Articoli

Giornata Internazionale contro la violenza maschile sulle donne – 25 Novembre 2021

Due giornate intense ma la mobilitazione prosegue.

24 novembre 2021 – “Con le donne afghane contro ogni violenza nel mondo” – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con la partecipazione di #NoPeaceWithoutJustice. Leggi qui
L’evento è stato trasmesso in live streaming sul sito del Corriere della Sera (www.Corriere.it ) e su quello di Radio Radicale (www.radioradicale.it ).
Emma Bonino Maria Edera Spadoni Lia Quartapelle Valeria Manieri Fondazione Pangea Onlus Save the Children Action Network Inclusione Donna Rete per la Parità Casa Internazionale delle Donne Rosanna Oliva de Conciliis Virginia Desirée Zucconi Soroptimist International d’Italia ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile NOVE Onlus, caring humans. UCID Laura Boldrini Roberta Pinotti e tantissime altre.
Un ringraziamento speciale alle giovanissime:
Shaharzad Akbar, Chair of the Afghan Independent Human Rights Commission; Fawzia Koofi, Member Afghan delegation in inter-Afghan Talks e a tutte le Rappresentanti della Delegazione di donne afgane presenti in sala. #lecontemporanee #mediacivico #Afghanistan

24 Novembre 2021 – “Donne uccise dagli uomini: i numeri di una strage. Dove sbagliamo?” – Promosso dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere. Leggi qui
Il convegno è stato aperto dagli interventi del Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e della senatrice Valeria Valente, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio.
La prima sessione del convegno è stata dedicata al “reato di femminicidio nella prospettiva europea”, moderata dalla senatrice Maria Rizzotti, VicePresidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio. Sono intervenuti: Rik Daems, Presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa; Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia; Helena Dalli, Commissaria europea per l’Uguaglianza (con un videomessaggio).
La seconda sessione è stata dedicata all’inchiesta sui femminicidi in Italia e alla presentazione della Relazione sulla risposta giudiziaria ai femminicidi in Italia negli anni 2017-2018, moderata dalla senatrice Cinzia Leone, VicePresidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio. Hanno presentato la Relazione: i magistrati Paola Di Nicola Travaglini e Fabio Roia; Linda Laura Sabbadini, Direttrice Centrale ISTAT. Sono intervenute: Marta Cartabia, Ministra della Giustizia, e Luciana Lamorgese, Ministra dell’Interno.

25 Novembre – “No alla violenza. Il grido delle donne” – L’Aula del Senato ha ospitato l’evento voluto dalla Presidente Casellati in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. Leggi qui
Su Rai1 in diretta a cura di Rai Parlamento.
Insieme nell’Aula di Palazzo Madama le Senatrici di tutti i gruppi, personaggi della cultura e dello spettacolo e rappresentanti delle associazioni impegnate nel contrasto alla violenza sulle donne.
Dopo l’Inno d’Italia eseguito dalla Women orchestra, la conduttrice, Barbara De Rossi, ha presentato momenti di riflessione affidati ad alcune Senatrici, all’attrice Claudia Gerini e alla cantautrice Grazia Di Michele, e ha intervistato Orietta Casolin, che in bicicletta sta percorrendo l’Italia da Portogruaro per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle vittime di femminicidio.

Contro la violenza sulle donne anche dopo il 25 Novembre:

Il #25novembre è passato ma la Violenza sulle donne continua. Per questo #donnexdiritti non smette di occuparsi della violenza domestica occultata nei tribunali civili, ma continuerà ad approfondire con l’inchiesta #crimininvisibili fino alle porte dell’8 marzo con interviste, articoli, dirette e le voci di quelle donne che questa storia la vivono sulla loro pelle. Su Rainews.it CAMPAGNA CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE Leggi qui

Rete per la Parità contro la violenza sulle donne

Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne non possiamo limitarci ad affrontare la situazione delle donne italiane, anche se drammatica, e ignorare le tragedie che coinvolgono tante altre donne negli altri paesi e anche in Italia.
Il nostro pensiero va innanzitutto alle donne afgane che, in patria o fuggite, si trovano ad affrontare situazioni drammatiche. E pensiamo alle giovani donne costrette a matrimoni precoci o uccise perché, cresciute in Italia, non accettano di essere vittime del perpetuarsi di antiche pratiche di sopraffazione. Né possiamo dimenticare lo sfruttamento e la riduzione in stato di schiavitù di donne e minori portati nel nostro Paese da trafficanti di esseri umani. Eppure, in Italia manca ancora da tre anni il Piano antitratta.

