Soddisfazione dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria

Bene i nuovi regolamenti della Commissione di vigilanza Rai per contrastare la sotto rappresentazione delle donne in politica

“Finalmente non saranno solo gli uomini gli unici protagonisti delle trasmissioni e servizi che la Rai manderà in onda per la prossima tornata elettorale”. L’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria esprime la sua soddisfazione per i regolamenti appena licenziati dalla Commissione di Vigilanza Rai per le prossime scadenze elettorali che riguarderanno le Europee, le Regioni Piemonte e Abruzzo, e numerose amministrazioni comunali. “Per la prima volta infatti, richiamandosi all’articolo 51 della Costituzione e alla legge 215 del 2012, la Commissione di vigilanza intende contrastare efficacemente la sotto rappresentazione delle donne in politica, e prescrive la più ampia ed equilibrata presenza di entrambi i sessi nelle trasmissioni radio televisive del servizio pubblico.

Non più solo parità di accesso a tutte le forze politiche ma – sottolinea l’Accordo – anche alle donne e agli uomini coinvolti nella consultazione elettorale. Un risultato ottenuto grazie al lavoro di squadra tra l’Accordo, la senatrice Laura Puppato e la deputata Paola De Micheli che, con il loro lavoro, sono riuscite a coinvolgere su questa battaglia di pari opportunità l’intera Commissione di vigilanza Rai , che, lo ricordiamo, conta solo 7 donne su 40 componenti e nessuna donna nel comitato di presidenza.

“L’Accordo è fiducioso che l’Autorità di garanzia per le telecomunicazioni si adeguerà agli stessi principi nelle delibere che riguardano le sue funzioni generali di controllo e le competenze sulle altre trasmissioni radiotelevisive”.

Le Firmatarie dell’Accordo

Roma, 4 aprile 2014

Rif. Daniela Carlà – danielacarla2@gmail.com – Roberta Morroni – morronir@libero.it

Obiettivo: parità di genere. AIDOS alla CSW

La CSW (Commissione sullo status delle donne) chiede maggiori sforzi per promuovere l’uguaglianza di genere.

Al termine di due settimane di intensi negoziati, la 58 ª sessione della Commissione sullo Status delle Donne (Commission on the Status of Women, CSW) si è conclusa a notte fonda il 22 marzo a New York, presso la sede delle Nazioni Unite, con l’approvazione di un documento (Agreed Consclusions) che pone la parità di genere e i diritti umani delle donne tra le priorità assolute se si vuole raggiungere uno sviluppo che sia sostenibile.

La Commissione si è riunita quest’anno per esaminare le sfide e i cambiamenti posti dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio per migliorare la vita di donne e ragazze nei Paesi in via di sviluppo. Se in generale gli Obiettivi – che erano stati stabiliti dall’ONU nel 2000 – hanno portato ad una riduzione di alcuni aspetti della povertà, quelli che risultano più lontani dall’essere raggiunti sono proprio quelli relativi a donne e bambine, in particolare per quanto riguarda il raggiungimento della parità di genere e il miglioramento della salute materna. In vista della scadenza degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio nel 2015, il documento della Commissione rappresenta un contributo determinante per stabilire le priorità per il prossimo quadro di sviluppo globale.

La Commissione ha espressamente chiesto un Obiettivo specifico sulla parità di genere, come era stato richiesto a gran voce dalle attiviste per i diritti delle donne.

“Un Obiettivo specifico sulla parità di genere significa che l’uguaglianza e i diritti delle donne sono importanti di per sé e devono costituire una priorità per gli investimenti governativi”, afferma Daniela Colombo, Presidente di AIDOS. “Si riconosce che uno sviluppo sostenibile e significativo deve affrontare le cause profonde della disuguaglianza di genere, che negano il diritto all’istruzione per donne e ragazze, il diritto di prendere decisioni sul proprio corpo e se e quando avere dei figli, l’accesso a pari opportunità d’impiego e pari retribuzione per il medesimo lavoro, nonché il diritto a una vita libera da ogni forma di violenza. Tutto ciò richiede una forte volontà politica e risorse adeguate”.

