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AGENDA PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA

Report 28 gennaio 1

All’incontro organizzato dall’ACCORDO DI AZIONE COMUNE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA, a Roma il 28 gennaio u.s., nella sala della Mercede della Camera dei deputati, sull’AGENDA PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA hanno partecipato numerose candidate alle elezioni del Parlamento e delle Regioni e rappresentanti delle associazioni firmatarie. Va precisato che, per misure di sicurezza, essendo la sala piena, a molte persone, giunte dopo le 15,30, è stato impedito l’ingresso.

Al saluto inaugurale del Presidente della Camera, Onorevole Gianfranco Fini, ha fatto seguito la lettura del messaggio inviato dal Presidente del Consiglio, senatore Mario Monti.

Daniela Carlà ha coordinato i lavori alternando gli interventi introduttivi di Agnese Canevari, Silvia Garambois, Irene Giacobbe, Paola Diana e Rosanna Oliva sui temi oggetto del dibattito, a quelli delle candidate e di alcune delle rappresentanti delle associazioni firmatarie dell’Accordo.

Hanno preso la parola Giulia Bongiorno, ( Scelta Civica con Monti per l’Italia, Senato e come Presidente alla Regione Lazio), Titti di Salvo (SEL, Camera, capolista in Lombardia), Annalisa Minetti ( Scelta Civica con Monti per l’Italia, Camera, Lazio), Anna Falcone (Rivoluzione Civile, Camera, Sicilia), Graziella De Viti (Donne in quota), che a Milano sta organizzando, in sinergia con l’Accordo di azione comune, e insieme a Rete delle reti femminili, un convegno per il dopo elezioni, sull’analisi dei dati elettorali e sulle difficoltà incontrate dalle candidate donne), Luisa Rizzitelli (Patto Civico per Ambrosoli, Regione Lombardia), Teresa Petrangolini (PD, listino Regione Lazio); Alessandra Servidori (Consigliera Nazionale Parità), Marina Lilli Venturini (Presidente Nazionale dell’ANDE) e Francesca Piazza (Presidente ANDE Roma), che hanno riferito sull’esito positivo dei ricorsi presentati dall’Ande contro le giunte monosex di due comuni del Lazio, Roberta Agostini (PD, candidata alla Camera, Campania) che ha anche portato il saluto del Segretario del PD, Pierluigi Bersani; Laura Puppato (PD, capolista al Senato- Veneto), ha inviato un messaggio che è stato letto a suo nome da Alessandra Bailo Modesti.

Luigi Ricci del Centro Studi Barometro ha illustrato i dati di uno studio sulle candidature di probabile successo e sulle disparità gravissime esistenti attualmente nelle nomine negli Enti: una sola donna su 15 componenti la Corte Costituzionale, soltanto due nel CSM, nessuna donna presidente di Autorità, un direttore centrale su 11 in Bankitalia.

Erano inoltre presenti le candidate: Rosita D’Angiolella (Scelta Civica con Monti per l’Italia, Senato, Campania), Cecilia D’Elia (SEL Camera, Lazio) , Monica Cirinnà (PD Senato, Lazio), Rosamaria Chimisso ( Rivoluzione Civile, Camera, Lazio), Emilia Basile (PD, listino Regione Lazio), Valentina Grippo, (PD, capolista- Regione Lazio), Luisa Laurelli (PD, Senato- Lazio) Giovanna Marchese Bellaroto (Lista civica per Giulia Bongiorno presidente, Regione Lazio) Rita Capponi ( Rivoluzione Civile, per Ruotolo Presidente Regione Lazio) Marta Bonafoni (PD, listino Regione Lazio), Tatiana Campioni (Lista civica per Zingaretti- Regione Lazio), Loredana de Petris (SEL, capolista al Senato – Lazio).

Per motivi elettorali non hanno potuto essere presenti, ma hanno comunicato di essere molto interessate alle proposte dell’Accordo, le candidate: Marilisa D’Amico (PD –Senato, Lombardia), Mara Carfagna (PDL, Camera Campania), Pia Locatelli (PD, Camera- Lombardia), Luisa Gnecchi (PD, Camera- Trentino- Alto Adige) Valeria Fedeli (PD, capolista Senato- Toscana.)

Daniela Carlà ha concluso i lavori con un vibrante appello alle donne a farsi valere senza timidezze e complessi di inferiorità e, soprattutto, senza eccessi di riconoscenza verso i dirigenti di partito che le hanno indicate nelle liste o sostenute nelle primarie .

L’Accordo monitorerà nell’immediato futuro sia l’azione dei media Rai e privati in materia di par condicio di genere, sia i risultati delle elezioni nazionali e regionali.