Abbiamo invece, finalmente, il Piano strategico antiviolenza 2021-2023, che, sia pure con ritardo, è stato pubblicato il 19 novembre.
http://www.pariopportunita.gov.it/wp-content/uploads/2021/11/PIANO-2021-2023.pdf

In Italia quest’anno sono stati finora 103 i femminicidi, secondo i dati del Viminale aggiornati al 14 novembre. Uno ogni tre giorni. Di queste, 87 vittime sono state uccise in famiglia. Sessanta di loro hanno trovato la morte per mano di un partner. E dal 15 novembre si sono aggiunte altre donne vittime in famiglia, in due casi coinvolti anche i figli.

Il Piano Antiviolenza è basato su quattro assi: la prevenzione, la protezione e il sostegno delle vittime, la punizione dei colpevoli e l’assistenza e promozione.
Le ministre Elena Bonetti (Pari Opportunità e la Famiglia), Mara Carfagna (per il Sud e la coesione territoriale) e Maria Stella Gelmini (per gli Affari regionali e le autonomie) sono insieme in un percorso da costruire, in modo bipartisan, con le Regioni e con tutti gli attori istituzionali.

Non basta di fronte a un fenomeno allarmante, la cui crescita dimostra che non ancora si è raggiunto un sufficiente contrasto che copra i vari aspetti interessati. È l’intero Governo a doversi attivare, dalla Presidenza del Consiglio a vari altri dicasteri, tra cui anche il Ministero della salute. (https://www.salute.gov.it/portale/donna/dettaglioContenutiDonna.jsp?id=4498&area=Salute%20donna&menu=societa).

E soprattutto i Ministeri dell’Interno e della Giustizia, competenti a vario titolo in settori che hanno notevoli ricadute nel contrasto alla violenza.

Un esempio tra gli altri: come Rete per la Parità abbiamo avuto occasione durante la pandemia di occuparci del controllo attraverso il braccialetto elettronico nei casi di violenze domestiche. Riteniamo che per proteggere le donne che hanno denunciato violenze debba essere previsto sempre l’uso del braccialetto elettronico nei casi di arresti domiciliari e in quelli di divieti di avvicinamento. Per essere davvero efficace va applicato anche sulla vittima (se consenziente). Tecnicamente si parla di “tracciamento di prossimità”, ed è lo scenario in cui la vittima viene anch’essa dotata del braccialetto elettronico per rilevare, nelle immediate vicinanze, la presenza dell’aggressore. In tal caso, il dispositivo di controllo invia un segnale di allarme alla centrale di monitoraggio. In Spagna, questo meccanismo è in uso già dal 2009, in seguito ad una costante crescita di denunce per violenza domestica. Da quel periodo ad oggi ha portato risultati interessanti nella lotta allo stalking e ai reati di genere. Nella Comunità Autonoma di Madrid, ad esempio, gli omicidi legati alla violenza di genere sono diminuiti del 33% contro una media nazionale del 18,75%. Inoltre, dato ancor più interessante, “nessuna delle vittime sottoposte a controllo elettronico è stata nuovamente oggetto di violenza”.

Anche per questa importante questione s’intrecciano competenze dell’Interno e della Giustizia.

Tanti sono gli aspetti ancora da considerare, occorre intervenire sulla cultura, sull’empowerment , sul superamento degli stereotipi, argomenti tutti che la Rete per la Parità sin dalla sua fondazione ha fatto propri.

Rassegna stampa “Cinque anni devono bastare per la Riforma del Cognome”

Di seguito la rassegna stampa dell’evento dell’8 novembre 2021 che si è tenuto presso la Sala Zuccari.