La Commissione ha inoltre dichiarato che l’Agenda di sviluppo per il post-2015 deve includere target specifici di genere in tutti gli altri obiettivi di sviluppo, in particolare quelli relativi all’istruzione, alla sanità, alla giustizia economica e all’ambiente. I governi sono inoltre invitati ad affrontare norme e pratiche sociali discriminatorie che favoriscono la disuguaglianza di genere, come il matrimonio precoce e forzato, le mutilazioni dei genitali femminili e altre forme di violenza contro donne e ragazze, rafforzando i meccanismi di controllo sull’applicazione dei diritti umani delle donne.

Le Agreed Conclusions hanno riaffermato la validità del Programma d’azione del Cairo (1994) e della Piattaforma di azione di Pechino (1995), richiedendo investimenti “per un’assistenza sanitaria completa e di qualità per la salute sessuale e riproduttiva”, tra cui la contraccezione d’emergenza, l’informazione e l’educazione, l’aborto sicuro, là dove è consentito dalla legge, la prevenzione e il trattamento delle infezioni sessualmente trasmissibili, compreso l’Hiv, e lo sviluppo di programmi di educazione sessuale per i/le giovani. Inoltre, le conclusioni richiamano al riconoscimento del diritto delle donne di “decidere liberamente e responsabilmente sulle questioni relative alla loro sessualità … libere da coercizione, discriminazione e violenza”.

Gli Stati membri hanno riconosciuto che i progressi verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio – che comprendono l’eliminazione della povertà e l’ampliamento dell’accesso ai servizi sanitari compresa la salute riproduttiva – sono stati ostacolati da persistenti “rapporti ineguali di potere tra donne e uomini,” leggi, norme sociali e stereotipi di genere particolarmente discriminatori.

I governi hanno espresso preoccupazione su diverse criticità legate alla parità di genere che non sono state adeguatamente affrontate dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, compresa la violenza contro le donne e le ragazze; pratiche dannose come il matrimonio precoce e forzato e le mutilazioni dei genitali femminili; il diritto alla salute sessuale e riproduttiva; la quantità di lavoro non retribuito di donne e ragazze, in particolare il lavoro di cura; il divario salariale di genere; la parità di accesso delle donne al controllo delle risorse compresa la proprietà della terra; i diritti di successione e la piena partecipazione femminile ai processi decisionali a tutti i livelli.

La Commissione ha chiesto provvedimenti per garantire l’accesso universale all’istruzione primaria, soprattutto per bambine e ragazze vulnerabili, nonché misure volte a rafforzare la partecipazione delle donne nei settori di lavoro formali e informali.

Le organizzazioni che si occupano di diritti delle donne e di salute sessuale e riproduttiva hanno espresso il loro plauso ai governi che si sono impegnati per i diritti di tutti gli individui a vivere senza violenza, discriminazione e barriere che impediscono l’accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva, in particolare per le ragazze.

Tuttavia, le stesse organizzazioni hanno espresso il loro disappunto per l’azione di una piccola minoranza di governi conservatori, spronati dalla Santa Sede – che, unica religione al mondo, detiene status di osservatore speciale alle Nazioni Unite per via dello Stato del Vaticano – che ha contestato i concetti fondamentali di genere e i diritti umani delle donne durante le due settimane di negoziati.

In particolare è stato notato che, nonostante le Nazioni Unite abbiano da venti anni affermato il divieto di discriminazioni e violenze basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, i/le delegati/e governativi/e hanno ceduto alle pressioni per escludere il riconoscimento di queste violazioni nelle conclusioni finali concordate. Una lettera di protesta in tal senso è stata inviata a tutti gli Stati membri che hanno partecipato alla CSW.

Migliorare l’Italicum. Si può

ASPETTARE STANCA e Power&Gender (entrambe associazioni che fanno parte della Rete per la Parità), in collaborazione anche con alcuni esperti e Noi Donne Media partner, hanno programmato un incontro di approfondimento sulla riforma elettorale per il Parlamento, che non ha l’iter breve che era stato preannunciato e presenta nodi non ancora risolti.

