A Gabriella Luccioli il IV Premios Igualdad de la Abogacía

Le congratulazioni della Rete per la Parità

Il Consiglio Generale degli Avvocati spagnoli ha attribuito alla Giudice Gabriella Luccioli, nostra socia onoraria, e a Teresa Peramato, Procuratrice di Camera spagnola contro la violenza sulle donne, il IV Premios Igualdad de la Abogacía, destinato a coloro che nella professione lavorano a favore dell’uguaglianza di genere. Il premio sarà consegnato il 6 marzo a Madrid, in concomitanza con le celebrazioni della Giornata Internazionale della donna.

La Rete per la Parità si congratula con Gabriella Luccioli per il meritato alto riconoscimento.

Di seguito il testo tradotto dell’articolo pubblicato su abogacia.es

Il pubblico ministero Teresa Peramato e il giudice italiano Gabriella Luccioli, IV Premio Uguaglianza per la Professione Legale

Il IV Premio Parità per la Professione Legale va al Procuratore spagnolo della Camera delegata contro la violenza sulle donne, Teresa Peramato, e alla Giudice italiana Gabriella Luccioli, una delle prime donne a intraprendere la carriera giudiziaria in quel Paese.

Questi premi, concessi dal Consiglio Generale degli Avvocati spagnoli per riconoscere coloro che nella professione legale lavorano a favore dell’uguaglianza di genere, saranno consegnati in un evento il 6 marzo a Madrid, in concomitanza con le celebrazioni della Giornata internazionale della donna.

Teresa Peramato è entrata nella carriera di Pubblico Ministero nel 1990. Dopo aver attraversato varie Procure, nel maggio 2021 è stata promossa alla categoria di Procuratore di Camera e nominata Procuratore di Camera contro la Violenza sulle Donne. È un punto di riferimento nella lotta alla violenza di genere. La giuria ha osservato che “tutto il suo lavoro quotidiano è stato dedicato alla ricerca di soluzioni a questo grave problema sociale”. E ha sottolineato che “è una giurista impegnata a sradicare le discriminazioni basate sul sesso o sul genere e ad avanzare verso la piena, reale ed effettiva uguaglianza tra donne e uomini”.

Gabriella Luccioli divenne giudice nel 1965, al primo concorso aperto alle donne in Italia. È stata la prima a entrare in Cassazione. La giuria ha sottolineato “il suo grande lavoro come giudice, riscrivendo il diritto di famiglia, nonché emettendo sentenze con una prospettiva di genere, storica in questo senso”. E ha osservato che “le sue pronunce hanno avuto un influsso notevole sulla revisione del diritto di famiglia, dall’obbligo del cognome paterno per i figli legittimi, alla tutela del coniuge più debole, attraverso l’indennità di divorzio e le accuse di separazione”.

La giuria era composta in questa edizione da Vicente Guilarte, Presidente del Consiglio Generale della Magistratura; Victoria Ortega, Presidente del Consiglio degli avvocati; Marga Cerro, Presidente della Commissione di Parità del Consiglio; Joan Martínez, decano dell’Ordine degli avvocati di Granollers; l’avvocato Ángela Cerrillos; Francisco de Miguel Pajuelo, Presidente del Tribunale Amministrativo dello Sport e Javier Martín García, Segretario generale del Consiglio.

In questa edizione sono stati presentati 11 candidati nazionali e 2 internazionali.

La consegna dei premi avverrà nel corso di un evento che avrà luogo mercoledì 6 marzo nel pomeriggio, al quale parteciperà Manuel Marchena, presidente della Seconda Sezione della Corte Suprema; Lucía Ortiz, ricercatrice in Etica e Governance dell’Intelligenza Artificiale presso l’Università Autonoma di Madrid; Natalia Velilla, magistrato del Tribunale di primo grado n. 6 di Alcobendas; lo scrittore Ignacio Varela e l’avvocato Francisco Ignacio López in due tavole rotonde, una sui pregiudizi dell’intelligenza artificiale e l’altra sulla polarizzazione politica.

L’anno scorso i vincitori furono l’avvocato femminista spagnolo Ángela Cerrillos, la presidente della Corte Suprema di Porto Rico Maite Oronoz e, postuma, l’avvocato Mª Alfonsa Aragón.

Fonte foto: abogacia.es

Marisa Rodano: il ricordo della Rete per la Parità nel giorno del suo compleanno

Oggi, 21 gennaio 2024, avrebbe compiuto 103 anni Marisa Cinciari Rodano, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, scomparsa il 2 dicembre scorso.