8/11/2021 – Today – Al lavoro per una legge sul doppio cognome per i figli: “Una battaglia per la parità”

8/11/2021 – La Sicilia – Pari opportunità: Conzatti (Iv), ‘su cognome figli Parlamento batta un colpo’ 

8/11/2021 – Ansa – D’Incà, impegno a calendarizzare il ddl sul cognome

8/11/2021 – Ansa – Casellati, entro legislatura legge su doppio cognome

8/11/2021 – Tiscali Notizie – Casellati, entro legislatura legge su doppio cognome

9/11/2021 – Il Sole 24 ore – Cognome dei figli, ultima chiamata per la legge sulla libertà di scelta

9/11/2021 – La Repubblica – Doppio cognome, lo sprint del Senato: “Una legge entro il 2023”

9/11/2021 – Borderline24 – Doppio cognome, ora la spinta arriva dal Senato

10/11/2021 – Notizie.it – Legge sul doppio cognome, a che punto siamo in Italia?

10/11/2021 – FanPage – Governo al lavoro per la legge sul doppio cognome ai figli a 5 anni dalla sentenza della Consulta

14/11/2021 – Le Contemporanee – Cinque anni devono bastare per la riforma del cognome

17/11/2021 – Alley Oop – Non è questione d’anagrafe ma di parità, Senato in pressing sul doppio cognome

17/11/2021 – Albenga Corsara – Attribuzione cognome della madre al figlio: si attende la riforma in Parlamento

17/11/2021 – Savona News – Il territorio ingauno in prima linea per la riforma del cognome: la “battaglia” si sposta in Senato

17/11/2021 – Liguria24.it – Attribuire il doppio cognome ai figli: il Comune di Albenga tra i promotori dell’iniziativa

CINQUE ANNI DEVONO BASTARE PER LA RIFORMA DEL COGNOME

Lunedì 8 novembre 2021, ore 15.00-18 – Sala Zuccari
Presso Senato della Repubblica