Diffondete e partecipate, se interessa seguite i successivi post che pubblichiamo sul Blog www.aspettarestanca.wordpress.com

Tavola rotonda
Migliorare l’Italicum. Si può!
Le richieste delle elettrici e degli elettori:
rappresentanza paritaria e non solo
Martedì 25 ore 15,30 – 19
Casa Internazionale delle donne – Sala Carla Lonzi
via della Lungara,19 – Roma

Sulla LEGGE ELETTORALE attualmente in discussione in Parlamento è in atto un ampio dibattito fuori e dentro le istituzioni.

Sul tema delle riforme elettorali legato alla rappresentanza a tutti i livelli, dalle elezioni comunali alle elezioni europee, molte associazioni e persone hanno dato un apporto rilevante in questi anni, e il contributo delle donne è sempre servito a perfezionare ciò che era in discussione, affinandone i contenuti.

Al lavoro di informazione, le associazioni ASPETTARE STANCA, AFFI- Power&Gender e AzioneCivica aggiungono una tavola rotonda dal titolo “Migliorare l’ Italicum. Si può! Le richieste delle elettrici e degli elettori: rappresentanza paritaria e non solo”, su temi non tutti affrontati e risolti con chiarezza nel testo attualmente in discussione in Parlamento.

Saranno proposti i contributi che scaturiscono dall’esperienza civica di associazioni di uomini e donne e di studiosi, che si confrontano e avanzano proposte concrete, per migliorare l’Italicum, tra cui Se non ora quando Libere e Rete per la Parità.

Martedì 25 febbraio 2014 dalle ore 15,30 alle ore 19 presso la Casa Internazionale delle Donne, via della Lungara 19, Roma.


Scarica la presentazione della Tavola Rotonda


PARTECIPANTI

E’ in atto un ampio dibattito fuori e dentro le istituzioni verso una nuova legge elettorale.

Da qui l’idea della associazioni proponenti di una tavola rotonda (trasmessa in diretta streaming)sui temi non tutti affrontati con chiarezza dalla legge in discussione, per capirne di più ed avanzare proposte concrete ed utili.

Intervengono esponenti di associazioni di uomini e donne e studiosi

Partecipano (in ordine alfabetico):

Antonella Anselmo
Aldo Bozzi
Agnese Canevari
Daniela Carla’ / Marisa Rodano
Antonio Dainelli
Irene Giacobbe
Tommaso Nannicini
Rosanna Oliva
Mario Segni

Media partner: Noi donne

Segreteria organizzativa:

Rete per la Parità
info.reteperlaparita@gmail.comwww.reteperlaparita.it
Ufficio stampa: Rosangela Petillo 338.7002506

Nel prossimo nuovo Governo Italiano è essenziale la Ministra per le Pari Opportunità


A Matteo Renzi
Presidente del Consiglio incaricato

CI SIAMO! E vogliamo esserci.

Nel prossimo nuovo Governo Italiano è essenziale la Ministra per le Pari Opportunità.

Perché?

perché la voce delle Donne Italiane e i loro problemi di Cittadine, devono trovare non solo ascolto, ma avere valore di priorità del Paese e, come tali, seguiti da indispensabili e adeguate soluzioni, nel rispetto dei principi costituzionali e delle direttive europee;

perché questa lunga ed intensa crisi non solo economica – ma anche sociale, culturale, etica, sta colpendo in modo significativo soprattutto le Donne, nella vita pubblica e privata: precariato e disoccupazione femminile, disparità di carriera e di retribuzione sul lavoro, atti di violenza contro le Donne e femminicidio, distorta rappresentazione sui media delle Donne e delle loro vicende, smantellamento o riduzione dei servizi sociali, esigua presenza delle Donne nelle Istituzioni e nei luoghi decisionali…sono solo alcuni esempi;

perché le politiche di genere non diventino solo un bel vessillo di proclamata “modernità”, contemplandole nei punti programmatici al momento della costituzione del Governo e poi trascurate, ma siano un concreto impegno di tutti i Ministri;

perché è importante avere una figura di riferimento, di stimolo e di coordinamento, per politiche delle Pari Opportunità e delle azioni positive in tutte le attività e gli atti di Governo – in una logica di gender mainstreaming, con la valutazione delle diverse implicazioni per uomini e donne di ogni azione politica, compresa la legislazione e i programmi, in tutti i settori e livelli;