L’Accordo continuerà anche nell’impegno per assicurare il rispetto della democrazia paritaria nella composizione del prossimo Governo.

L’Accordo si augura che il prossimo Parlamento vari norme per garantire nelle elezioni, a tutti i livelli, il completamento del quadro normativo, dopo la positiva approvazione della legge c.d. ‘doppia preferenza’ dovuta anche all’azione di pressione dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria.

Un articolo sulle novità dal Parlamento e dai TAR sulle Giunte paritarie

Donne nelle giunte: dal Tar Piemonte e Tar Lazio importanti novità

Sul finire della legislatura con poco clamore mediatico e quasi in punta di piedi è stata approvata la legge 215 del 23 novembre 2012, con cui per la prima volta dal 2003 si dà una prima concreta applicazione al novellato articolo 51 della Carta Costituzionale che impegna la Repubblica, in tutte le sue articolazioni, ad adottare appositi provvedimenti per favorire le pari opportunità tra uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive e agli uffici pubblici.

Con la legge 215 tra le diverse disposizione contenuto al suo interno vi è l’obiettivo primarie di incentivare la presenza delle donne negli enti locali, in modo particolare favorendone l’elezioni nei Consigli comunali attraverso una modifica della legge elettorale e introducendo la cosiddetta “preferenza di genere” (una doppia scelta per l’elettore che potrà optare nel votare per due candidati di sesso diverso) e dall’altro l’obbligo per sindaci e presidenti di provincia a non lasciare alla porta le donne nella composizione degli esecutivi locali, nelle giunte quindi.

La legge 215/2012 recepisce a livello legislativo un’ormai consolidata giurisprudenza amministrativa che dal 2005, per poi affermarsi poi definitivamente a partire dal 2009, ha visto diversi TAR regionali sanzionare e annullare la composizione di quelle giunte regionali o degli enti locali che non vedevano al loro interno la presenza di donne o ne avessero in numero troppo esiguo, con un’evidente mancato rispetto, da un lato di norme statutarie dei singoli enti, e dall’altro di disposizioni normative nazionali e comunitarie e, ovviamente, lesive dell’articolo 51 della Carta Costituzionale.

In queste prime settimane del 2013 i tribunali amministrativi sono tornati ad esprimersi nuovamente sul tema della presenza più o meno paritaria ed equilibrata delle donne nelle giunte, alla luce anche di quanto contenuto nelle nuove norme della legge 215/2012.

Con la sentenza n. 24/2013 il Tar Piemonte ha annullato la composizione della giunta del comune di Rivoli e dal ragionamento in punta di diritto approntato dai giudici viene ribadita l’ormai consolidata portata precettiva del principio di pari opportunità all’accesso agli uffici pubblici e alle cariche pubbliche, di cui all’art. 51 della Carta Costituzionale, che diviene quindi un parametro di legittimità dell’attività amministrativa, in cui rientra anche il decreto di nomina degli assessori, che non viene ormai più considerato da gran parte della dottrina e della giurisprudenza un atto meramente politico, ma amministrativo a tutti gli effetti.

A rafforzare quanto stabilito dall’articolo 51 della Carta Costituzionale vi sono norme di carattere primario e statutarie (l’art. 9, comma 4, dello Statuto del Comune di Rivoli prevede che “nella composizione della Giunta si deve tendere ad equilibrare la presenza di entrambi i sessi”), ma soprattutto quanto contenuto nella nuova legge 215/2012, che ha dato un tenore di carattere precettivo sull’applicazione del principio di pari opportunità ed equilibrio di genere Introdotto dall’articolo 6, comma 3, del d.lgs. 267/2000, per cui il principio della paritaria rappresentanza dei sessi nelle giunte non deve essere più ormai meramente “promosso”, ma “garantito”.

Più estensiva a favore della democrazia paritaria la sentenza 633/2013 del Tar Lazio che ha annullato la composizione della giunta del comune di Civitavecchia, in cui vi era una sola donna tra i componenti. In questo caso i giudici amministrativi non si sono solamente limitati ad adeguarsi ai precedenti giurisprudenziali in materia, ma sono andati oltre, con un’interpretazione estensiva del principio di pari opportunità, con uno sguardo ampio anche alla legislazione e alla giurisprudenza europea.