Deputata del Pci fin dalla prima legislatura, di cui era l’ultima ancora in vita, prima donna vicepresidente della Camera dei deputati.

Nel 2015, dopo anni di comune impegno, iniziato in occasione della fondazione dell’Accordo per la democrazia paritaria, Marisa  accettò di essere socia onoraria della Rete per la Parità.

Una figura straordinaria che ha attraversato la storia della Repubblica italiana con coraggio, determinazione e impegno proseguito fino alla tarda età.

La sua vita è stata un inno alla resistenza contro il fascismo. Durante la Seconda Guerra Mondiale ha giocato un ruolo fondamentale nei Gruppi di difesa della donna, un movimento che ha coinvolto circa 70.000 donne nella resistenza contro i nazifascisti. La sua partecipazione attiva nella propaganda, nell’assistenza ai partigiani e nelle attività sociali ha evidenziato la sua dedizione alla causa della libertà. Arrestata nel 1943 per la sua opposizione al regime, ha trascorso del tempo nelle carceri delle Mantellate di Roma.  

Dopo la guerra il suo impegno politico non si è affievolito. Attraverso la fondazione nel 1944 dell’Unione Donne Italiane (UDI) ha promosso attivamente la partecipazione delle donne nella vita politica, culminata nella campagna per il voto del 2 giugno 1946 per il Referendum e per l’elezione dell’Assemblea costituente.

Anni importanti per la storia della nostra democrazia che ha narrato in Memorie di una che c’era. Una storia dell’Udi, pubblicato nel 2010. A lei si deve anche la scelta della mimosa come simbolo dell’8 marzo per la Giornata Internazionale dei diritti delle donne.

Marisa Cinciari Rodano ha giocato un ruolo chiave nella transizione verso la democrazia; la sua testimonianza ci dà forza nel nostro quotidiano impegno verso la parità.

Sarai sempre con noi, Marisa.

Italia, 21 gennaio 2024

Fonte foto: Il Manifesto e Orizzonte Scuola Notizie

Cerimonia d’inaugurazione della LUISS: protagonista la parità

All’inaugurazione dell’anno accademico della LUISS dopo la relazione del Rettore Andrea Prencipe, nella sua introduzione, la Presidente Paola Severino ha citato molte donne che hanno contribuito a raggiungere importanti tappe nel percorso verso la parità, tra le quali Rosanna Oliva de Conciliis e Gabriella Luccioli.

Video integrale. Al minuto 35:38 l’intervento della Presidente Paola Severino. Al minuto 52:27 quello di Paola Cortellesi.

La Consulta prende atto che il maschile neutro non esiste

Il 10 gennaio su La Stampa è stato pubblicato l’articolo firmato dalla Presidente onoraria della Rete per la Parità, Rosanna Oliva de Conciliis e da Maria Tiziana Lemme, Presidente di Femminile Maschile Neutro.

L’articolo riguarda la scelta voluta dal Presidente della Corte costituzionale Augusto Barbera e da tutto il collegio, di eliminare dall’intestazione delle sentenze il termine “signori”.

Si tratta di un importante segnale di ammodernamento a favore di un uso della lingua attento alla prospettiva di genere e di superamento della convenzione del maschile inclusivo.

Verso la legge per completare la riforma del cognome

Il 30 dicembre in prima pagina su La Stampa è stato pubblicato l’articolo della nostra Presidente onoraria Rosanna Oliva de ConciliisCompletiamo la riforma sul doppio cognome”.

L’augurio della Presidente onoraria è che la nuova disponibilità della maggioranza consenta anzitutto di fare una campagna informativa sull’operatività già in essere della regola del doppio cognome e, non meno importante, che si completi la riforma.

Il 2 gennaio, sempre su La Stampa, è uscito un altro articolo sulla riforma, firmato da Donatella Stasio. Passo in avanti con l’apertura del governo al completamento della riforma. La norma è già in vigore da un anno e mezzo, però molte famiglie ancora non lo sanno: occorre informare i genitori.

Come Rete per la Parità ringraziamo ancora una volta La Stampa per aver puntato i riflettori sul lungo iter del doppio cognome non ancora giunto alla conclusione. Per questa via, si promuove anzitutto la cultura della parità di genere e del rispetto.

Buone Feste dalla Rete per la Parità!

Grazie Marisa per aver dedicato la tua vita all’impegno per la democrazia e per la parità

Oggi, 2 dicembre è morta all’età di 102 anni Marisa Cinciari Rodano, deputata del Pci fin dalla prima legislatura, di cui era l’ultima ancora in vita. Arrestata sotto il fascismo per la sua attività nella Resistenza nelle file del Movimento dei Cattolici Comunisti e nell’attività dei Gruppi di difesa della donna. Cofondatrice dell’Udi, Unione donne in Italia, di cui è stata anche presidente, prima donna vicepresidente della Camera dei deputati.