perché le politiche generali, per essere davvero tali e portare benefici collettivi, devono tener presenti tutte le prospettive, basilare quella di genere. Basti pensare alla recente vicenda sull’attribuzione del cognome ai figli/figlie, già oggetto di condanna della Corte di Strasburgo all’Italia per violazione del principio di parità, del cui DDL approvato dal CdM, pur lodevole per la tempestività ma criticabile nei contenuti e modalità, non si è avuto più notizia (sull’argomento incombe altresì un giudizio della Corte Costituzionale e
un ulteriore ritardo comporterà gli inevitabili effetti della condanna);

perché è essenziale che il punto di vista delle Donne, la democrazia pari, diventino un esempio per le nuove generazioni di uomini e donne, nell’auspicabile funzione anche pedagogica della politica e delle più alte Istituzioni della Repubblica Italiana;

perché deve essere istituzionalizzato il rapporto e reso continuativo il dialogo con il mondo dell’Associazionismo Femminile, così come diventa ormai indispensabile nella logica di rinnovamento, cambiamento, efficienza generali, il ripensamento di tutti gli Organismi di Pari Opportunità.

Se non sono sufficienti questi “perché”, ne abbiamo tanti altri.

Quelli delle Donne Italiane, oltre la metà del Paese.

Roma, 17 febbraio 2014

NOI RETE DONNE
AFFI – ASSOCIAZIONE FEDERATA FEMMINISTA INTERNAZIONALE
SE NON ORA QUANDO
AGI (Ass. Giuriste Italiane – sez. romana)
AIDOS
ASPETTARE STANCA
ASSOCIAZIONE ALMA CAPPIELLO
ASSOCIAZIONE BLOOMSBURY
ASSOCIAZIONE DONNE BANCA D’ITALIA
ASSOLEI
CENTRO ITALIANO FEMMINILE
COMMISSIONE DIRITTI E PARI OPPORTUNITÀ ASS. NE STAMPA ROMANA
CONSIGLIERA NAZIONALE PARITA’
CONSULTA DONNE DI COLLEFERRO
COORDINAMENTO ITALIANO LOBBY EUROPEA DELLE DONNE
COORDINAMENTO NAZIONALE DONNE ANPI
CORRENTE ROSA
CRASFORM Onlus
DOLS DONNE ONLINE
DONNE CHE SI SONO STESE SUI LIBRI E NON SUI LETTI DEI POTENTI
DONNE E INFORMAZIONE
DONNE IN QUOTA
DONNE IN RETE PER LA RIVOLUZIONE GENTILE
DONNE PER MILANO
DONNE ULTRAVIOLETTE
FIDAPA
FONDAZIONE ADKINS CHITI – Donne in musica
FONDAZIONE NILDE IOTTI
GIO (Osservatorio studi di genere, parità e pari opportunità)
GIULIA (Giornaliste Unite Libere Autonome)
IL CORPO DELLE DONNE
IL PAESE DELLE DONNE
INGENERE
LA META’ DI TUTTO
LE NOSTRE FIGLIE NON SONO IN VENDITA
LIBERA DONNA
LIBERE TUTTE – Firenze
LUCY E LE ALTRE
MOUDE (Movimento Lavoratrici dello spettacolo)
MOVIMENTO ITALIANO DONNE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA
NOID TELECOM
NOI DONNE
NOIDONNE 2005
PARIMERITO
PARI O DISPARE
PROFESSIONAL WOMEN’S ASSOCIATION
RETE ARMIDA
RETE PER LA PARITA’
SOLIDEA
TAVOLA DELLE DONNE sulla violenza e sicurezza città di Bologna
TUTTEPERITALIA
UDI
USCIAMO DAL SILENZIO
WOMEN IN THE CITY

Rif. Daniela Carlàdanielacarla2@gmail.com
Roberta Morronimorronir@libero.it

COGNOME MATERNO: LA PAROLA ORA PASSA ALLA CORTE COSTITUZIONALE

Si avvicina l’obiettivo della Rete per la Parità, individuato da anni, di arrivare a una legge sui cognomi che rispetti la parità tra i genitori e il diritto delle figlie e dei figli a uno status corrispondente alle origini, e metta l’Italia al passo con gli altri Paesi.