Le pari opportunità, secondo i giudici laziali, non sono garantite dalla mera presenza di una sola donna nella composizione della giunta (in questo caso si perde l’efficacia del principio, diventa una presenza simbolica), ma si dovrebbe per lo meno tendere a una soglia di garanzia quanto più vicina al riequilibrio tra i sessi, che può indicarsi nel 40% di persone del sesso sotto-rappresentato, al fine di dare applicazione alla precettività delle norme in tema di pari opportunità. Il criterio numerico adottato dai giudici ha trovato riconoscimento nella Direttiva dell’Unione Europea, adottata a novembre 2012 dalla Commissione UE con riguardo ai consigli di amministrazione delle grandi società quotate in borsa. Come dire perché il principio deve valere per i grandi manager e non per i sindaci e amministratori pubblici?

Francesca Ragno

Vi segnaliamo l’articolo di Serena Dinelli, cofondatrice di Aspettare stanca e Rete per la Parità, nella quale è responsabile dell’area media e comunicazione: DINELLI, S. Donne, Media, comunicazione trent’anni dopo: presenze e linee di lavoro nel movimento delle donne in Italia.

La camera blu. Rivista di studi di genere, Italia. Disponibile all’indirizzo: http://www.camerablu.unina.it/index.php/camerablu/article/view/1366

e quello di Rosanna Oliva, cofondatrice e presidente delle stesse associazioni: OLIVA, R. Verso la Parità: le donne nelle carriere pubbliche. Il lavoro delle donne e la Costituzione italiana. La camera blu. Rivista di studi di genere, Italia. Disponibile all’indirizzo: http://www.camerablu.unina.it/index.php/camerablu/article/view/1374

Sono davvero contenta di annunciarvi che il TAR di Roma ha accolto il ricorso presentato dall’Associazione Nazionale Donne Elettrici (ANDE) di Roma, assistita dai legali Antonella Anselmo, Pier Paolo Carbone e Luisa Capicotto, contro il Comune di Civitavecchia per violazione delle norme costituzionali, europee ed internazionali sul rispetto del principio delle pari opportunità, fissando al 40 per cento la soglia minima di presenza delle donne nelle giunte.
Ricorderete, l’ANDE di Roma aveva presentato un ricorso contro il Comune di Civitavecchia per la nomina di una sola donna tra i sette componenti della giunta.

L’Associazione aveva contestualmente presentato analogo ricorso anche contro il Comune di Gaeta, guidato da una giunta monogenere, conclusosi di recente con un rimpasto e la condanna dell’amministrazione comunale alle spese del ricorso.

In qualità di presidente e a nome del Consiglio Direttivo di ANDE Roma, che ha voluto e sostenuto in modo unanime questa iniziativa (dopo avere preso visione delle bassissime percentuali di presenza femminile negli organi di rappresentanza a livello locale, soprattutto nelle regioni del centrosud), desidero sottolineare che il TAR di Roma ha pronunciato una sentenza di valore storico per le donne italiane e per la cultura giuridica del nostro Paese, che è fondata sul principio di eguaglianza formale e sostanziale, segnando un’importante evoluzione giurisprudenziale destinata ad incidere sull’interpretazione della normativa vigente.

Inoltre, a poche settimane dal voto per le politiche e le amministrative la sentenza si rivolge a tutti coloro che saranno chiamati ad innovare la composizione degli organi elettivi a tutti i livelli di governo, orientandone le scelte in chiave europea, nel rispetto sostanziale dei principi della democrazia paritaria, come da ultimo richiamati dalla legge n. 215 del 2012, nonché del buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione.

Sottolineo anche che con questi nostri abbiamo inteso dare un segnale forte anche ai fini della ripresa del Paese, scegliendo due città nevralgiche per l’economia regionale e a cui deve corrispondere un modello economico, sociale ed anche istituzionale conforme a parametri europei di eccellenza e competitività. A questo modello, si sa, le donne contribuiscono in modo decisivo se si tiene a mente che, come hanno attestato Transparency International, la Banca Mondiale e la stessa Banca d’Italia, più donne tra gli amministratori pubblici significano minore corruzione e un’allocazione delle risorse orientata ai servizi di cura e istruzione, altrimenti prodotti all’interno della famiglia, con effetti espansivi per un mercato in Italia poco sviluppato e sullo stesso PIL.

Infine voglio ricordare che i comuni di Gaeta e Civitavecchia, andati al ballottaggio e governati rispettivamente dal centrodestra e dal centrosinistra, sono stati selezionati dall’Associazione a conferma della sua cifra apartitica, attenta al profilo del rispetto dei diritti e della Costituzione e in accoglimento dell’appello della Rete per la Parità, oltre che in linea con i contenuti dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, cui ANDE aderisce a livello nazionale.

Un caro saluto
Francesca Piazza

Verso la parità: le donne nelle carriere pubbliche. La sentenza costituzionale n33 del 1960 e la conseguente legislazione.

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