Segre) sono 18 su 48, il 37,5%

Forza Italia, 29 su 79 alla Camera e 16 su 50 al Senato, totale 45 su 129, il 35,65%

Italia Viva, 10 su 29 alla Camera e 7 su 15 al Senato, totale 17 su 44, il 38.63%

Coraggio Italia, (solo alla Camera) 7 su 21, il 33,33%

Liberi e Uguali, (solo alla Camera) 2 su 13 il 15,38%

Gruppo per le Autonomie – SVP – PATT – UV al Senato, (in questo gruppo c’è la Senatrice a vita Elena Cattaneo) 2 su 9, il 22,22%

Le Senatrici a vita sono 2 su 6 Senatori (un terzo).

Due Senatori a vita, Renzo Piano e Carlo Rubbia, non appartengono a nessun gruppo. (Link 1; link 2; link 3)

Infine, i Consigli regionali devono ancora eleggere 58 tra delegati e delegate. (I presidenti dei Consigli regionali dovranno trasmettere i loro nomi entro il 21 gennaio.) La volta scorsa erano soltanto 6 su 58, il 10,34%.

In un post a parte esamineremo i dati negli altri Paesi, distinti tra quelli che non hanno mai avuto né una donna Capo di Stato né del Governo e quelli che non hanno mai avuto una donna Capo di Stato.

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