Apprezzabile l’iniziativa immediata del Governo dopo la condanna di Strasburgo di approvare un DDL sui cognomi. Si spera nel tavolo tecnico interministeriale istituzionale preannunciato dalla viceministra Guerra per integrarne e migliorarne i contenuti.

Va anche conosciuta la contemporanea decisione della Corte D’Appello di Genova di accogliere la questione di legittimità costituzionale, sollevata da Susanna Schivo, avvocata di Genova, componente del Comitato scientifico della Rete per la Parità, che patrocina una coppia e ha portato il ricorso contro l’attuale normativa italiana sui cognomi delle figlie e dei figli davanti alla Corte Costituzionale, che a breve dovrà occuparsene.

Davvero straordinaria la concomitanza delle notizie da Strasburgo e da Genova.

Ecco il link alla sentenza di Strasburgo, che al più presto dirameremo anche nel testo in italiano, non ancora disponibile

Ecco il testo del Comunicato stampa dell’avv. Susanna Schivo:
COMUNICATO STAMPA

“Con un tempismo casuale ma davvero straordinario, la Corte di Strasburgo ha deciso in questi giorni che l’inesistenza nel nostro ordinamento di una deroga all’automatica attribuzione del cognome paterno ai figli legittimi all’atto della nascita è gravemente “discriminatoria verso le donne” e costituisce violazione della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo. Infatti, proprio nei prossimi mesi la Corte Costituzionale è chiamata a decidere in merito alla questione sollevata dalla Corte di Appello di Genova, con ordinanza depositata il 28 novembre scorso – lo afferma l’avv. Susanna Schivo del Foro di Genova, che ha patrocinato la richiesta di due coniugi nel giudizio sorto dopo il rifiuto di veder assegnati al proprio figlio entrambi i cognomi, come viene identificato quest’ultimo in Brasile, paese d’origine della madre.

A differenza della sentenza della Corte di Strasburgo, che non ha efficacia immediata e diretta nel nostro ordinamento – commenta il legale – la decisione della Corte Costituzionale potrebbe definitivamente eliminare la disciplina discriminatoria ad oggi vigente, consentendo finalmente a ciascun genitore di identificare la prole all’atto della nascita anche con il proprio cognome”.

Aggiunge ancora l’avv. Susanna Schivo: “In tempi ancora più brevi l’Italia potrebbe allinearsi agli altri paesi europei, se il Parlamento decidesse di discutere la normativa richiesta da più parti da oltre trent’anni (la prima proposta risale al 1979), che aveva portato in una passata legislatura anche ad una bozza di riforma del Codice civile”.

Per chiarimenti contattare l’Avv. Susanna Schivo al n. 329/1981508 o via email all’indirizzo avv.susannaschivo@libero.it.

Convegno 3 dicembre 2013 “SE NON E’ PARITARIA NON E’ DEMOCRAZIA”

Convegno 3 dicembre 2013 ‘SE NON E’ PARITARIA NON E’ DEMOCRAZIA.LE RIFORME DELLE LEGGI ELETTORALI EUROPEA, NAZIONALE E REGIONALI’

L’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria il 3 dicembre 2013 dalle 15.00 alle 18.00, organizza l’iniziativa pubblica su ‘SE NON E’ PARITARIA NON E’ DEMOCRAZIA.LE RIFORME DELLE LEGGI ELETTORALI EUROPEA, NAZIONALE E REGIONALI’, presso la sede del Parlamento Europeo- Sala delle Bandiere in via IV Novembre n. 149 – Roma.

Interverrà la Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli.


Info e contatti :

danielacarla2@gmail.com

morronir@libero.it

pagina facebook ‘Noiretedonne’

Giunta di Colleferro: il Consiglio di Stato sa che esiste la legge 215/2012?