Un titolo eloquente quello del convegno promosso da Rete per la Parità, CNDI e InterClubZontaItalia, su iniziativa della Sen.ce Valeria Fedeli, per sottolineare la necessità di intervenire in favore della tutela dell’identità e del principio della pari dignità e uguaglianza tra i sessi.
Nell’aprire i lavori, Valeria Fedeli ha affermato: “Il cognome materno è importante perché costruisce parte dell’identità di ogni figlia e di ogni figlio. Credo che si debba arrivare a una svolta in questo Paese, dentro tutte le forze politiche presenti in Parlamento, ed è questo il lavoro che stiamo facendo come Intergruppo di senatrici, per arrivare a un testo condiviso di attuazione della sentenza della Consulta. A cinque anni dall’intervento della Corte costituzionale credo che sia il momento di accelerare e di produrre questo risultato legislativo”.
“La Riforma del cognome è uno degli obiettivi compresi nelle linee guida della Rete per la Parità per contrastare l’invisibilità delle donne” ha aggiunto la Presidente della Rete per la Parità Rosanna Oliva de Conciliis. “Per eliminare un’inaccettabile discriminazione contro le donne è necessario, come previsto dalla maggior parte delle proposte di riforma presentate alla Camera e al Senato, modificare la norma secondo la quale la donna coniugata aggiunge al proprio il cognome del marito. Porta fuori strada considerare centrale solo il tema riguardante il rispetto della parità uomo-donna, che ci sta molto a cuore. Tema centrale è la tutela dell’identità personale, principio fondamentale sancito dall’art. 2 della Costituzione e questo principio riguarda tutte e tutti, uomini e donne ed è necessario per non perpetuare un dannoso stereotipo alle nuove generazioni”.
Da tutti gli interventi sono emersi segnali positivi, in particolare l’impegno per calendarizzare il Ddl “con il concorso di tutte le forze parlamentari entro questa legislatura” come ha sottolineato nel suo messaggio di apertura dei lavori, la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Parole cariche di speranza da parte dei due Ministri intervenuti in sala, Federico D’Incà ed Elena Bonetti e del Prefetto Claudio Sgaraglia, in rappresentanza della Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Il primo ha assicurato che favorirà l’esame e la calendarizzazione del Ddl, nel rispetto dell’autonomia del Parlamento. Per Elena Bonetti la battaglia per il secondo cognome non è “solo questione di giustizia ma anche e soprattutto di civiltà”. Il Prefetto Claudio Sgaraglia ha rappresentato la massima disponibilità del Ministero a modificare le procedure attualmente previste non appena sarà approvata la riforma tanto attesa. Nelle more si è offerto come punto di riferimento per aiutare a risolvere, sul piano interpretativo ed applicativo, le criticità procedurali rilevate.
Antonella Anselmo, Avvocata della Rete per la Parità ha auspicato che i semi gettati oggi nel terreno possano presto germogliare nella sede parlamentare. Il diritto al nome e alla certezza identitaria è un punto focale nella declinazione del concetto di dignità della persona, occorre sradicare le radici del patriarcato e riconoscere automaticamente il diritto al doppio cognome.
L’Avvocata Susanna Schivo dell’InterClubZontaItalia e patrocinante dei genitori attori del ricorso davanti alla Corte costituzionale ha posto l’accento sulla necessità di far conoscere ai futuri genitori le possibilità offerte dalla sentenza della Corte costituzionale del 2016 e di garantire la corretta e piena applicazione. Ha citato situazioni a lei segnalate che richiedono chiarimenti per impedire che siano riconosciuti diritti che non possono essere esercitati.
Carla Bassu, docente di diritto comparato dell’Università di Sassari, ha evidenziato come l’automatismo dell’attribuzione del solo cognome paterno sia in contrasto con vari articoli costituzionali. E come sia retaggio di una visione patriarcale che, di fatto, ancora esprime il passaggio dalla tutela paterna a quella maritale, in una condizione di sostanziale sudditanza. Il fatto che il cognome della madre non possa essere trasmesso salvo richiesta dei genitori viola anche il diritto alla identità dei figli e costituisce una delle più gravi discriminazioni sostanziali.
La promotrice della sentenza 286/2016 Manuela Magalhães ha sostenuto che la condizione delle donne ha un’importanza fondamentale e che il doppio cognome riconosce la parità tra genitori.
Anna Finocchiaro, Presidente di Italiadecide e già Ministra per le Pari Opportunità, ha inviato un messaggio sostenendo che la questione del ruolo e della funzione che le donne svolgono nella società italiana e nelle relazioni familiari, è di rilievo e significato particolari in questo tempo in cui la questione identitaria è oggetto di confronto.
La dottoressa Linda Laura Sabbadini, Chair W20 e Direttrice ISTAT, tenuto conto del fatto che c’è grande disinformazione sul tema, ha evidenziato l’importanza di conoscere i dati sulle coppie che hanno chiesto di aggiungere il cognome materno e di quelle che a questo scopo hanno chiesto il cambio di cognome perché da tali numeri si potrà capire quanto ci sia necessità di informare i genitori.
Unanimità di impegno anche da parte dell’Intergruppo delle senatrici, per il quale sono intervenute Donatella Conzatti, Loredana De Petris, Alessandra Maiorino e Simona Malpezzi.

Una rivoluzione copernicana o solo un miraggio? La risposta arriverà entro questa legislatura?

Per saperne di più e per gli aggiornamenti segui su https://www.reteperlaparita.it/ e sui social

Rete per la Parità aderisce a “DONNE IN PIAZZA” “Ripresa? La rivoluzione della cura è tutta un’altra storia!”

Rete per la Parità ha aderito alla manifestazione nazionale che si terrà a Roma sabato 25 settembre alle ore 14 in Piazza del Popolo.

Invitiamo a divulgare e a partecipare.

Di seguito il comunicato ufficiale:

TULL QUADZE / TUTTE LE DONNE

La voce delle donne per prendersi cura del mondo

SABATO 25 SETTEMBRE ORE 14 PIAZZA DEL POPOLO

Dalla pandemia abbiamo imparato una lezione: lottare per praticare quella cura che ha al centro la vita degli esseri umani, della natura e di tutti i viventi. Altrimenti, la risposta sarà sempre la stessa: ingiustizia, disuguaglianza, sfruttamento degli esseri umani e della nostra terra e alla fine guerra e distruzione. L’Afghanistan è il tragico specchio del cinismo di tutti i poteri, dei torbidi inganni del paternalismo della cura che funziona solo con i cerchi concentrici del prima, la famiglia, la nazione, mai la comune umanità. Per questo, quel che accade nel paese è della stessa pasta delle morti nel Mediterraneo, delle torture in Libia, degli accampamenti nei Balcani, teatro di efferate violenze sui corpi delle donne. Dobbiamo imparare le lezioni che questi durissimi decenni di crisi economica, malattia, guerra, devastazione ambientale ci hanno impartito. Le donne, che pagano sempre il prezzo più alto di queste scelte, stanno gridando che bisogna cambiare: partire dai bisogni, dai diritti, dalle idee, dalla fatica significa prendersi cura del mondo invece che sfruttare il mondo, prendersi cura delle persone e della terra in cui viviamo, invece che usarla per affermare profitto e dominio. Per la prima volta da decenni ci saranno risorse da spendere, in un’Europa benestante e ingiusta. Non un euro per scelte di dominio e sfruttamento, non un euro per le armi. Tutte le risorse, tutte le nuove leggi, dal fisco al lavoro, dall’ambiente al welfare per curare il mondo, sanare le ingiustizie, restituire a chi ha perduto e sofferto. E’ tempo di usare tutti gli strumenti della nostra incompiuta democrazia per la conquista della libertà di tutte. Per questo andiamo in piazza. La pandemia, la crisi climatica, le tragedie delle guerre e delle migrazioni ci chiedono una rivoluzione:

LA RIVOLUZIONE DELLA CURA

L’Assemblea della Magnolia

Per adesioni scrivere a: segreteria@casainternazionaledelledonne.it

Fonte foto: casainternazionaledelledonne.org

Afghanistan: Della Vedova riceve delegazione associazioni donne e terzo settore

Una delegazione di rappresentanti delle oltre 80 associazioni di donne e terzo settore, tra cui reti e associazioni come Donne per la salvezza, Le Contemporanee, ASviS, Fuori Quota, Soroptimist International Italia, Rete per la Parità, Casa Internazionale delle Donne Roma, Associazione Orlando Bologna, Differenza Donna, Pangea, Be Free e molte altre, è stata ricevuta il 18 agosto (https://www.reteperlaparita.it/afghanistan-associazioni-donne-subito-corridoi-umanitari-varare-piano-per-accoglienza/) in Farnesina dal Sottosegretario Benedetto Della Vedova con delega ai diritti umani e da alcuni funzionari, a seguito della lettera aperta per l’attivazione di corridoi umanitari per accogliere rifugiati afghani in Italia. (https://ilmanifesto.it/le-donne-fanno-rete-per-laccoglienza-subito-corridoi-umanitari-dallafghanistan/)

Il Sottosegretario Benedetto Della Vedova ha dato disponibilità completa ad accogliere migranti da parte delle organizzazioni, ha illustrato situazione drammatica sul campo e preannunciato passi avanti concreti in coordinamento con le istituzioni italiane. (https://www.esteri.it/mae/it/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/nota-farnesina-afghanistan-della-vedova-incontra-rappresentanti-delle-associazioni-per-la-tutela-dei-diritti-delle-donne.html#.YR6gmyHQiVs.twitter)

Nell’analisi offerta dalle associazioni è emersa la necessità di dettagliare il numero di persone migranti che il nostro Paese ritiene di poter accogliere, come già fatto da Gran Bretagna e Canada, le modalità di accoglienza, bloccando nel contempo i rimpatri o le ricollocazioni delle persone afghane già nel nostro Paese. È stato richiesto di attivare un dialogo con gli enti locali partendo dal coinvolgimento di ANCI in una prospettiva di collaborazione tra terzo settore ed enti locali; le organizzazioni hanno richiamato la forte necessità di una risposta europea di cui l’Italia faccia da apripista, andando oltre le diatribe politiche che caratterizzano il tema migrazioni da sempre. Si è poi fatto presente la contrarietà delle associazioni a un’unica azione di sostegno ai paesi di prima accoglienza dei rifugiati afghani, tutti paesi con una scarsa tutela dei diritti fondamentali.

Gli interventi delle rappresentanti presenti, tra cui quello di Gabriella Anselmi della Rete per la Parità, si sono concentrati sulla necessità di arrivare rapidamente a soluzioni concrete, sull’opportunità o meno di creare un fondo ad hoc su cui dirottare eventuali raccolte di denaro da destinare a progetti di cooperazione, sviluppo, formazione e accoglienza nel nostro Paese e in Afghanistan, di cui le istituzioni, insieme alle organizzazioni più attive, si facciano garanti e parte attiva.

