Il treno delle riforme è fermo in stazione. Sembra invece che sia partito uno strano bus, di quelli a due piani STOP and GO, sul quale c’è chi sale e chi scende a piacimento.

E questo strano bus a volte fa addirittura marcia indietro.

Difficile seguire con tempestività l’evolversi della situazione, dagli annunci del Presidente del Consiglio all’atto dell’insediamento, e all’uscita dallo “spogliatoio”, intercalati con quelli del Ministro alle riforme e le notizie che emergono dai vari incontri, alcuni ufficiali, come quello avvenuto al Quirinale con il Ministro per le riforme e i Presidenti delle Commissioni Camera e Senato e altri di cui è dato riscontrare solo il risultato.
I corni del dilemma sono addirittura più dei classici due.

Il Governo deve fare i conti con le posizioni contrapposte al proprio interno: del PDL, che mira alle riforme della seconda parte della Costituzione, ma non ha nessun interesse a cambiare il porcellum, imposto a colpi di maggioranza nel 2005, e il PD, che vedrebbe molto bene un ritorno immediato al Mattarellum con piccoli ritocchi e teme colpi di mano del PDL su parti sostanziali della Costituzione.

A ciò si aggiunga la grave anomalia di un ruolo predominante che il Governo è chiamato ad assumersi per le riforme, a partire da quelle elettorali, che contrasta con quello di capofila che spetta al Parlamento.
Da qui le giuste reazioni di chi ha criticato l’ipotesi della Convenzione come prospettata in un primo momento, assolutamente inaccettabile, e risulta ancora scettico anche rispetto ad altre ipotesi, ridimensionate, che di volta in volta sono annunciate.

Il prossimo 2 giugno Libertà e Giustizia scenderà in piazza a Bologna per rinnovare un atto di fedeltà alla Costituzione e mandare un forte appello alla politica affinché rinunci al progetto e non si stravolga l’impianto complessivo della nostra Carta.

Sembrerebbe, stando alle ultime (nel senso di più recenti), dichiarazioni del Ministro per le riforme, sia nell’audizione a Commissioni Prime riunite svoltasi del 22 maggio (sospesa e rinviata per le conclusioni al 28 prossimo), sia nei comunicati successivi, che si stia profilando un accordo per le riforme che inizi con ritocchi al Porcellum.

Ritocchi destinati a evitare di avere una legge elettorale delegittimata perché in attesa del giudizio della Corte costituzionale, al quale la Cassazione ha inviato il ricorso dell’avv.to Aldo Bozzi [1].

Si tratta del nipote omonimo del presidente della prima Commissione parlamentare per le riforme che nel 1983, come altre in seguito non portò alcun risultato [2].

E si prospetta l’ipotesi della modifica solo della percentuale necessaria per usufruire del premio di maggioranza e dell’eventuale introduzione delle preferenze. Un rimedio peggiore del male, anche se battezzato “messa in sicurezza”perché imporrebbe molto probabilmente , nel caso di ritorno alle urne, di nuovo un Governo di larghe intese.

Il classico serpente che si morde la coda. Il porcellum colpisce ancora. Il seguito al prossimo post, dopo l’audizione del Ministro per le Riforme, anche per trattare l’argomento delle norme di garanzia di genere.


[1] La ribellione personale di Aldo Bozzi http://www.radio24.ilsole24ore.com/notizie/2013-05-17/porcellum-parola-consulta-ribellione-144104.php

[2] Commissione Bozzi http://www.camera.it/parlam/bicam/rifcost/dossier/prec03.htm


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