Questo articolo è un aggiornamento di quanto già dichiarato nell’articolo sulle quote rosa nella Giunta di Colleferro


Con l’ordinanza del 13 novembre 2013 il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta di sospensiva della sentenza 08206/2013 con cui il Tar del Lazio aveva annullato la composizione della giunta comunale del Comune di Colleferro composta totalmente da componenti di sesso maschili.
L’ordinanza del Consiglio di Stato ha accolto la richiesta di sospensiva presentata dal sindaco Mario Cacciotti basandosi sull’assenza nello statuto comunale di precise disposizione atte a garantire la presenza di entrambi i generi nell’organo esecutivo comunale.

Il Consiglio di Stato sembra tornare indietro sui suoi stessi orientamenti e sembra non tener conto di quanto previsto nella legge 215 del 2012.
Sotto il primo profilo, nell’ordinanza si mette in evidenza come nelle precedenti pronunce sul caso della Regione Campania (4502/2011) e della Regione Lombardia (3670/2012) in merito alla composizione della loro giunta regionale si faccia riferimento a specifiche disposizioni nello statuto regionale, di tipo promozionale in merito alle pari opportunità. In realtà nelle due sentenze i massimi giudici amministrativi avevano dato una lettura diversa delle disposizioni statutarie in tema di riequilibrio di genere e in entrambi i casi era stata ravvisata una vera e propria obbligazione di risultato in capo al Presidente della Regione, il principio di pari opportunità era stato quindi considerato come precettivo.

Venendo al secondo profilo i giudici di Palazzo Spada sembrano aver totalmente ignorato l’esistenza della legge 215/2012 per la promozione delle pari opportunità negli enti locali. Ora con la nuova formulazione dell’articolo 6 del comma 3 del Testo Unico degli enti locali, il rispetto del principio di pari opportunità non è una mera promozione, ma deve essere una “garanzia” recepita dagli statuti comunali che entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge dovevano adeguare i loro statuti. Cosa non fatta dal Comune di Colleferro il cui statuto è attualmente illegittimo sotto il profilo delle pari opportunità.

Francesca Ragno
Dottore di ricerca in teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate

Leggi tutto l’articolo su Aspettare Stanca

Bresso: una donna musulmana entra in Consiglio Comunale

Per la prima volta una donna musulmana entra in Consiglio Comunale. Si tratta di Rassmea Salah, la prima dei non eletti tra le fila del Pd alle scorse amministrative. Prenderà il posto del consigliere Pietro Ballotta, del Pd, che ieri sera durante il Consiglio si è dimesso dalla carica per ragioni familiari. Rassmea ha 30 anni, è di origine egiziana ma è nata a Casorate Primo, in provincia di Pavia. Si è laureata prima in Scienze Politiche a Milano e poi in Studi Arabo Islamici all’Università Orientale di Napoli, per poi proseguire con un master in Found Raising all’Asvi di Roma. Attualmente lavora come addetto stampa per una Ong. L’insediamento ufficiale è previsto per il prossimo Consiglio comunale.

In attesa di conoscere meglio la new entry, che ha come primato il fatto di essere la prima donna musulmana a sedersi in un consiglio nel Nordmilano, riportiamo il discorso di saluto di Pietro Ballotta. Il suo addio è stato infatti un momento commovente per la passione dimostrata nei confronti della sua città e della politica. Pietro, classe 1988, era uno dei più giovani consilieri, ma non mancava di esperienza, essendo già al suo secondo ciclo in Consiglio. Era stato eletto la prima volta a soli 19 anni.

Leggi l’articolo completo su: nordmilano24.it

Il lavoro della Commissione per le riforme e le norme per il riequilibrio di genere

Grazie al professor Stefano Ceccanti abbiamo ricevuto nella stessa giornata di ieri il testo varato dalla Commissione riforme.

Evidenziamo che nella parte dedicata alle riforme elettorali è data per scontata la “seconda preferenza di genere “ e la “garanzia del riequilibrio di genere” nel maggioritario.

Sembra che questa importante novità, frutto di un lungo lavoro delle associazioni di donne e di alcune donne delle istituzioni, non compaia in nessuno dei numerosi commenti al frutto del lavoro dei cosiddetti “saggi ”, diffusi in queste ore in televisione, sulla stampa e sul web (affidati esclusivamente ad uomini, in spregio alla “par condicio di genere ”.