Tra le richieste delle associazioni anche un’attenzione particolare al mondo dell’istruzione e della formazione per rifugiate e rifugiati con un sostegno diretto a bambine e donne e per chi rimane a operare sul campo in Afghanistan. Un diretto coinvolgimento del mondo universitario italiano risulta fondamentale così come la protezione e la messa in salvo delle attiviste, delle femministe e che si sono spese in questi anni a Kabul e in altri territori del paese mediorientale, come azione di tutela delle esperienze virtuose per la crescita, la cooperazione e lo sviluppo della popolazione e del Paese.

Infine, in attesa del G20 sulla questione femminile previsto per il 26 agosto presieduto da Elena Bonetti che avrà all’ordine del giorno un focus specifico sulla situazione in Afghanistan, le associazioni hanno chiesto di organizzare un follow up più esteso nel mese di settembre in Farnesina, al fine di elaborare una strategia comune e concreta, anche alla luce dei prossimi fatti e delle decisioni dei singoli paesi europei, in una situazione in costante divenire.

Per aggiornamenti continua a seguire Rete per la Parità sui social.

Afghanistan, Associazioni Donne: subito corridoi umanitari, varare piano per accoglienza

Lettera al Governo, Commissione e Parlamento UE: ‘Farnesina ci riceva’

“La fuga verso l’Occidente da Kabul e l’avvento dei talebani, che hanno preso il comando dell’Afghanistan, preoccupano fortemente chi ha a cuore i diritti umani e la salvaguardia della vita di tutti i civili, specie di quelli più a rischio, come donne e bambini, il cui destino è nuovamente consegnato a un indicibile orrore. Sono nostre madri, amiche, sorelle. Non lo possiamo e non lo vogliamo più accettare. L’Europa deve agire, l’Italia deve reagire, noi donne e cittadine dobbiamo fare rete contro ogni violenza”. E’ quanto scrivono in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Mario Draghi, ai ministri Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese e, per conoscenza, alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e al Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, oltre 80 associazioni tra le quali Donne per la salvezza, Le Contemporanee, Soroptimist International d’Italia, Fuori quota, Rete per la Parità, ASviS, Casa internazionale delle donne di Roma, Casa internazionale delle donne di Milano, Manifestolibri, Human Foundation, InGenere, Un ponte per, Senonoraquando Libere, Politiche di genere CGIL…

“Quello che urge adesso è consentire a più donne, ragazze e bambine/i possibile di mettersi in salvo in queste ore in cui le maglie del controllo talebano sono ancora slabbrate. E sostenere chi decide di rimanere a lottare nel proprio paese, garantendo il monitoraggio internazionale sui diritti umani e delle donne in particolare”.

“Le organizzazioni firmatarie, e le/i singoli che possono farlo, si mettono a disposizione dello Stato e dell’Unione europea per contribuire ad ospitare chi è costretto a fuggire trovando per esse/i alloggi e ristori integrativi rispetto a quelli già inseriti nel sistema di accoglienza, nonché percorsi formativi e lavorativi che consentano loro una libertà e una sicurezza di lunga durata; e per contribuire a creare le condizioni per aiutare e salvare le donne in Afghanistan. Ogni vita salvata dalla violenza è una vittoria per qualsiasi democrazia degna di questo nome. Bisogna fare tutto e occorre farlo adesso” conclude la lettera.