Quell’8 marzo del 2011 ero lì, alla sua destra, accanto a Carla Cantatore di UDI Monteverde e da allora ho avuto l’onore e il privilegio di trovarmi accanto a lei in tante occasioni:  sempre disponibile a portare la sua preziosa testimonianza nell’impegno per la Parità. Ho potuto apprezzarne le grandi doti: la forza che le aveva permesso di affrontare e diventare protagonista della lotta al fascismo, la fermezza nel proseguire l’impegno politico nel partito, nel Parlamento e all’interno del Movimento delle donne, l’intelligenza nell’individuare gli obiettivi, gli strumenti e le strategie, la capacità di coinvolgere le donne, proseguita negli anni fino a un’età avanzata. Bellissima l’intervista rilasciata in occasione dei suoi cento anni.   Se ne va un pezzo della storia italiana e del Movimento delle donne.

Grazie, Marisa, per quanto hai fatto, grazie per aver accettato di essere Socia onoraria della Rete per la Parità.

Un abbraccio alla figlia Giulia e a tutta la sua numerosa famiglia da me e dal Direttivo della Rete per la Parità.

Rosanna Oliva de Conciliis

25 aprile: la testimonianza di Marisa Rodano, partigiana e deputata

Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Quali azioni dopo i cortei?

Quest’anno il femminicidio di Giulia Cecchettin ha avuto un effetto dirompente. Ci sarà un prima e un dopo nell’impegno  per l’eliminazione della violenza contro le donne in Italia.
Dal 26 novembre 2023, donne e uomini, individualmente o nelle associazioni e nei gruppi, con una maggiore consapevolezza e più numerosi, cercheranno di trovare le risposte a una serie di interrogativi vecchi e nuovi.

Facciamo rumore Le ragazze e i ragazzi hanno rifiutato il minuto di silenzio. Il fragore delle loro mani battute sui banchi ha segnalato in contemporanea la loro  volontà di affrontare insieme la sfida e la chiamata alla responsabilità delle persone adulte.

Fenomeno intollerabile dichiara Giorgia Meloni.

Ora basta! è il grido lanciato dalle donne (e alcuni uomini) del PD.

E noi aggiungiamo: Non basta!

La nostra è una società divisa dove, più ancora della contrapposizione tra uomini e donne, pesano le differenze di età e di convinzioni politiche.Non c’è da illudersi. Le forze politiche non sono pronte a impegnarsi  in modo unitario evitando le dinamiche proprie dello scontro politico. Il voto unanime in Parlamento sulla legge per il contrasto alla violenza contro le donne e domestica e la disponibilità della destra al Governo a organizzare iniziative per l’educazione affettiva nelle scuole sono stati ridimensionati immediatamente. Il protocollo d’intesa siglato dai Ministri Roccella, Valditara e Sangiuliano ha suscitato molte proteste. Gli interventi nelle scuole non possono essere facoltativi e devono coinvolgere anche i docenti e i genitori che devono  essere informati e formati sulle caratteristiche che sta assumendo la violenza e messi  in grado di cogliere i comportamenti spia che devono suscitare allarme e di intervenire nella maniera più utile.  

Non basta l’impegno ad approvare in tempi brevi le altre disposizioni che non sono state inserite in questa legge. Non hanno rilevanza le prime dichiarazioni “formali” di Giorgia Meloni ed Elly Schlein. La vera risposta arriverà se e quando le donne nel Governo e nel Parlamento riusciranno, mettendo da parte le differenze di appartenenza politica, a trovare di nuovo quello spirito unitario per combattere la violenza sulle donne che portò nel 1996, grazie all’impegno soprattutto delle donne della destra, a far inserire nel Codice penale la violenza sessuale come reato contro la persona e non come delitto contro la moralità pubblica e il buon costume.

Lo devono, lo dobbiamo a Giulia Cecchettin e a tutte le altre.

La Rete per la Parità continuerà a fare la sua parte. Marcheremo il Governo e il Parlamento, coinvolgeremo nel gruppo di pressione ancora altre associazioni, università, esperte ed esperti. Troveremo la forza nei principi della Costituzione repubblicana. Seguiremo le tre linee guida che la Rete per la Parità si è data fin dalla sua fondazione per combattere discriminazioni, violenze e sopraffazioni in ogni ambito.

Mai più portatrici d’acqua, Mai più donne invisibili e Mai più discriminate sul lavoro.