Ecco la parte del doc che riguarda la legge elettorale per il Parlamento.

“Particolarmente coerente con l’ipotesi del governo parlamentare del primo ministro appare un sistema elettorale di carattere proporzionale con clausola di sbarramento rigorosamente selettiva (5%), con premio di maggioranza che porti al 55% dei seggi il partito o la coalizione vincente che abbia superato una determinata soglia. Per quanto concerne i meccanismi di selezione fra i diversi candidati, si può pensare o a un sistema basato su un voto di preferenza e una seconda preferenza “di genere”, ovvero, in alternativa, a un sistema che affianchi collegi uninominali per la metà degli eletti e una lista di tre o quattro nomi per l’altra metà, con voto unico e con la garanzia del riequilibrio di genere. Secondo una opinione manifestata da più componenti della Commissione, la soglia per guadagnare il premio di maggioranza dovrebbe aggirarsi attorno al 40% dei seggi. Secondo altri la soglia dovrebbe essere più elevata, sino ad arrivare al 50%. Se al primo turno di votazione nessuna lista o coalizione di liste raggiunge la soglia per guadagnare il premio di maggioranza, si prevede un secondo turno di ballottaggio tra la prima e la seconda forza attribuendo a quella vincente il premio del 55% dei seggi.”

Come Aspettare stanca, dopo una lettura più approfondita di tutte e cinque le parti del documento, torneremo su altre possibili modifiche costituzionali attuative degli articoli 3 e 51, relative all’equilibrio di genere.

Ci riferiamo in particolare, ad esempio, alla parte relativa alla modifica del Titolo V, dove si potrebbe risolvere l’eccessiva varietà dei sistemi di voto tra le regioni e l’assenza in alcune leggi elettorali regionali anche recenti (come per la Sardegna),della doppia preferenza di genere.

Anche se non sono state considerate dal Comitato per le riforme, potrebbero essere discusse nell’apposita istituenda Commissione parlamentare.

sul blog www.stefanoceccanti.wordpress.com l’intero documento in formato doc.

Vi invitiamo anche a leggere il commento del Prof. Ceccanti sul sito di Aspettare Stanca: http://aspettarestanca.wordpress.com/2013/09/18/il-lavoro-della-commissione-per-le-riforme-e-le-norme-per-il-riequibrio-di-genere/

Colleferro e le “Quote Rosa”

Con sentenza depositata il 12 settembre 2013 il TAR Lazio ha accolto, condividendone ogni singolo motivo di doglianza, il ricorso presentato lo scorso febbraio dall’Associazione nazionale per la promozione delle pari opportunità, Rete per la Parità, gruppo Consulta le Donne e Cittadini/e, assistiti dai legali Antonella Anselmo e Pier Paolo Carbone, contro il Comune di Colleferro per violazione delle norme costituzionali, europee ed internazionali sul rispetto del principio delle pari opportunità tra uomo e donna anche nella composizione della Giunta comunale.

Il Collegio giudicante, nel richiamare la piena valorizzazione dell’apporto diretto dei singoli e delle loro formazioni sociali (costituzionalmente rilevanti, ex art. 3 della Cost.), e nel garantire in sede processuale, la più ampia possibilità di sindacare la funzione amministrativa comunale, ha deliberato di non aderire alla richiesta del Comune di Colleferro di sottoporre la questione alla Corte di Giustizia, anche in ragione della consacrazione del divieto di ogni discriminazione sulla base del sesso ed il riconoscimento della parità tra uomini e donne come diritto fondamentale di tutte le persone.

Il Collegio ha così deciso che la concreta attuazione del principio di non discriminazione deve essere individuata nella garanzia di una soglia prossima alla “pari” rappresentanza dei generi, da indicarsi nel 40% di persone del sesso sottorappresentato, confermando peraltro la precedente sentenza già resa sul caso di Civitavecchia.

Leggi tutto l’articolo su: http://www.osservatorelaziale.it/index.asp?art=7235&arg=2&red=1


Scarica la sentenza del TAR