Per adesioni: afghanistan@donneperlasalvezza.it

Cronache dal W20 Summit 2021

Nomina nuovo componente Agcm: si rispetti l’articolo 51 della Costituzione

L’anno scorso abbiamo ottenuto il risultato della nomina da parte del Parlamento di due donne per la prima volta nell’AGCOM.
Siamo state in tante! Ci sono volute lettere di protesta di associazioni e di parlamentari, minacce di non votare ecc. Quanta fatica per far rispettare la Costituzione!
Di nuovo quest’anno il Parlamento deve procedere a un’importante nomina, quella di una/un componente nell’AGCM – Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e di nuovo Rete per la Parità con DonneinQuota hanno chiesto con una lettera indirizzata ai Presidenti e ai Capigruppo del Parlamento che – a parità di curricula – nella scelta della/del nuovo componente si rispetti il dettato Costituzionale esposto nell’articolo 51 così come riportato: “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”.
L’AGCM è una delle più importanti Autorità di garanzia, alla quale è affidato un compito complesso che incide sull’assetto economico e sociale del Paese e richiede, quindi, competenze di settore nonché assoluta indipendenza. A ciò si aggiunga che il PNRR prevede la riforma della legge sulla concorrenza che potrebbe essere un’utile occasione anche per aggiungere nuovi strumenti per contrastare gli ostacoli verso la parità.
Dal 1990, anno della fondazione, ad oggi, solo due donne sono state nominate nell’AGCM, su un totale di 17 nomine.
“Anche se ancora nessuna notizia ufficiale è stata diramata – afferma Rosanna Oliva de Conciliis, Presidente della Rete per la Parità – la selezione ai fini del voto da parte del Parlamento deve essere aperta e trasparente, basata sull’esame dei curricula presentati a seguito dell’avviso diramato e secondo le procedure previste dalla Direttiva UE dell’11 dicembre 2018 (2018/1972)”.
“Le associazioni firmatarie – ribadisce Donatella Martini, Presidente di DonneinQuota – ritengono che l’autonomia di ogni Autorità è la prima condizione per l’esercizio indipendente delle relative funzioni, imposta, peraltro, da una serie di direttive e di regolamenti europei”.
Ci si augura che anche questa volta una ferma azione da parte dei Presidenti e dei Gruppi porti alla nomina di una persona competente e motivata anche al raggiungimento degli obiettivi del PNRR.

Dieci anni d’impegno: progetti e prospettive. Dalle sentenze alle riforme.

Nella Costituzione italiana il lavoro posto a base della Repubblica non è fine in sé, come scrisse Costantino Mortati, o mero strumento di guadagno, ma mezzo di affermazione della personalità del singolo, garanzia di sviluppo delle capacità umane e del loro impiego.

Il 23 giugno 2021 si conclude il ciclo di celebrazioni promosse dal Comitato Promotore 603360 che la Rete per la Parità, nel 2020, anno del decimo anniversario della sua fondazione, ha lanciato, su iniziativa della Presidente Rosanna Oliva de Conciliis, di Daniela Monaco e di Carla Mazzuca.
In questa data è stato organizzato, da “Paolo Galizia-History and Liberty” Foundation, l’evento “Differenze di genere in alcuni SSD dell’Area giuridica” presso la Sala delle Lauree di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza, online su piattaforma Zoom, sul sito di Radio Radicale, sul canale youtube Sapienza MasterParlamenti e sui profili Facebook Fulco Lanchester e Masterparlamenti.

Come già avvenne nel 2010 per i cinquant’anni, si sono svolti numerosi eventi per celebrare i sessant’anni della sentenza della Corte costituzionale n. 33 del 13 maggio 1960, che eliminò le discriminazioni contro le donne nelle principali carriere pubbliche. Non formali celebrazioni ma occasioni per riflettere sull’attualità, con uno sguardo al passato ma proiettato verso il futuro, e individuare le strategie utili al raggiungimento degli obiettivi riguardanti la parità formale e sostanziale tra i sessi.

La pausa imposta dall’emergenza sanitaria ha obbligato a estendere gli eventi al 2021.

Come dieci anni fa, gli eventi sono stati organizzati da Organismi, Università, Associazioni, Enti ai quali ci accomuna la consapevolezza che, nonostante tanti successi, ancora la Parità è lontana. In particolare, le donne ancora sono sottoccupate e sottopagate e le loro carriere sono ostacolate.

L’esperienza di questi anni ha dimostrato la validità delle tre linee guida individuate dalla Rete per la Parità sin dalla fondazione e confermate dal Comitato Scientifico, per arrivare alla parità formale e sostanziale sancita dalla nostra Costituzione, obiettivo da perseguire anche in forza di numerose norme e convenzioni comunitarie e internazionali.

Mai più portatrici d’acqua
Per la presenza di donne qualificate nelle assemblee elettive e nei luoghi decisionali.
Mai più donne invisibili
Per liberare le donne italiane dal Burka mediatico e per assicurare il diritto all’identità di tutte e tutti attraverso l’attribuzione del doppio cognome.
Mai più discriminate sul lavoro
Contro le discriminazioni nell’accesso, nelle carriere e nelle retribuzioni, e contro ogni forma di violenza economica.